2025-06-10
La rivoluzione verde di Sala. Adesso gli alberi di Milano non crescono, si schiantano
Belle Sala (Imagoeconomica)
Una pianta è caduta in centro ferendo una persona: è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi. Le promesse del sindaco si scontrano con la realtà, manca manutenzione.Un uomo di 54 anni è stato colpito la scorsa notte da un albero caduto in piazza Maria Adelaide di Savoia, in pieno centro a Milano. Solo per miracolo non si parla oggi di una tragedia. Qualche contusione, molta paura, ma nessuna ferita grave. Eppure, l’incidente riaccende i riflettori su un tema annoso: la manutenzione del verde pubblico milanese.Negli ultimi due mesi, casi simili continuano a ripetersi. Un altro albero si è abbattuto in viale Premuda, danneggiando auto e un edificio. Un altro ancora in viale Umbria vicino alla scuola di via Colletta. A Milano, sembra che basti un colpo di vento o una pioggia intensa perché il cosiddetto patrimonio «arboreo» si trasformi da bene pubblico in una vera e propria minaccia urbana.Ma com’è possibile che alberi, in apparenza sani, crollino all’improvviso? E per di più nella città di Beppe Sala, un sindaco che all’inizio del secondo mandato ha sempre rilanciato l’idea dalla rivoluzione verde in città, una retorica green che non ha mai trovato conferme. La risposta alla caduta degli alberi, secondo gli esperti e alcuni addetti ai lavori, risale ad anni di incuria, tagli alle radici, mancata manutenzione e, soprattutto, in una gestione del verde affidata a soggetti spesso inadatti, se non addirittura al centro di controversie giudiziarie.Del resto, stiamo parlando in questo caso di alberi stradali di Milano, instabili perché le radici sono state tagliate durante i lavori di scavo. È un problema antico che risale alla cablatura degli anni Novanta con Gabriele Albertini sindaco, ma che è proseguito anche negli ultimi anni con i cantieri della metropolitana M4 (basti pensare agli alberi caduti in viale Argonne durante la tempesta di luglio nel 2023). Ogni volta che si scava, si tagliano radici. Il risultato? alberi che crescono su una base ormai già compromessa I dati precisi non ci sono, perché, denunciano gli operatori, non esiste una mappatura dettagliata della stabilità degli alberi. «In teoria si dovrebbe avere una cartella clinica per ogni albero, ma in pratica questo sistema si è arenato anni fa. Oggi molte perizie vengono fatte direttamente dagli stessi soggetti incaricati della manutenzione, senza un vero controllo terzo» spiega a La Verità Marco Salamon, presidente della commissione Ambiente del municipio 9. «Il problema della caduta degli alberi è molto serio. Gli alberi stradali sono a rischio. Serve assumere periti indipendenti, creare un database pubblico degli alberi, usare la tecnologia. Ma ci vuole la volontà politica del Comune con investimenti e una commissione indipendente». Oggi esistono strumenti precisi per valutare la stabilità degli alberi: test di trazione, geolocalizzazione, diagnosi resistografica. Eppure, il Comune non li utilizza sistematicamente.La storia recente della gestione del verde a Milano è, poi, un romanzo complesso. Per anni la manutenzione è stata affidata ad Avr, una società con sede a Roma, approdata nel capoluogo lombardo negli anni d’oro di Matteo Renzi a Palazzo Chigi (Avr ha in mano anche il verde di Firenze), forte di relazioni politiche consolidate. Avr è specializzata in servizi di pulizia ospedaliera e manutenzioni generiche, ma si è aggiudicata - unica concorrente - la gestione del verde milanese, pur non avendo una reale competenza nel settore.Nel 2021 è arrivata la svolta. A seguito di un’indagine dell’Antimafia e del sequestro di Avr per presunti legami con la ‘ndrangheta (poi archiviati), l’ex assessore al Verde, Pierfrancesco Maran, ha deciso di estromettere la società affidando la gestione a Mm, l’azienda comunale che si occupa delle metropolitane.Avr ha fatto ricorso, ma il Consiglio di Stato ha dato ragione a Mm: dal 2025, per i prossimi 25 anni, sarà l’azienda comunale a gestire in house i 18,4 milioni di metri quadrati di verde pubblico milanese. Una rivoluzione amministrativa che pone fine alla stagione degli appalti ponte e delle proroghe infinite. Il passaggio definitivo sarà ottobre. Ma negli ultimi anni è sempre rimasta Avr, forte anche di un rapporto privilegiato con alcuni dirigenti del settore. Nonostante penali elevate, 3,8 milioni solo nel 2021, il contratto è andato avanti. A farne le spese è stato il verde urbano.Anche per quanto riguarda i giardini pubblici le cose non sono cambiate. «Dopo il temporale del 25 luglio 2023», spiega Enrico Pluda di Agiamo (Amici dei giardini pubblici Montanelli), dove si sono persi o danneggiati circa 300 alberi adulti e secolari, la stagione agronomica successiva ha visto la messa a dimora di soli cinque alberi pagati da due privati, mentre in quella successiva ne sono stati piantati 215 tutti insieme, anch’essi finanziati interamente da una fondazione privata. In altre parole: da troppo poco a troppo; sarebbe stato meglio un minimo di gradualità». Secondo Pluda, «a parte i primi cinque, si tratta di esemplari molto giovani. Per tutti, solo i prossimi anni ci diranno se, dal punto di vista paesaggistico e di quello della scelta dei soggetti, sarà stato messo a terra un buon progetto e quanti attecchiranno, perché il problema principale dei primi anni dopo la messa a dimora resta sempre l’irrigazione. Impianti non ce ne sono e, quindi, tutto dipende dal meteo o dalle autobotti. In questo senso, ma non solo, e sempre in prospettiva futura, non c’è dubbio che il passaggio tra i due appalti comunali desti molta preoccupazione».