2025-09-25
Sala sapeva degli abusi dentro e fuori San Siro
In un avviso di marzo 2025, il Comune dice di non rispondere «della regolarità urbanistica» dello stadio. Intanto si blocca la delibera: a rischio il voto di lunedì. Pubblicato il bilancio: la società olandese che controlla il Milan paga il 15% di interessi sul prestito di Elliott.Il dossier sulla vendita dello stadio Meazza si fa sempre più pesante. Dopo le rivelazioni sulle numerose strutture abusive all’interno e all’esterno della recinzione, ora emerge un documento ufficiale che sembra confermare la consapevolezza del Comune di Milano e, al tempo stesso, la volontà di scaricare ogni responsabilità.Si tratta dell’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse relative al compendio immobiliare della grande funzione urbana (Gfu) San Siro, firmato il 25 marzo 2025 dal direttore Demanio e patrimonio, Marco Lendaro. All’interno del testo, infatti, viene specificato che il Comune non risponde della regolarità urbanistica del bene che esonera gli enti pubblici dal rilascio della garanzia relativa alla conformità edilizia e catastale. Una clausola che, secondo il comitato Sì Meazza, rappresenta una vera e propria ammissione: «Il Comune sapeva degli abusi edilizi e li ha coperti», denuncia il comitato di Luigi Corbani, «Questa formula giuridica non è applicabile a un bene in concessione come il Meazza, dove il Comune non solo poteva, ma aveva l’obbligo di vigilare e di impedire modifiche abusive. Qui si sta tentando di far passare come regolare una situazione che regolare non è».Già nei mesi scorsi, dagli atti ottenuti dal comitato attraverso una precisa richiesta di accesso agli atti, era emersa la gravità della situazione: dal 2000 a oggi, infatti, Inter e Milan hanno ottenuto dal Comune soltanto un permesso di costruire in sanatoria nel 2019, relativo alla trasformazione in permanenti di due strutture temporanee (la sala stampa esterna e il museo). Per il resto, nessuna autorizzazione urbanistica per le molteplici installazioni visibili tuttora all’interno e all’esterno della recinzione dello stadio: un grande deposito a due piani, container fissi, bar, negozi e biglietterie.Il problema non è solo formale, ma sostanziale. Il Comune, quale ente concedente, aveva l’obbligo di vigilare affinché i concessionari non commettessero abusi. Gli stessi regolamenti e la convenzione con i club prevedono controlli costanti, anche nei giorni di partita, con personale comunale autorizzato a entrare e verificare lo stato dei luoghi. «Se i controlli sono stati fatti, come mai nessuno si è accorto delle opere abusive? Se non sono stati fatti, perché il Comune non ha adempiuto a un obbligo preciso previsto dalla convenzione?», domanda il comitato.La vicenda, dunque, assume contorni sempre più delicati. L’avviso pubblico, che dovrebbe costituire la cornice trasparente per una cessione storica, diventa invece la prova - per chi solleva la questione - di un paradosso istituzionale: il Comune mette in vendita un bene sapendo che contiene opere abusive e, anziché intervenire, sceglie di appellarsi a una norma di legge che, secondo i giuristi, non è pertinente al caso. Nel frattempo, colpo di scena a Palazzo Marino: l’opposizione ha fatto mancare il numero legale in commissione e la delibera sullo stadio non potrà arrivare oggi in Aula. La maggioranza è spiazzata, a rischio il voto di lunedì. Al di là di questo, resta comunque sospesa una questione dirimente: può un ente pubblico, che conosce l’esistenza di abusi edilizi mai sanzionati, presentarsi come venditore di un bene che non rispetta le regole urbanistiche? Intanto, restano dubbi anche sui due potenziali acquirenti dello stadio. Va ricordato, infatti, che nel parere legale allegato alla delibera che ha dato il via libera alla cessione dello stadio ci sono diverse questioni poste da Alberto Toffoletto, l’avvocato dell’amministrazione meneghina, che risultano inevase. La prima, come già evidenziato dalla Verità, riguarda il beneficiario economico dei due fondi, Oaktree e RedBird, che controllano Inter e Milan. Entrambi hanno risposto all’interrogativo presentando una mera autocertificazione. Non il massimo.Poi c’è il discorso della «bancabilità». Il comitato legalità del Comune di Milano ha, infatti, chiesto di accertare anche «la capacità dei soggetti acquirenti di portare a termine l’operazione». E da questo punto di vista è interessante quello che emerge dall’ultimo bilancio della ACM Bidco B.V., la società olandese che controlla il Milan. Nella riga che indica il totale delle passività, si vede che il finanziamento concesso dal fondo Elliott, il precedente proprietario del Milan, ammonta a 523 milioni 338.000 euro. Se si considera che a dicembre 2024 era di 485 milioni, è possibile calcolare che sul nuovo prestito (perché il precedente vendor loan è stato ristrutturato a fine 2024) il tasso di interesse è arrivato poco sotto il 15%. Contro l’8% del fido originario. Insomma, un soggetto pubblico come il Comune, che vende un bene di interesse pubblico come lo stadio, forse dovrebbe chiedere qualche chiarimento in più al potenziale acquirente che paga interessi a doppia cifra per sostenersi e adesso sarà costretto a ricorrere ad altri finanziamenti per realizzare il nuovo impianto.Anche perché si tratta della stessa proprietà che a sostegno della sua «capacità finanziaria» (rispetto alle richieste del Comune) ha portato le dichiarazioni di Bpm e Banca Sistema. Nella relazione di bilancio del Milan si può leggere che «Nel corso del mese di luglio 2024 la capogruppo ha sottoscritto contratti di finanziamento con Banco Bpm e Banca Sistema, configurabili come contratti di factoring e cessione pro solvendo dei crediti della capogruppo relativi ai diritti audiovisivi nazionali per il campionato di Serie A per le stagioni sportive 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027 ed eventualmente anche per le stagioni 2027/2028 e 2028/2029. Tali finanziamenti sostituiscono il finanziamento, a termini sostanzialmente analoghi, precedentemente in essere con un altro primario istituto di credito».Tradotto dal complicato lessico della finanza, vuol dire che le banche ti danno dei fondi che poi riscuoteranno dalle tv. Non proprio il massimo, se l’obiettivo era dimostrare che gli istituti di credito si fidano della proprietà del Milan a occhi chiusi.
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