2025-06-15
        Il tuttologo della storia, dal sushi all’Ucraina
    
 
Riempie i palazzetti e spopola sul Web, affrontando ogni tema e ogni epoca. Sempre con una certa faziosità: firmò la lettera contro Benedetto XVI all’università, ma coccola i compagni di Askatasuna. E quante malignità (tutte post mortem) su Gianpaolo Pansa.Cognome e nome: Barbero Alessandro. Aka - conosciuto anche come - Barbero & Champagne. Premio Strega 1996 per Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo (650 pagine, Mondadori 1995).1994. A caccia di un editore, recapita le prime 50 pagine agli addetti ai lavori. Gli risponde Aldo Busi, in brodo di giuggiole: «Questo è il libro sul Settecento di Umberto Eco. Se Eco sapesse scrivere!» (provocazione che l’autore de Il nome della rosa ovviamente ignorò). «L’incontro con l’autore di Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) è stato una sorta di accelerazione vitale per il filiforme professorino torinese», così Mirella Appiotti in un Tuttolibri del 1995.Busi lo fa convocare a Segrate, quartier generale Mondadori. Con un diktat: «Non si deve tagliare neppure una riga, bisogna pagare bene». Quanto? 100 milioni di lire di anticipo e il 15% di diritti. Una cifra monstre, quanto la lunghezza del romanzo. Chiudono a meno, «ma la partenza è comunque alta». Buon per lui. 2008. Il suo nome si ritrova tra i firmatari del manifesto, promosso da Angelo d’Orsi, di solidarietà ai 67 professori critici per l’invito della Sapienza a papa Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’anno accademico.Febbraio 2024, alla Stampa: «Torino fa bene a salvare Askatasuna, bene comune. I centri sociali sono una ricchezza». Perché? «Promuoverli è un esercizio in perfetta combinazione con l’essenza di una democrazia liberale: la convivenza tra diversità». Interessante. Askatasuna sì, Ratzinger no. Forse perché troppo «diverso», vai a sapere.Barbero. Insigne studioso del medioevo, già docente all’università degli studi del Piemonte Orientale di Vercelli.Per questo ospite chez Piero Angela a Superquark (hanno anche firmato un libro insieme: Dietro le quinte della storia. La vita quotidiana attraverso il tempo, Rizzoli 2012).«Il docente di storia più amato da social, tv e podcast va in pensione», così il Tgr nel gennaio 2024. Noooo, avranno pensato le folle adoranti dei suoi followers. E mo’? Chi ci svelerà gli arcani di fatti & misfatti, dalla creazione ai giorni nostri? Tranquilli: lasciata la cattedra (è del 1959), ha continuato a tenere in mano il microfono.Oggi abbondano gli storici prêt-à-porter, che ti spiegano il conflitto russo-ucraino, o la tragica matassa mediorientale, «in poche parole».Come i due stravenduti bigini su quelle questioncelle (do you remember le edizioni Bignami?) di Marco Travaglio, con quella che è stata definita «una lezione di etica di giornalismo».Urca. A me sono apparse più che altro due paraculesche operazioni di marketing, ma sono pragmatico e m’inchino all’articolo quinto: «Chi fa i soldi ha vinto».Barbero stella del Web. Quando viene annunciata urbi et orbi l’epifania del Prof, c’è la corsa ad accaparrarsi un posto al sole.«Polverizzati in 4 minuti i ticket per Barbero al Festival della Mente 2024», così il sito cittàdellaspezia.com nel giugno 2024. «Tutti in coda per Barbero», ha fatto eco la Gazzetta di Parma nel settembre 2024. «Niente posti né in teatro né nell’area esterna. Niente lista d’attesa organizzata (?). E attenzione: per questo evento non è prevista la sessione di firmacopie», ciumbia, è stata l’avvertenza per l’happening dello scorso 4 giugno a Pontedera.Barbero. Una rockstar della parola, altra etichetta abusata, anche per altri.Certo, bisognerebbe sempre tenere a mente la strofa di Lucio Battisti e Giulio Rapetti Mogol, «l’applauso per sentirsi importante / senza domandarsi: per quale gente?», ma non mischiamo la cultura «alta» con citazioni pop «basse».«Barbero superstar» (aridanga), titolo della Stampa del 27 febbraio 2024. Sommario: «Gli studenti del liceo Alfieri l’hanno invitato per un dialogo su storia e attualità nella giornata di autogestione, selfie e autografi». «Cosa fa di diverso dai suoi colleghi per essere così amato?», è la ficcante domanda di uno, al cospetto del suo influencer preferito. «Il docente ha la risposta pronta: “Sono più bravo degli altri”. Risate in sala», davanti alla vanità dissimulata da autoironia. E infatti la cronaca continua così: «Aggiunge Barbero: “Mostro la passione che provo, e mi piace stare sul palcoscenico”», maddai, chi l’avrebbe sospettato.«Ultima domanda, una studentessa: “Abbiamo parlato di Carlo Magno, ma lei cosa mangia a colazione?”», che neppure Barbara D’Urso ai tempi. «Speck e formaggio, e poi tè con biscotti», e mancava gli chiedessero la ricetta per fare un’ottima bagna càuda.Che non è una battuta. Rimiratelo su YouTube all’università di scienze gastronomiche di Pollenzo (Bra, Cuneo), dove nel giugno 2024 ha intrattenuto l’uditorio sul... sushi.Effetto dell’autoreferenzialità del sistema mediatico: tu ti affermi come eccellenza in un campo, cominci a essere «seguito», e poi ti cercano a destra e a manca come oracolo in grado di affrontare qualsiasi materia.Facendo lo slalom tra i titoli dei suoi video in Rete: «La storia dei cognomi». «L’esistenza di Gesù». «La guerra civile americana». «La peste nera». «L’autunno caldo». «La vita sessuale del clero medievale». «La guerra di Troia». «Auschwitz». «Perché Russia e Ucraina si odiano». «Richard Sorge, nome in codice Ramsey, spia dei sovietici». «Il conflitto delle Fakland». «Il regno di Israele non è mai esistito». «Perché le guerre fanno bene solo agli Usa?». «Michail Bulgakov». «Madre Teresa di Calcutta». «La crisi finanziaria francese come causa della Rivoluzione». «Le Brigate Rosse e Aldo Moro». «Le streghe di Salem». «Il denaro e le donne» (eh?!?). «Come ragionano gli italiani?».Insomma: Barbero Laqualunque.Dai toni però sempre vagamente esagitati, che lo rendono autorevole alle orecchie degli adepti.Non rompete il ca**o al professor Barbero: contro di lui non avete speranze, mi provocherebbe a questo punto l’estensore dell’articolo così titolato sul sito Mowmag.com.Incipit fulminante: «Chiunque si metta in testa di attaccare Barbero dovrebbe semplicemente mettere in conto che farlo equivale a tamponare una macchina ferma al semaforo rosso: ti fai male, distruggi l’auto e alla fine devi pure pagare la multa. Sei scemo tre volte», certificando così che il prossimo step che attende l’Indiscutibile è la beatificazione («nessuno tocchi Barbero» suona comunque stravagante in un Paese in cui si fanno le pulci ai discorsi di Sergio Mattarella, e financo alle prime esternazioni di Leone XIV, ma tantè). Che c’è di male nel dotto eclettismo barberiano? Nulla. Se non che pare di trovarsi davanti a un erudito juke-box. Schiacci un tasto, e lui ti canta il ritornello che va per la maggiore. Per esempio: «no al riarmo», come ribadito - con un video presentato nientepopodimeno che da Giuseppe Conte (me cojoni) - alla piazza convocata con tale slogan il 5 aprile scorso, con Lady Roccaraso, la tiktoker Rita De Crescenzo, a spellarsi le mani.E dire che nel 1995, da ex giovane iscritto alla Fgci (moi aussi) e sé dicente uomo di sinistra, sosteneva: «Sono con la contestazione contro la guerra. Tuttavia, da realista, mi sembra impensabile l’idea che si possa ipotizzare oggi uno Stato privo di una forza militare. Ecco: è il pacifismo totale, quello di estrema sinistra, che mi dà fastidio».Vabbe’, ’a Piro’, ma cche t’ha fatto de male Barbero, porello..., sbotterebbero ora i miei sette lettori trasteverini.Ha portato un attacco volgare al mio mentore Giampaolo Pansa.In vita? Non mi risulta, il video è del 2022 e Pansa è scomparso nel 2020.Riferendosi a Il sangue dei vinti, e agli altri suoi libri «spregevoli», l’Intoccabile ha usato un linguaggio da bettola: solo l’idea di prenderne in mano uno gli fa venire «il rigurgito» (l’audio è sul Web).«Non intendo spendere neppure mezz’ora del mio tempo» a sfogliare quella robaccia, singolare affermazione in bocca a un intellettuale, in teoria cultore della eterogeneità, in nome dei principi liberali evocati per Askatasuna di cui sopra. Ma vogliamo parlare delle sue scomposte illazioni?In sintesi: Pansa era di sinistra, a cosa si deve la sua conversione? E poi: l’avrà mica fatto «cinicamente» per soldi? Dubbio insultante, cui si potrebbe obiettare: sa, Prof, non tutti sono pronti a salire su un palco o andare in tv per monetizzare la propria fama.Quando a Pansa fu messo in mano un assegno in bianco per andare a dirigere Il Giornale di Silvio Berlusconi, per dire, ringraziò per la stima Fedele Confalonieri, ma rifiutò. Perché «con la mia storia professionale non posso essere il direttore del vostro quotidiano». Barbero chiude con un altro sgangherato interrogativo: «A uno con i volumi di Pansa in bellavista sullo scaffale, chiederei: ma tu avresti preferito che avessero vinto quelli delle camere a gas?».Davanti a tale raffinata analisi non potevo che ritirarmi in buon’ordine. Con una granitica convinzione.Meglio un Pansa capace di inoltrarsi nei suoi e nostri «luoghi oscuri», che cento Barbero pigramente adagiati - tra una conferenza sul kebab e una lectio magistralis sugli accoppiamenti «biblici» dei monaci tibetani - su presunzione, frasi fatte e luogocomunismo da social.
        Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
    
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