2024-09-10
Sospesa o no? Domani al Csm plenum chiave sul caso Natoli. Senza colpe chi aiutò Lucano
Rosanna Natoli (Imagoeconomica)
Nell’istanza la consigliera laica di Fdi cita il precedente di Emilio Sirianni, magistrato che consigliò il sindaco di Riace senza essere incolpato. Ma per Md era buona fede...I vertici del Csm sperano di servire domani, su un vassoio d’argento, al presidente Sergio Mattarella lo scalpo della consigliera del Csm, Rosanna Natoli, laica in quota Fdi. Ma per ottenerlo serviranno i voti di due terzi dei membri del parlamentino dei giudici. La decisione verrà presa a scrutinio segreto, rendendo ancor più difficile il pronostico. La sospensione dell’avvocato di Paternò, infatti, potrebbe modificare gli equilibri «politici» a Palazzo Bachelet. La relazione sul caso Natoli del Comitato di presidenza, ovvero il politburo ristretto che tiene i contatti con il Quirinale, è al primo punto dell’ordine del giorno del plenum. Subito dopo si fa riferimento alla reintegrazione della composizione della sezione disciplinare da cui la Natoli si è dimessa il 17 luglio. La relazione cita la legge istitutiva del Csm (la numero 195 del 1958) e, in particolare, l’articolo 37, che elenca i casi per cui è prevista la sospensione o la decadenza del membri del Consiglio.Tra questi la contestazione di un reato non colposo nell’ambito di un procedimento penale. Ricordiamo che a luglio la Procura di Roma ha iscritto la professionista sul registro degli indagati con l’accusa di rivelazione di segreto e abuso d’ufficio. Nel caso di specie la sospensione è facoltativa e per questo viene sottoposta al vaglio dell’aula. Siamo di fronte a un cortocircuito, visto che il procedimento penale di il cui il plenum dovrebbe prendere atto, in questo frangente, nasce da un’iniziativa dello stesso Csm che ha inviato atti contro la Natoli alla Procura di Roma. La battaglia, comunque, si annuncia aspra, anche se consiglieri togati fuori dalle correnti come Andrea Mirenda e lo stesso partito di Giorgia Meloni sembrano orientati a votare e far votare per il suo allontanamento.La donna è accusata di aver dato consigli vietati a una giudice (la catanese Maria Fascetto Sivillo) incolpata presso la sezione disciplinare di cui faceva parte la stessa Natoli. Per la verità, suggerimenti apparentemente innocui come quello di affiancare un avvocato esperto di questioni disciplinari a quello già scelto dalla toga sotto processo. Nei molti minuti di registrazione effettuata da Fascetto, la frase più infelice, ai più, è apparsa questa: «Sto violando il segreto della Camera di consiglio (della sezione disciplinare, ndr)… dicono tutti “È vero che ha subito sopruso, ma a me sembra, poverina, che sia andata in tilt”». Ma, nella sostanza, nessun segreto risulta essere stato diffuso. Per questo la Natoli ha deciso di opporsi all’esecuzione di piazza denunciando il presunto doppiopesismo della Csm in materia di «consiglieri» con la toga. Nell’istanza depositata martedì scorso a Palazzo Bachelet, la Natoli ha scritto: «Voglio sottolineare che nessun rimprovero dal punto di vista deontologico mi può essere mosso, vista la giurisprudenza disciplinare del Csm e della Suprema Corte di cassazione in merito a simili condotte (vedasi sentenze Sirianni), considerato che, al momento in cui ho incontrato la dottoressa Fascetto Sivillo, non ero già più il suo giudice disciplinare essendosi esaurito il procedimento il 25 luglio 2023 con la sentenza disciplinare di condanna e la sospensione cautelare». Conviene ricordare ai lettori l’intricato caso del giudice della Corte d’appello di Catanzaro Emilio Sirianni, amico personale del sindaco di Riace (rieletto a giugno) Mimmo Lucano, da lui sostenuto con molti consigli durante il procedimento che ha coinvolto il primo cittadino, accusato di reati come l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, il falso e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per questo condannato in primo grado a Locri a 13 anni e 2 mesi e in Appello, a Reggio, Calabria a 18 mesi.Su richiesta del ministero della Giustizia, Sirianni, esponente della corrente progressista di Magistratura democratica (Md), è stato incolpato per aver mancato ai suoi doveri di riserbo, equilibrio e correttezza perché «redigeva atti amministrativi per conto di Lucano; si confrontava costantemente con lui sulle indagini penali in corso, fornendo consigli e suggerimenti in ordine alla strategia difensiva; forniva suggerimenti in ordine al tenore delle dichiarazioni da rendere in Procura; sviliva la professionalità dei magistrati dell’ufficio che stavano svolgendo le indagini; predisponeva comunicati di solidarietà da inoltrare alla mailing list di magistrati e si offriva di contattare giornalisti per pubblicizzare la situazione e “far sentire il fiato sul collo” alla Procura procedente, assumendo in tal modo il ruolo di permanente “consiliori” di Lucano».Accuse pesanti, da cui però la Sezione disciplinare, di cui era relatore Piercamillo Davigo, assolse Sirianni perché «l’opera concretamente prestata» avrebbe avuto «a che fare con una serie di consigli privatamente e gratuitamente dati a un soggetto al quale l’incolpato è legato da un rapporto di amicizia», suggerimenti non configurabili «come attività professionale». Ovviamente la consigliera, rispolverando tale vicenda, intende sostenere che se dare consigli, parlare con la stampa, organizzare la difesa di Lucano non è stato considerato un illecito disciplinare per Sirianni, allora, a maggiore ragione, non può essere messa alla gogna lei per aver semplicemente suggerito alla Fascetto di nominare un codifensore esperto di questioni disciplinari. Anche perché la decisione del Csm venne confermata dalle Sezioni unite civili del Palazzaccio presiedute, guarda caso, da Margherita Cassano, oggi, in veste di primo presidente della Cassazione, membro di diritto proprio di quel comitato di presidenza di Palazzo Bachelet che ha depositato la relazione anti Natoli domani all’ordine del giorno.Per la verità, la diatriba su Sirianni si è riaperta negli ultimi mesi, quando il parlamentino dei giudici, nella sua attuale composizione, ha ripreso in mano le intercettazioni di Sirianni e le ha ritenute un fardello sufficiente per non confermare, dopo quattro anni, il giudice nel ruolo di semidirettivo (presidente della sezione lavoro della Corte d’appello) e per non fargli superare, nel giugno scorso, la cosiddetta sesta valutazione di professionalità, con conseguente blocco di carriera e di stipendio. Ma che cosa aveva detto di così sconveniente, nelle intercettazioni, Sirianni? Per esempio aveva espresso giudizi molto severi sull’allora procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, colpevole di essersi espresso pubblicamente contro il modello Riace. Bollato come «mediocre» e «ignorante», venne accusato di essere un amante delle «passerelle», trasformato in un «divo» da «una politica squalificata e priva di qualsiasi autorevolezza». Arrivò a liquidare la luccicante carriera del collega con queste parole: «Basta che uno arresta quattro mafiosi e fa conferenze stampa e scrive quattro puttanate sopra un libro e tutti quanti vanno alla corte».Ma la principale colpa di Gratteri, oltre a scrivere peggio di «un piccirillo della terza media», sarebbe quella di non essersi «mai schierato in maniera netta contro qualche politico importante» o «contro qualche legge politica importante», come se quello fosse il compito di un magistrato. Per il giudice, l’unica volta che Gratteri è sceso in campo è stato contro la legalizzazione delle droghe leggere, essendo lui «un fascistone di merda» che «vuole che i piccoli spacciatori stiano in galera, i piccoli consumatori stiano in galera, tutto il mondo deve stare in galera e la chiave devono darla a lui». In conclusione, Gratteri è «uno sbirro» che non è in grado di comprendere il Sirianni pensiero, ovvero «che quelli che commettono reati sono quasi sempre poveri perché i ricchi non hanno bisogno di commettere reati».Nelle intercettazioni, il giudice consiglia a Lucano la risposta da dare al procuratore: «Potresti dire qualcosa del genere: mi meraviglia come il procuratore Gratteri si esprima su di me con un linguaggio così allusivo […]». Il giudice consiglia a Lucano anche di «pubblicizzare» sui media la vicenda e i contatti più stretti sembrano essere con un cronista oggi in forza al quotidiano Domani. «Vogliamo fare venire quel cazzo di giornalista dell’Espresso?», chiede a un certo punto Sirianni. Il primo cittadino, in un successivo momento, aggiorna l’amico: «Devo chiamarlo oggi e lui farà un articolo». Sirianni ci mette il cuore («La solidarietà è nel rapporto a due, non ti preoccupare, ti sostengo»), dà consigli mirati: «Bisogna proprio dire, chiaro e tondo, non è vero che non ci sono i fascicoli personali, stanno là, se volete venirli a vedere… è importantissimo scriverlo». In un’altra conversazione il giudice pensa di aver individuato «la pietra che muove lo stagno»: «Dovresti mandare un’altra richiesta di avere accesso agli atti di ispezione». Sirianni dà «suggerimenti» («Potrebbero rinforzare i nostri argomenti», dice) e propone di fare alcune istanze per capire che «cosa cazzo rispondono i pm». Quindi va a Roma a incontrare i vertici nazionali di Md: «Voglio parlare di questa situazione e poi ti faccio sapere […] voglio cercare di fare in modo che prenda posizione, anche se non è facile».Un attivismo che il Csm nel 2019 non ritenne di punire. Nelle captazioni si sente Sirianni citare pure un’autorevole collega, il giudice Olga Tarzia, nominata a luglio presidente del tribunale di Messina: «Accanto alle risposte politiche, ci vogliono anche delle risposte, come diceva Olga, che riducano il più possibile la portata di quello che dicono» i pm. Per Lucano, la Tarzia è un’altra sostenitrice della causa: «A me la dottoressa Tarzia ha detto ieri: “Siamo con voi sindaco. C’è stata una riunione di tutti i magistrati democratici. Ci dovete dire come evolve questa situazione con la prefettura e prenderemo posizione». Il primo cittadino assicura anche di aver consegnato alla Tarzia una relazione («L’ha voluta pure lei»). Alla fine Lucano informa l’amico che la donna non lo ha contattato. Risposta di Sirianni: «Mimmo, quello che faccio io non sono in molti disposti a farlo perché, teoricamente è anche giusto, un magistrato non deve avere rapporti con indagati, ma a me, siccome sono sicuro di chi stiamo parlando, non mi importa, però, normalmente, questo è l’atteggiamento che si assume. Quindi posso pure capirlo e ti devo dire anche, ne sono sicuro, che con il cuore lei è dalla tua parte perché me lo ha sempre detto». E adesso è pronta ad andare a dirigere un importante tribunale.Dopo la mancata conferma a semidirettivo di Sirianni da parte del Csm, nel 2023 Md è scesa in campo, giurando sulla buona fede del collega e in un comunicato ha scritto: «Non può non assalirci il pensiero che Emilio Sirianni sia stato chiamato a pagare per le sue visioni della società in generale e per le sue opinioni culturali e politiche. […] Se questo surplus di colpa dovrà scontare Emilio, tutta Md è pronta, anzi orgogliosa di scontarlo con lui». Nel giugno scorso, dopo il mancato superamento della sesta valutazione, le toghe progressiste hanno aggiunto: «Questo esiziale precedente […] apre la strada a scenari inquietanti - ma oggi non più inverosimili - nei quali un magistrato stimato e riconosciuto come competente […] possa essere valutato negativamente […] magari a seguito di una “analisi”, da parte dei consiglieri, dei suoi profili social, o a seguito della divulgazione di una conversazione privata divenuta pubblica contro la sua intenzione». Esattamente quello che sta accadendo alla Natoli. Ma Md, stavolta, sembra non essersene accorta.
Jose Mourinho (Getty Images)