2021-09-05
Le Rsa sono la prova che il pass non funziona
I contagi tornano a salire nelle residenze per anziani e mostrano che lo scudo fornito dalle dosi funziona ma non ferma la diffusione. Per questo il passaporto sanitario dà una sensazione di sicurezza che non c'è. Non a caso all'estero non si entra senza tampone.Ogni tanto qualcuno mi chiede: ma perché ce l'hai tanto con il green pass? Io non ce l'ho con il certificato vaccinale, ce l'ho con il concetto che il lasciapassare verde ha introdotto, e cioè che chiunque lo possegga, per aver ottenuto una o due dosi di vaccino, oppure essersi sottoposto a un tampone 48 ore prima, sia sicuro, cioè immune dal virus. Non è così. Non lo è proprio per niente e i comportamenti di chi si ritiene esente dal contagio in quanto vaccinato, mi preoccupano e non poco.L'idea che chi è in possesso del green pass può fare quel che gli pare, ossia togliersi la mascherina negli ambienti chiusi, incontrare chi vuole e quante persone desidera parlando loro a 30 centimetri dal viso, è il risultato di una propaganda che ha spiegato agli italiani che grazie al vaccino si torna alla vita normale e si può fare ciò che ai non vaccinati è precluso, ovvero abbracciarsi, rinunciare alle mascherine e alle misure precauzionali. Quanto sia sbagliato questo concetto, quanto sia ingannevole l'idea che se tutti sono vaccinati, in classe ci si può togliere la mascherina e fare lezione tranquilli senza il timore del Covid, lo dimostrano i dati e i fatti che andrò a spiegare.Cominciamo con il dire che Pfizer copre dal rischio di ammalarsi con una percentuale che varia tra il 90 e il 95 per cento, mentre Astrazeneca oscilla fra il 70 e 75. Secondo gli esperti però, i vaccini sono meno efficaci di fronte alle varianti, passando da una copertura dell'85-90 per cento per Pfizer a un 65-70 per Astrazeneca. C'è chi dice che il farmaco sviluppato nei laboratori americani e germanici con la variante indiana (mi rifiuto di chiamarla Delta in onore al linguaggio politicamente corretto) scenda anche al 65 per cento e non oso immaginare dove finirà quello anglosvedese, ma essendo ottimista preferisco optare per il tasso più elevato. Ciò detto, considerando che i contagiati che al momento vengono registrati sono colpiti quasi tutti dal virus che arriva dall'India, significa che ogni 100 ammalati, almeno 10 o 15 potrebbero essere stati vaccinati con Pfizer e 30 o 35 con Astrazeneca. Magari non lo sono, ma il rischio effettivamente esiste e purtroppo chi esibisce il green pass come una patente di immunità e una garanzia di poter abbracciare le persone e stringere loro la mano non lo sa, perché giornali e politici hanno fatto credere loro di essere esenti dal contagio. Io partecipo spesso a incontri pubblici: sapete quanti sono quelli che in barba a tutte le precauzioni vogliono stringermi la mano e, di fronte alla mia esitazione, mi dicono «sono vaccinato»? Tantissimi, e sono tutti figli del green pass, ovvero di un pezzo di carta che non ha alcuna valenza scientifica o sanitaria, ma serve solo a scopi politici. Ritenete che io sia eccessivamente pessimista? Beh, allora guardate ciò che sta succedendo nelle case di riposo. Ieri Il Messaggero segnalava che in molte Regioni si registrano contagi nelle Residenze sanitarie per anziani, ovvero nelle strutture dove lo scorso anno il virus trovò terreno facile, facendo strage di ospiti. Colpa dei no vax, come qualcuno vuol far credere insistendo sulla necessità di introdurre l'obbligo vaccinale? No, colpa del fatto che i vaccini non proteggono del tutto e non proteggono tutti alla stessa maniera. Nelle strutture in cui sono ricoverati i lungo degenti di una certa età, il tasso di vaccinazione rasenta il 100 per cento e fra gli operatori si arriva all'85, percentuali che da sole dovrebbero garantire l'immunità di gregge. E tuttavia ogni tanto, confessa un operatore del settore da cui dipendono decine di Rsa, si accendono dei focolai. Nulla di preoccupante, al momento, ma pur sempre un segnale che anche chi è vaccinato deve continuare a prestare attenzione.Ora voi pensate che il green pass viene rilasciato anche a chi ha ricevuto una sola dose di farmaco e dunque ha una copertura vaccinale inferiore a quella massima, che in qualche caso è pari alla metà di quella dichiarata. Dunque, il certificato certifica un'immunità che non c'è, paradossalmente incentivando le persone ad abbassare le difese e a comportarsi come se il virus fosse ormai alle loro spalle. Tralascio il fatto che nonostante la vita del green pass sia stata allungata, gli effetti del vaccino paiono - proprio guardando ciò che accade nelle Rsa - accorciarsi, con una generale riduzione dell'immunità, sta di fatto che, tranne la Francia, nessuno ha dato importanza al certificato verde, prova ne sia che in Gran Bretagna e in altri Paesi per entrare è richiesto il tampone. Insomma, i miti da sfatare e le cattive convinzioni sono tante e noi ogni giorno ci diamo da fare per segnalarvele, facendovi notare solo un fatto, ossia che, all'improvviso, nessuno parla più di fake news. Prima volevano istituire addirittura una commissione che vigilasse sulle balle, adesso le balle sono diffuse su commissione.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)