2020-04-18
Sala cerca di tornare alla ribalta e offre 4.000 tranvieri come cavie
Giuseppe Sala (Pier Marco Tacca/Getty Images)
Il sindaco dello slogan «Milano non si ferma», per evitare l'oblio annuncia un accordo con l'ospedale Sacco per testare i dipendenti Atm. Il centro d'eccellenza smentisce ci sia un patto: lavoratori su tutte le furie. #AndràTuttoBene perché anche Giuseppe Sala ha la sua task force. Il sindaco di Milano era nervoso, da giorni notava con dispiacere che manager meno gallonati di lui (Vittorio Colao, Domenico Arcuri, Mariana Mazzuccato) stavano conquistando spazio in prima linea nella gestione dell'emergenza e - nonostante le intemerate video contro la regione Lombardia - il suo ruolo tramontava nella più anonima e accidiosa marginalità. Ma ecco la notizia che ribalta il destino: il borgomastro della capitale morale d'Italia è diventato leader della commissione dei sindaci C40, la rete globale che raduna le metropoli del mondo. Il pool dovrà affrontare un temino da niente: la ripresa economica dopo l'emergenza coronavirus. Alla fase 2 ci stanno pensando tutti (stati, continenti, leader politici, anche Fabio Fazio) e le conferenze Skype dei major globali sembrano assimilabili a convegni sulla sostenibilità delle periferie senza buffet finale. Ma l'incarico ha due effetti immediati: riportare Sala per un attimo nei titoli dei giornali e distoglierlo dalla fase 1 nella quale non sta prendendo palla da un mese e mezzo. Senza voler ricordare gli spritz e gli involtini primavera in via Sarpi (ma quella maglietta bianca su pallore da carcerato di #Milanononsiferma rischia di essere una sentenza), da quando c'è il lockdown il sindaco ha galleggiato in retroguardia.Tre i momenti topici e lievemente stranianti del suo incedere istituzionale. Mentre imperversava la caccia alle mascherine e il tanto vituperato Attilio Fontana era costretto a farle realizzare in proprio, lui combatteva e vinceva l'epica battaglia dei pennarelli per le mamme che non riuscivano a far colorare gli album ai figlioli. Mentre altri pensavano a come ovviare alla crisi economica dei cittadini, lui bloccava gli affitti dei campi rom autorizzati, che in massima percentuale già non li pagavano. E mentre i milanesi si distraevano in tinello per la Pasqua, lui piazzava fedelissimi renziani nelle partecipate A2a e Atm.Qualche giorno fa l'ultima perla. Nel mezzo di un videomessaggio su Facebook con lo stucchevole intento di misurare i bicipiti con la Regione, il sindaco ha annunciato, partendo da un ossimoro: «Fermo non voglio stare». Poi l'idea: «Ho raggiunto un accordo con l'ospedale Sacco e con il professor Massimo Galli per sottoporre a test sierologici i 4.000 conducenti di Atm, in accordo con i sindacati e con loro». Primo problema: l'ospedale Sacco non ne sapeva niente. I test sono stati scaricati sull'Università Statale, che ha freddamente risposto: «Valuteremo». Secondo problema: immediato allarme rosso nell'azienda dei trasporti dove le parole del principale azionista sono state prese malissimo. «Poiché nessuno ci ha ancora dato garanzie, il sindaco sta offrendo 4.000 cavie alla sperimentazione del test», è il pensiero comune, rilanciato dal deputato della Lega Alessandro Morelli.L'improvvida uscita determinata da ansia da prestazione ha l'effetto di uno sparo nel buio. In Atm nessuno parla (il cambio di gestione non aiuta) ma il malumore delle potenziali 4.000 cavie è ai massimi livelli. Anche perché, in caso di ripartenza, proprio gli autisti dei mezzi pubblici saranno sul fronte del virus, con turni a contatto con i cittadini, sintomatici, asintomatici, contagiati o immuni. Chissà. La risposta non può arrivare dal sindaco, ormai sintonizzato solo sulle domande retoriche (spedite preferibilmente al Pirellone). Allora vale la pena chiederla al professor Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità.«Quello dei test sierologici è un tormentone che ci accompagna giorno dopo giorno», spiega lo scienziato che sembra non essersi perso una puntata del reality Sala in cattività. «Sappiamo che ci sono molti test, sono in fase di validazione e in questo momento il Comitato tecnico-scientifico sta lavorando per fare una sieroprevalenza. Solo questo ci darà un quadro della circolazione del virus nelle diverse zone d'Italia. Ma oggi il test non dà una patente di immunità. Non c'è un golden standard». Lo dice in inglese, un po' scocciato, come se avesse fisicamente davanti il sindaco più british a sud di Londra; è a lui che si sta rivolgendo. E conferma che, in attesa della validazione, quel test è un azzardo. Quindi la paura delle 4.000 cavie non è fuori luogo. Da presidente dei sindaci planetari, per fortuna Sala dovrà occuparsi d'altro. La fase 2 lo aspetta non solo sull'asse Freetown-Canberra-Shanghai, ma anche a Palazzo Marino. Esperto di bilanci, sarà interessante vedere come il borgomastro dalle calze arcobaleno riuscirà a far quadrare quello del Comune. Perché se si riapre, dovrà alzarsi dalla poltrona Vanity Fair e cominciare a correre. Come riuscirà a far ripartire in sicurezza i mezzi pubblici garantendo la distanza sociale? Come pensa di ovviare al problema dei lavoratori che dovranno entrare in città con le auto private? Come gestirà il probabile picco dell'inquinamento senza far piangere Greta? Come tratterà le aree B e C, visto che le linee metropolitane potranno ospitare la metà dei passeggeri? Con quali fondi finanzierà la ripresa della città economicamente più importante d'Italia? Il titolare politico delle risposte è solo lui. Non essendo abituato, è meglio che si alleni a darle.