2022-03-27
Saccheggiati i fondi per l’istruzione per pagare i sostituti dei prof no vax
Da aprile circa 4.000 docenti non vaccinati possono tornare a scuola, ma senza insegnare. I presidi: «Beffa». Nelle aule resteranno i supplenti. Critici i sindacati: «Soldi per gli stipendi sottratti ad altri investimenti».I docenti non vaccinati dal prossimo 1 aprile potranno rientrare a scuola, ma ad occuparsi d’altro che non sia l’insegnamento. Il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ribadisce che «la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni», ma se un professore non aderisce all’obbligo non sarà più costretto a restare a casa. «L’atto di accertamento dell’inadempimento impone al dirigente scolastico di utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto alla istituzione scolastica», afferma il provvedimento. E subito è scoppiata la bagarre. Protestano i dirigenti scolastici, che non sanno dove collocare i circa 4.000 docenti ancora non vaccinati. Numero che si deduce dai fondi stanziati, ma che «come al solito il ministero dell’Istruzione non fornisce», osserva Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), convinto che fossero ancora circa 20.000. Secondo Giannelli, «queste mansioni, non a contatto con gli studenti di fatto non esistono, quindi è una finzione». E protestano i sindacati, i professori con tripla dose fatta, in quanto i non vaccinati hanno adesso diritto allo stipendio però si continueranno pure a pagare i supplenti, mandati in classe al loro posto con contratti a tempo determinato. Per far fronte a più di 29 milioni di euro di spesa dei sostituti prevista fino al 15 giugno, termine dell’obbligo vaccinale, si va a tagliare da altre parti, ovvero dagli stanziamenti finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa, della ricerca e della sperimentazione didattica. «I fondi necessari per pagare i supplenti dei docenti rientrati senza vaccinarsi vengono sottratti dal fondo di istituto: si prendono cioè alle scuole», ha fatto sapere in una nota la Federazione lavoratori della conoscenza Cgil. Per poi aggiungere: «E questo senza tener conto che tali risorse sono già state oggetto di programmazione didattica e di contrattazione, e dunque già impegnate per altre attività. Un’operazione a perdere per la scuola e che sottrae risorse contrattuali per il personale. Ancora una volta anziché investire si riducono le risorse». I tagli sono stati criticati anche dalla pentastellata presidente della commissione Cultura, scienza e istruzione alla Camera, Vittoria Casa, perché si va a intaccare «una voce sostanzialmente incrementata dall’intervento parlamentare in legge di Bilancio proprio per la valorizzazione del merito, quindi per quei docenti che quotidianamente lavorano in classe e si sono vaccinati». Si potrebbe obiettare che anche i renitenti al siero sarebbero rimasti in aula a insegnare, con le opportune misure di protezione e sicurezza, se fosse stato loro concesso, ma di fatto la polemica è divampata. «Mi sembra una beffa nei confronti dei tantissimi docenti che invece hanno rispettato l’obbligo di vaccinale», ha così definito il provvedimento Giannelli, «ritengo si sia trovato un escamotage per riprendere a pagar loro lo stipendio senza fargli fare nulla sostanzialmente». La vera questione, però, è che si è fatto ricorso ai supplenti per «punire» i professori che non volevano o potevano vaccinarsi, sospendendo questi ultimi senza stipendio e senza assegni familiari per più di tre mesi, dal 15 dicembre scorso quando entrò in vigore il diktat esteso a tutto il personale scolastico. Così, da gennaio, la scuola si è trovata in piena crisi, costretta a correre ai ripari per reclutare sostituti da piazzare in cattedra e garantire il proseguo delle lezioni. Sono stati convocati per insegnare anche studenti universitari, non ancora laureati, perché le domande di Mad, messa a disposizione, erano insufficienti. Contratti a termine, che si risolvono di diritto, nel momento in cui cessa la sospensione del docente, ma che comunque sono costati e costano. «È autorizzata la spesa di 70 milioni di euro per il 2021 al fine di consentire il tempestivo pagamento delle competenze al personale docente e Ata supplente chiamato per la sostituzione del personale assente ingiustificato», riportava il decreto green pass scuola dello scorso settembre, che prevedeva la sospensione per i prof che non esibivano la certificazione verde dopo cinque giorni. In un primo momento, a un mese dall’inizio delle scuole, si era parlato addirittura di 358 milioni di euro per i supplenti, poi la cifra fu ridotta. «Il green pass non è assolutamente uno schiaffo al personale della scuola», sosteneva il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Invece ha rappresentato uno strumento inutile e dannoso, perché i contagi nelle scuole hanno continuato ad esserci senza monitoraggio, tra quarantene imposte senza logica e scientificità, mentre gli edifici restavano senza la necessaria ventilazione anti Covid, e le aule erano e sono super affollate. Si sono discriminati gli alunni non vaccinati rispetto ai loro compagni di classe portati dai genitori a porgere il braccio e sono stati puniti i professori che non hanno aderito all’obbligo. Adesso dà fastidio dover pagare i supplenti.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)