2024-03-23
Russia e Cina paralizzano l’Onu su Gaza
Vladimir Putin e Xi Jinping(Ansa)
Veto alla risoluzione degli Stati Uniti. Blinken va a Tel Aviv mentre il premier israeliano tira dritto sull’operazione di terra a Rafah: «Pronti ad andare avanti da soli». Erdogan minaccia Netanyahu: «Possa il nostro Signore distruggerlo. Glielo consegniamo».Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato ieri in Israele per l’ultima tappa del suo sesto viaggio nella regione dall’inizio della guerra. Blinken ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo gabinetto di guerra e le famiglie degli ostaggi. Poco prima del suo arrivo a Tel Aviv la Cnn ha reso noto che secondo alcuni funzionari del dipartimento di Stato nelle scorse settimane Blinken avrebbe dato una sorta di ultimatum al Qatar: «Dite ad Hamas di trovare un accordo sugli ostaggi israeliani e sulla cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza altrimenti ci saranno conseguenze». Una è quella che prevede l’espulsione dal Qatar dei vertici del movimento terroristico, vedi Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, oltre ai suoi fedeli collaboratori Moussa Abu Marzuk e Khaled Mashal. Com’è andato l’incontro tra Blinken e Netanyahu? Bene ma non benissimo. «Ho detto a Blinken che non c’è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare il resto dei battaglioni e che spero che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario lo faremo da soli». Queste le parole di Netanyahu che poi ha proseguito: «Gli ho detto che apprezzo davvero il fatto che da più di cinque mesi combattiamo insieme contro Hamas. Gli ho anche detto che riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile dalle zone di guerra e ovviamente di occuparci anche dei bisogni umanitari e stiamo lavorando a tal fine». In tal senso, come scrive il comando centrale degli Stati Uniti, negli ultimi due giorni «sono stati effettuati una serie di lanci aerei di assistenza umanitaria nel Nord della Striscia di Gaza per fornire aiuti essenziali ai civili colpiti dal conflitto in corso» e nella nota si precisa che sulla Striscia «è stato sganciato l’equivalente di oltre 50.600 pasti». Nella nota ufficiale rilasciata dal Dipartimento di Stato si legge che Blinken ha sottolineato «la necessità di proteggere i civili a Gaza e di aumentare e sostenere l’assistenza umanitaria, anche attraverso le rotte terrestri e marittime. Ha inoltre informato il gabinetto di guerra sulle sue consultazioni a Gedda e al Cairo sugli sforzi per raggiungere una pace e una sicurezza durature per Israele, il popolo palestinese e la regione più ampia». Tuttavia, secondo il sito israeliano Walla che cita una fonte anonima, il segretario di Stato americano ha lanciato un severo avvertimento al primo ministro israeliano e ai membri del gabinetto di guerra affermando che continuare la guerra senza un piano per il giorno dopo mette in pericolo la sicurezza di Israele e la sua posizione internazionale: «Dovete preparare un piano chiaro per il dopoguerra o resterete impantanati a Gaza». Scintille anche all’Onu dove Russia e Cina hanno utilizzato il loro potere di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per bloccare una risoluzione proposta dagli Stati Uniti riguardante una tregua nella Striscia di Gaza. La risoluzione, che sottolineava l’importanza di un immediato e prolungato cessate il fuoco per proteggere i civili di tutte le parti coinvolte, garantire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare le sofferenze umanitarie e il rilascio degli ostaggi, ha ricevuto l’appoggio di 11 membri del Consiglio, mentre tre membri hanno votato contro (l’Algeria oltre al veto di Russia e Cina). Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà oggi alle 10 (ora locale, corrispondente alle 15 in Italia) la bozza di risoluzione sulla tregua a Gaza redatta dai membri non permanenti. La bozza richiede «un immediato cessate il fuoco umanitario per il mese del Ramadan e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi». Fonti del Consiglio di sicurezza hanno comunicato queste informazioni all’Ansa. L’ambasciatrice americana presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha già anticipato che gli Stati Uniti sono contrari al testo. Se all’Onu sono scintille, tra Israele e Turchia è scontro totale. Ieri durante una manifestazione organizzata a piazza Cumhuriyet a Kayseri, città capoluogo dell’omonima provincia dell’Anatolia centrale, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato: «Affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata Netanyahu. Possa nostro Signore distruggerlo e renderlo miserabile». Immediata la replica israeliana affidata al ministro degli Esteri Israel Katz che prima ha annunciato la convocazione del viceambasciatore turco per «un severo rimprovero» per poi rivolgersi direttamente a Erdogan: «Tu che sostieni i bruciatori di bambini, gli assassini, gli stupratori e i mutilatori dei corpi dei criminali di Hamas sei l’ultimo che può parlare di Dio. Non c’è Dio che ascolterà coloro che sostengono le atrocità e i crimini contro l’umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas. Stai zitto e vergognati!». Fin qui la guerra delle parole, mentre sul terreno si combatte quella vera: dei caccia da combattimento di Gerusalemme ieri hanno attaccato una struttura militare degli Hezbollah nella zona di Aita al-Shaab, nel Sud del Libano, dopo che durante la giornata sono stati rilevati numerosi lanci di missili verso la zona di Metula (nel Nord d’Israele), mentre prosegue l’operazione all’ospedale di al-Shifa a Gaza city. I soldati dell’esercito israeliano hanno finora eliminato circa 140 terroristi palestinesi nell’area dell’ospedale e arrestato 600 sospetti. Mahmoud Kwasma, che ha pianificato e finanziato l’omicidio di tre adolescenti israeliani nel 2014, è stato arrestato.Infine, secondo quanto riferito da un funzionario israeliano al Times of Israel, sotto condizione di anonimato, non si è registrato alcun progresso significativo nei negoziati tra Israele e Hamas, che si sono svolti a Doha con la mediazione degli Stati Uniti, del Qatar e dell’Egitto.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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