2024-05-10
Scatta l'ora X per il ritorno al finanziamento pubblico ai partiti
True
Ansa
Dopo le Europee per il Pd (e non solo) i partigiani del ritorno al finanziamento pubblico dei partiti potrebbero andare di nuovo all'assalto. Forti delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni amministratori e politici di rilievo nazionale, a partire da quella che sta investendo il governatore ligure Giovanni Toti, dopo un decennio di attesa sorniona e taciturna hanno affilato le armi e, sostenendo che i finanziamenti illeciti da imprenditori e privati sono una conseguenza del buco creato dall'abolizione delle elargizioni pubbliche, si stanno preparando.
Dopo le Europee per il Pd (e non solo) i partigiani del ritorno al finanziamento pubblico dei partiti potrebbero andare di nuovo all'assalto. Forti delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni amministratori e politici di rilievo nazionale, a partire da quella che sta investendo il governatore ligure Giovanni Toti, dopo un decennio di attesa sorniona e taciturna hanno affilato le armi e, sostenendo che i finanziamenti illeciti da imprenditori e privati sono una conseguenza del buco creato dall'abolizione delle elargizioni pubbliche, si stanno preparando.E lo faranno partendo da Palazzo Madama, dove un ddl presentato dal dem Andrea Giorgis ha fatto passi avanti in commissione, superando la fase delle audizioni e del mandato al relatore, nella persona del senatore di FdI Andrea De Priamo. Il cammino della legge, sulla quale si sono via via registrate le timide aperture del centrodestra, è attualmente in stand-by perché nella prima commissione del Senato sono approdati in un breve arco di tempo prima il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata, quindi quello Casellati sull'elezione diretta del premier. Verosimilmente, dopo lo smaltimento dei decreti in scadenza, arriverà il momento del ddl Giorgis.Cosa contiene la proposta? La filosofia è quella di operare discretamente per evitare il rischio impopolarità, dato che i suoi firmatari sanno benissimo che la maggioranza dei cittadini italiani non vede di buon occhio il ritorno al finanziamento pubblico dei partiti. Si propone quindi di agire sul due per mille, aumentandone però il plafond totale riservato alle forze politiche, che attualmente è di 25 milioni. Se passasse la legge Giorgis, infatti, il tetto sarebbe innalzato a 45 milioni, ma c'è un ulteriore meccanismo che farebbe lievitare le risorse destinate ai partiti: oggi i soldi del due per mille dei contribuenti che non operano alcuna scelta vanno a finire allo Stato e non vengono - come accade per l'otto per mille – redistribuite proporzionalmente tra chi figura nel registro dei beneficiari. Il ddl Giorgis, invece, se approvato, dirotterebbe il cosiddetto «inoptato» dalle casse dell'erario (cioè di tutti i cittadini) a quelle dei partiti, moltiplicando esponenzialmente i soldi destinati a quelli più grandi e che possono contare su un apparato più efficace nel drenaggio delle donazioni dei contribuenti, tra i quali evidentemente primeggia il Nazareno, che curiosamente con Enrico Letta premier e sotto la pressione dell'allora segretario Matteo Renzi fu il partito che abolì il finanziamento pubblico. Ma anche Forza Italia, che non può più contare sul sostegno economico senza limiti di Silvio Berlusconi, sta guardando con attenzione alla possibilità di un'estensione dei fondi pubblici, così come negli ultimi giorni, da Fratelli d'Italia le voci di alcuni dirigenti (come Giovanni Donzelli) lasciano intendere che nemmeno a via della Scrofa dispiacerebbe un maggior introito pubblico. La questione, come detto, è politica, e sembra difficile che il premier Giorgia Meloni, molto attenta all'impatto di questo tipo di iniziative sull'opinione pubblica, possa dare l'ok all'approvazione del ddl Giorgis. Neanche ai grillini dispiacerebbe avere un po' di soldi pubblici, come attestano le frasi dell'ex-ministro Stefano Patuanelli di qualche mese fa, ma in questo caso si tratterebbe di un dietro-front politicamente folle, dopo la stagione anti-casta che ha portato a provvedimenti come il taglio dei vitalizi (poi annullato) e dei parlamentari. Non a caso, Giuseppe Conte ha fustigato pubblicamente Patuanelli all'indomani delle sue frasi. In politica, però, come è noto non bisogna mai mettere limite alla Provvidenza. Anzi, alle provvidenze, soprattutto se pubbliche.
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