2021-04-24
Rousseau divorzia dal Movimento litigando su chi paga gli alimenti
(Christian Minelli/NurPhoto via Getty Images)
La piattaforma per le consultazioni online si sgancia dal M5s dopo la fine dei versamenti mensili dagli eletti. Ora i soldi servono per il partito di Giuseppe Conte, ma in molti storcono il naso. Stefano Buffagni: «A Milano andremo da soli».Il leader designato per risollevare le sorti grilline resta alla finestra: non vuole intestarsi la sconfitta alle amministrative. Ma se attende troppo potrebbe trovare solo macerie.Lo speciale contiene due articoli.Il divorzio tra Rousseau e M5s? Tutto un problema di alimenti. Lo strappo tra Davide Casaleggio e ciò che resta dei pentastellati si consuma ieri mattina, quando sul Blog delle Stella appare il messaggio dell'addio dell'associazione guidata dal figlio di Gianroberto al M5s: «Stare insieme deve essere una scelta reciproca», scrive l'associazione Rousseau, «e deve presupporre rispetto e assunzione di responsabilità da ambo le parti. E questo, purtroppo, non si è verificato. Partiremo con un nuovo progetto e con nuovi attori protagonisti», minaccia Davide Casaleggio, «ma non sarà facile. Dovremo risolvere tutti i pesanti problemi economico-finanziari che ci sono stati addossati e trovare strategie di sostenibilità per il futuro». Il M5s risponde con un comunicato pubblicato sui canali social: «La democrazia diretta», recita la nota, «la partecipazione, il coinvolgimento degli iscritti nelle decisioni non dipendono dal singolo strumento utilizzato ma dalla volontà del Movimento 5 stelle di affidarsi alla democrazia diretta avvalendosi prioritariamente di strumenti digitali. Questa volontà rimane invariata, il nostro cuore pulsante è la democrazia diretta, qualunque sia lo strumento utilizzato. Le scelte dell'associazione Rousseau dell'ultimo anno», aggiunge polemico il M5s, «evidenziano la volontà di quest'ultima di svolgere una parte attiva e diretta nell'attività politica. Questa volontà è incompatibile con una gestione neutrale degli strumenti che devono servire ad attuare la democrazia diretta nel Movimento. Il Movimento 5 stelle, nell'ambito del nuovo progetto politico in corso di definizione», conclude il comunicato, «ha pertanto avviato tutte le procedure necessarie per dotarsi degli strumenti digitali necessari ad assicurare la partecipazione degli iscritti ai processi decisionali». Tutta una questione di soldi, dunque. La cronaca di un divorzio annunciato ha come tappa cruciale l'assemblea dei parlamentari pentastellati dello scorso 9 aprile, che segna la fine dei versamenti mensili da 300 euro all'associazione e le nuove regole, che prevedono un contributo di 1.500 euro al mese per le restituzioni e uno di 1.000 per le spese del M5s. Sono i denari necessari per permettere a Giuseppe Conte di portare avanti la sua rifondazione grillina. Ma c'è un ma, un ma grosso come una casa: «Moltissimi parlamentari al secondo mandato», spiega alla Verità un esponente di peso del M5s, «stanno ripetendo: perché dovrei versare mille euro al mese per finanziare il partito di Conte, che poi non mi ricandida? Difficile dar loro torto: questa operazione è partita male e sta andando avanti peggio. Lo strappo di Rousseau? Pura strategia del terrore, dal punto di vista economico». In che senso? «Semplice», aggiunge il big grillino, «Casaleggio ci sta dicendo: attenti a versare i 1.000 euro al mese per il M5s, perché partono i contenziosi legali». L'associazione Rousseau parla anche di un nuovo progetto politico… «Ah guardi», scherza la nostra fonte, «c'è la fila! Ironia a parte, questo per noi è l'ultimo dei problemi. Per fare un partito ci vogliono i voti, così funziona, e quelli stanno già scappando da noi, figuriamoci se c'è spazio per un nuovo partito. Magari Casaleggio imbarcherà qualche ex già andato via dal M5s, tutto qui». In effetti, la diaspora dal M5s prosegue, ma non verso Casaleggio e i suoi fedelissimi: ieri la parlamentare europea Isabella Adinolfi, eletta nel 2019 in Puglia, ha detto addio ai grillini ed è passata con il Ppe, avvicinandosi a Forza Italia: «Ho incontrato Isabella Adinolfi», ha scritto su twitter il coordinatore nazionale di Fi e vicepresidente del Ppe, Antonio Tajani, «e Andrea Caroppo (eletto con la Lega che ha lasciato lo scorso ottobre, ndr). La prossima settimana voteremo la loro adesione al Ppe. Si rafforza la presenza della nostra delegazione nella grande famiglia dei popolari europei. Benvenuti!». Nella direzione del nuovo soggetto di Casaleggio si muovono invece, come dichiarano all'Adnkronos, due deputati ex M5s, ora esponenti di L'alternativa c'è, Andrea Colletti e Pino Cabras. Dialogo con Casaleggio? «Certo», dice Colletti, «non è giusto in questo momento storico evitare determinate personalità, non ha nessun senso logico. Gli avversari sono altri, ascoltiamo chiunque possa portare un contributo positivo»; «Sicuramente siamo disposti a dialogare anche con Casaleggio», sottolinea Cabras, «l'impostazione data al nostro progetto è quella di un luogo accogliente, pensato per aprire una nuova organizzazione dell'opposizione in Italia, che non deve essere necessariamente un partito. Siamo aperti a tante organizzazioni, compresa Rousseau, che lavora su temi vicini ai nostri». Rammaricato il deputato M5s Francesco Berti: «La dipartita di Rousseau dal M5s», scrive Berti sui social, «è uno strappo a cui non si doveva arrivare. Il M5S rinnega una piattaforma pionieristica a livello globale, che ci ha permesso di selezionare i candidati, condividere le informazioni e, soprattutto, condividere il potere Intanto, l'autorevole deputato pentastellato Stefano Buffagni prende posizione sulle prossime comunali di Milano: «Sulle comunali di Milano», riflette Buffagni, «stiamo facendo un percorso, stiamo preparando i contenuti e delle proposte. Non credo che l'alleanza sia un tema in oggetto, credo che la strada migliore alla fine sia andare da soli rimarcando le differenze e dimostrando qual è la visione di sviluppo che abbiamo». Con tanti saluti all'alleanza giallorossa. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/rousseau-divorzia-dal-movimento-litigando-su-chi-paga-gli-alimenti-2652759149.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giuseppi-aspetta-il-flop-elettorale" data-post-id="2652759149" data-published-at="1619203659" data-use-pagination="False"> Giuseppi aspetta il flop elettorale Dov'è Conte? Che fine ha fatto Giuseppi? Nel M5s si è scatenata la caccia al ciuffo: nessuno sa quando l'ex premier si degnerà di prendere il timone di una nave che, ora dopo ora, imbarca acqua e perde consensi. Lo strappo di Davide Casaleggio era previsto, e adesso che si è concretizzato Conte dovrebbe darsi una mossa, ma lui tentenna, nicchia, glissa e rinvia. Il motivo? «Semplice», spiega alla Verità una fonte di primo piano del M5s, «Conte sta prendendo tempo perché non è in grado di rispettare gli accordi presi con il Pd, e in particolare con Goffredo Bettini, per le prossime amministrative». Quali accordi? «A Roma, per esempio», aggiunge l'esponente pentastellato, «Conte ha promesso a Bettini che avrebbe sostenuto il candidato del Pd, e avrebbe scaricato Virginia Raggi. Promessa impossibile da mantenere, considerato che la Raggi tra gli attivisti ha ancora un seguito. Anche a Milano si naviga a vista. Solo a Napoli, grazie all'asse tra Luigi Di Maio e Roberto Fico, entrambi esponenti del territorio, il M5s sta lavorando seriamente in vista delle amministrative del prossimo autunno. Non è da escludere», conclude il nostro interlocutore, «che l'ex premier voglia aspettare l'estate per scendere in campo». Altro giro, altra versione, che coincide con la prima: «Scommetto», confida alla Verità un altro big del M5s, «che Conte non si muoverà prima di giugno o luglio. C'è la questione della nuova piattaforma da mettere a punto dopo l'addio di Rousseau, poi bisognerà cambiare lo statuto, e infine Conte non ha neanche lontanamente i tempi della politica: aspetta, aspetta, tentenna, e alla fine non si muove. Questa attesa del messia», aggiunge l'esponente grillino, «fa male innanzitutto a lui. Intanto, noi ci muoviamo al buio, senza una leadership, senza una linea politica, e sembra che al governo neanche ci siamo, pur essendo la prima forza in Parlamento». Tre indizi fanno una prova: «Mentre Conte è ancora alla finestra», argomenta un altro esponente molto noto del M5s, «il Pd ha già cambiato segretario. Quando scenderà in campo? Bisogna chiederlo a lui». I problemi dell'alleanza Pd-M5s per le amministrative emergono chiaramente dalle affermazioni del segretario del Pd, Enrico Letta: «Per le elezioni del 2023», dice Letta a El Pais, «bisogna formare un'alleanza con il M5s di Conte. Le amministrative saranno un primo test con alcune eccezioni, come Roma, dove loro vogliono mantenere un loro candidato e noi ne vogliamo uno nostro. Per le comunali», aggiunge Letta, «nelle prossime settimane presenteremo un nostro candidato. In alcune città lo faremo con le primarie». La strategia di Letta è fin troppo chiara: lisciare il pelo a Conte, ben conoscendo i limiti politici dell'ex premier, e tentare così di tenersi buoni i pochi elettori ancora rimasti al M5s, per portarli verso il Pd. È evidente, infatti, che dal punto di vista della tattica e della strategia politica Giuseppi è ancora un principiante: basta ricordare il modo maldestro con il quale ha tentato di restare aggrappato alla poltrona di Palazzo Chigi, reclutando improbabili responsabili, per rendersi conto dei limiti dell'ex avvocato del popolo. Le prossime amministrative dell'autunno 2021 saranno il primo banco di prova per il (quasi) futuro leader dei grillini, ma il modo con il quale il M5s si sta avvicinando all'appuntamento lasciano presagire una disfatta, che Conte non vuole in nessun modo intestarsi. Per questo, Giuseppi prende tempo, ma prima o poi i nodi verranno al pettine.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 settembre 2025. L'europarlamentare Silvia Sardone, vicesegretario della Lega, ci parla dello sgombero del Leoncavallo e dei fallimenti di Ursula von del Leyen.