2025-03-25
San Siro, in arrivo un nuovo esposto. E Sala paga le sue contraddizioni
Il comitato che si oppone alla «svendita» del Meazza ricorrerà alla Corte dei conti. Nel mirino le valutazioni dell’Agenzia delle Entrate, giudicate sottostimate. Anche in rapporto a quanto il sindaco diceva nel 2019.«Sala dice che siamo il partito dei signori del no? Siamo di sicuro quelli che dicono no alle truffe come quella che si sta consumando sulla svendita di San Siro». Luigi Corbani, già vicesindaco del Pci negli anni Ottanta-Novanta, sta scuotendo le mura di palazzo Marino a suon di esposti in Procura di Milano sulla vicenda del Meazza. Non si piega di fronte alle dichiarazioni del sindaco Beppe Sala che ha difeso l’operato della giunta. Corbani è presidente del comitato che si oppone alla vendita e demolizione dello storico stadio milanese («che è di noi milanesi, non dimentichiamolo» chiosa). Nei giorni scorsi si è presentato di fronte al procuratore Tiziana Siciliano per spiegare in poche parole come l’operazione di vendita dello stadio a Milan e Inter possa danneggiare i cittadini milanesi: il prezzo indicato dall’Agenzia delle Entrate e inserito nella delibera comunale non è quello giusto. In Procura hanno aperto un’indagine al momento solo conoscitiva. «Il sindaco avrebbe dovuto opporsi a questa valutazione della Agenzia delle Entrate» continua Corbani. «Se è troppo bassa è compito di Sala farlo presente all’Agenzia per tutelare gli interessi dei cittadini. Se mi offrono meno per un appartamento che vale di più perché devo accettate questa proposta?», aggiunge Corbani che nei prossimi giorni si presenterà anche in Corte dei Conti per presentare un nuovo esposto in modo che la magistratura contabile possa valutare se siamo di fronte davvero a un danno erariale di almeno 200 milioni di euro a cui si aggiungerebbero anche i costi di demolizione del terzo anello, sempre a carico dei milanesi. Il sindaco nel 2019 aveva elogiato San Siro di fronte al Comitato olimpico, descrivendolo come uno degli stadi calcistici più iconici d’Europa, per ottenere le Olimpiadi invernali del 2026. Ora invece lo stesso primo cittadino sembra voler fare in fretta nel cederlo alle due squadre di calcio senza che sia mai stato reso pubblico il progetto di ristrutturazione Webuild. Del resto, il ragionamento di Corbani - un «giovane» politico cresciuto nella prima Repubblica avendo come compagni di banco politici come Giorgio Amendola o Gianni Cervetti - è semplice. L’Agenzia delle Entrate non ha tenuto in considerazione troppi fattori nella sua valutazione dell’impianto. E questo ha sollevato una serie di interrogativi, rivelando profonde discrepanze nei calcoli rispetto a quelli che sarebbero i valori ragionevoli di un bene pubblico, soprattutto storico perché a novembre del 2025 scatterà il vincolo della sovrintendenza e quindi non potrà essere più demolito. Per questo il Comune di Milano ha cercato di accelerare le operazioni, inserendo nella delibera la scadenza a 30 giorni. Il vincolo scatterà dopo i 70 anni, che corrispondono a quando fu realizzato il secondo anello, nel 1955. A quel punto, se diventerà privato, il vincolo potrebbe non valere più. Così Milan e Inter, che ne saranno proprietari, potranno farne ciò che vogliono e costruire poi un altro impianto più innovativo sempre nella zona. Ma c’è il rischio, secondo Corbani e il comitato Sì Meazza, che l’operazione si trasformi in una «svendita» di un patrimonio storico e culturale. Un’analisi approfondita dei dati, inseriti nell’esposto, mostra infatti che la valutazione di San Siro è stata drasticamente sottostimata, creando non solo danni economici, ma anche rischi per l’identità della città. Dal 2000 al 2024, il Comune di Milano ha incassato oltre 259 milioni di euro dai proventi derivanti dalla concessione dello Stadio San Siro, con una media annua di circa 10,4 milioni di euro. Nonostante ciò, l’Agenzia delle Entrate ha applicato un tasso di rendimento del 5,8%, ben più alto rispetto al 3,33% che sarebbe stato più congruente per un bene locato per 30 anni. Il risultato? Una valutazione di San Siro che risulta decisamente inferiore al valore effettivo. Se avesse utilizzato il tasso di rendimento corretto, il valore dello stadio sarebbe stato di circa 312 milioni di euro, ma la cifra indicata dall’Agenzia delle Entrate si attesta su una somma ben più bassa: 100 milioni di euro, con una discrepanza di oltre 211 milioni. Un altro aspetto critico della valutazione, anche questo contenuto nell’esposto, riguarda il trattamento delle aree pertinenziali dello stadio. L’Agenzia delle Entrate ha escluso queste aree dalla valutazione complessiva, applicando una deduzione del 30% nonostante queste aree siano essenziali per il funzionamento dello stadio. Per di più tra il 2000 e il 2010 sono stati investiti oltre 17 milioni di euro per miglioramenti e manutenzioni, dimostrando l’importanza di queste aree. Una corretta valutazione, che includa anche il sedime e le aree pertinenziali, avrebbe fatto lievitare il valore dello stadio a circa 125-218 milioni di euro, ben lontano dalla cifra di 100 milioni fornita dall’Agenzia. Un prezzo. quest’ultimo, pari a 430,77 euro al mq., inferiore al valore di monetizzazione stabilito dalla giunta comunale il 6 dicembre 2024 che dava per quelle zone (Caprilli, Monte Stella) un valore minimo di 615,22 euro e un valore massimo di 703,11. La svalutazione di San Siro appare ancora più sorprendente se paragonata ai costi proposti per il nuovo stadio. Il progetto per la nuova casa di Milan e Inter prevede, al momento, una spesa superiore ai 570 milioni di euro, mentre la valutazione di San Siro da parte dell’Agenzia delle Entrate si ferma a 172 milioni di euro. Non solo questa cifra non tiene conto degli oneri di urbanizzazione e del valore della zona, ma ignora anche i numerosi introiti derivanti dal suo utilizzo come uno degli stadi più importanti d'Europa. Nella querela si ipotizza anche il reato di «invasione di terreni» perché alcuni operai avrebbero svolto attività di carotaggio in vista dell'apertura del cantiere. «Questa vicenda per Sala sarà peggiore del Salva Milano» conclude Corbani. .
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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