2020-01-09
Russia e Turchia chiedono il cessate il fuoco in Libia e danno il via alla spartizione
Dal vertice di Istanbul tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan arriva la richiesta di una tregua, a partire da domenica. Calmare le acque conviene a entrambi per consolidare il proprio ruolo.Il ritiro dalla Siria delle truppe americane effettuato da Donald Trump ha ristabilito la storica rivalità geopolitica tra Turchia e Russia, due nazioni che Recep Tayyip Erdogan ha tentato d'avvicinare un po' troppo negli ultimi anni per punire gli alleati nordatlantici del fatto d'esser stato abbandonato durante il tentativo di golpe del 2016.Lasciata sola dagli Usa in Siria, Ankara è stata però compensata di un nuovo, importante ruolo. Per farla rimanere all'interno della Nato, seppur recalcitrante, Washington le ha dato il via libera in Libia. Il tutto chiaramente a scapito dell'Italia, che oltre a dimostrarsi incapace d'agire internazionalmente doveva essere punita per la vicinanza, non previamente concordata con il principale alleato, alla Cina.Nel giro di poche settimane Trump ha riposizionato la Russia e la Turchia su fronti opposti in due differenti focolai di tensione. Tuttavia, Mosca ed Ankara sono nel frattempo diventati partner energetici e il dialogo in corso è ineludibile. Ieri Putin ed Erdogan hanno inaugurato il Turkstream ovvero il sostituto menomato del Southstream, affossato dall'Unione europea nel 2017, che porterà a Istanbul il gas del Caucaso attraverso il mar Nero, cioè saltando l'Ucraina, e rinforzando il ruolo della Turchia quale snodo energetico del Mediterraneo. I due leader hanno ovviamente discusso anche della situazione in Siria e in Libia. Sul primo dossier hanno compreso di poter continuare a gestire la situazione sulle linee adottate a ottobre scorso nella riunione di Sochi, mentre sul secondo hanno chiesto alle parti in lotta un cessate il fuoco da domenica prossima. La Russia, padrina del generale Haftar, e la Turchia, da pochi giorni sostenitrice ufficiale del governo di Al Sarraj, suggeriranno ai propri protetti una pausa in quanto né Ankara, né Mosca hanno alcun interesse a innalzare il livello dello scontro. Ambedue, invece, hanno interesse a mantenere un'influenza in Libia e nel Mediterraneo che fino a pochi anni fa potevano solo sognarsi. In sostanza, per gli strateghi delle due capitali è meglio capitalizzare ora che le posizioni sono chiare piuttosto che rischiare di perdere tutto. La Russia, dimostratasi quale partner affidabile in Siria ha l'avvallo di Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto per gestire la situazione. La Turchia d'altra parte, passata al fronte di Al Sarraj dopo aver ottenuto un accordo a dir poco vantaggioso sui confini della propria zona esclusiva e conseguentemente sullo sfruttamento dei giacimenti gasifferi compresi tra Cipro e Creta, sa di dover calmare il gioco per non porre a rischio i successi ottenuti. Si tratta di una doppia partita. Erdogan deve fissare il proprio ruolo nella regione nordafricana per proteggere i propri interessi marittimi tendenzialmente configgenti con quelli dei Paesi Ue, mentre Putin deve capitalizzare il sostegno internazionale per confermarsi potenza di riferimento degna di fiducia e capace di trattare anche per conto di altri. Putin ed Erdogan ieri pomeriggio molto probabilmente si sono accordati su una strategia simile a quella utilizzata per risolvere il problema siriano, ovvero sul modello di Astana applicato da Turchia, Iran e Russia per creare le condizioni di una soluzione politica capace d'accontentare tutti. In fondo l'obiettivo comune della Russia e della Turchia è quello di diminuire l'influenza nella regione degli altri attori, tra cui l'Italia. La richiesta di un cessate il fuoco tra le parti conferma che il momento migliore potrebbe essere arrivato. Definendo lo spazio della propria zona economica esclusiva con il governo di Tripoli, e garantendo in cambio il sostegno militare e strategico, Erdogan ha inflitto un duro colpo agli interessi delle società energetiche europee, tra cui la nostra Eni, nella zona del levante mediterraneo in cui si stanno scoprendo i migliori giacimenti di gas naturale della storia. D'ora in poi lavorare nei mari antistanti Cipro sarà ancora più arduo. Qualora la Russia portasse a casa un altro risultato positivo, l'Arabia Saudita potrebbe non disdegnare di chiedere la mediazione di Mosca anche nel conflitto in Yemen. L'Italia, dopo un periodo di assestamento non negativo nel precedente governo Conte, è per ora fuori dalla partita, soprattutto dopo che gli americani hanno dato il benestare ad Ankara d'intervenire in Nord Africa. Trump regala pezzi dello scacchiere internazionale agli alleati di comodo in modo da ingaggiarli per procura nella gestione delle tensioni regionali. Se la Turchia e la Russia porteranno a casa la partita libica le conseguenze di lungo termine per il nostro ruolo nel Mediterraneo saranno disastrose.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)