2019-09-13
Ritocchino al reddito di cittadinanza. Soldi facili a 500.000 stranieri in più
Il ministero del Lavoro vuole ammorbidire i criteri che regolano l'erogazione del denaro ai non italiani. La Lega si era sempre opposta: fu uno dei motivi della rottura con i pentastellati. Però adesso c'è il Pd.Pasquale Tridico, da quando si è insediato all'Inps, ha avviato una sua personale rivoluzione, o meglio riorganizzazione dell'ente. Molte energie sono dedicate a temi come povertà e salario minimo, in modo da rendere l'Inps una sorta di ministero ombra. In ogni caso il mandato dei gialloblù era presidiare il reddito di cittadinanza, blindarlo e al tempo stesso difendere (senza troppo impegno) l'evoluzione di quota 100. L'altro ieri la Ragioneria dello Stato ha rilasciato un documento per smontare le norme leghiste anti Fornero. «Quota 100 costerà 63 miliardi da qui al 2036. E se fino allo scorso anno si era notata una riduzione dell'incidenza sul Prodotto interno lordo, questa riprenderà a salire mangiandosi il 15,9% della ricchezza nazionale», spiegano i tecnici, aggiungendo che «nel biennio 2020-2021, la misura varata dal precedente governo comporterà un aggravio pari a 0,5 punti di Pil, che equivalgono a poco meno di 8,8 miliardi di euro l'anno, dopo di che scenderà progressivamente, ma in media si attesterà intorno allo 0,2», corrispondente a circa 3,5 miliardi l'anno per 18 anni. In pratica l'analisi della Ragioneria, contenuta nel rapporto sulle «tendenze di medio lungo periodo» del sistema previdenziale, ribadisce anche un calcolo usato lo scorso anno dalla sinistra per smontare l'intervento leghista: l'uscita anticipata a 62 anni di età e 38 di contributi comporta assegni più poveri rispetto a chi esce con 67 anni. In realtà, il calcolo vale solo sul breve termine, la somma spalmata sull'intera vita pensionistica crea un aumento complessivo tutto a favore del cittadino. Ieri Tridico, da un convegno, ha risposto ai tecnici. Su quest'ultimo punto non ha obiettato nulla. Mentre sul costo complessivo di quota 100 ha alzato il dito. «Sinceramente sono abbastanza sorpreso di questi 63 miliardi, è un dato sovrastimato, probabilmente si intende che qualcuno che va in pensione oggi con quota 100 continuerà a prendere una pensione in futuro ma questo lavoratore sarebbe comunque andato in pensione a 67 anni», ha spiegato senza dedicare troppo energie alla difesa di quota 100, sebbene quello dei 67 anni non sia un dettaglio da poco. In effetti poco dopo il Mef ha smentito il dato. Parlando però con i giornalisti, Tridico si è lasciato scappare una notizia sostanziale, che riguarda il reddito di cittadinanza. «C'è un decreto in costruzione al ministero del Lavoro che interpreta il dettato del decreto 4 del 2019, ovvero che dovrà essere emanato un decreto con la lista di Paesi stranieri per i quali non bisogna avere documentazione aggiuntiva», ha sottolineato il presidente dell'Inps, a proposito del ricorso depositato da alcune associazioni al tribunale di Milano per sbloccare il reddito di cittadinanza per i cittadini stranieri. «C'è stato un cambiamento di governo e quindi il nuovo ministro prenderà in consegna questo nuovo decreto e deciderà se portarlo avanti o no», ha aggiunto Tridico senza altre valutazioni di merito né di sostanza. Attorno al tema dei cittadini stranieri che hanno diritto all'assegno grillino si era già sviluppata una intensa diatriba tra Lega e M5s. Era lo scorso gennaio quando il decreto ha aperto una delle tante brecce dell'alleanza. La Lega avrebbe voluto ridurre al minimo la possibilità di erogare ai nuclei familiari stranieri, i grillini hanno nicchiato. Luigi Di Maio ha - in più occasioni - spiegato che avrebbero esteso a chi è residente da 5 anni, poi invece era salito a 10. Generando un po' di confusione. Tutto perché la bozza iniziale del decreto aveva individuato un enorme numero di famiglie straniere aventi diritto (in base all'Isee) all'assegno. Si è così ricorsi a interventi tecnici in modo da portare i nuclei con diritto a 150.000 unità su un totale di circa 1,3 milioni di famiglie con requisiti. Spesa complessiva poco meno di 1 miliardo. Adesso che i leghisti sono stati sostituiti dal Pd, pronti via e il reddito sarà più facile per altri 500.000 stranieri. L'annuncio di Tridico spiega che rimuovendo l'obbligo di depositare una lunga sfilza di documenti (relativi ai beni mobili o immobili detenuti nel Paese di origine) e ritoccando il periodo minimo obbligatorio di permanenza, si passerà in un solo colpo a 265.000 nuclei familiari in più, che tradotto fa circa mezzo milione di persone. Sempre che non salti fuori qualche altro migliaio di nuclei familiari stranieri a oggi non censiti tramite Isee. La strada porta nell'immediato a una spesa aggiuntiva di circa 600 milioni di euro e a un ritorno dell'epoca d'oro delle Ong. A spingere in questa direzione sono infatti associazioni come il Naga, che a Milano si sono rivolte ai giudici per far decadere quello che in gergo è chiamato l'emendamento «Lodi». Si tratta proprio di ciò che secondo Tridico starebbe per saltare: cioè la certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall'autorità consolare italiana attestante la situazione reddituale e patrimoniale all'estero nonché la composizione del nucleo familiare. Secondo le associazioni si tratterebbe «di una richiesta già di per sé illegittima (l'Isee viene già rilasciato dopo le verifiche dell'Agenzia delle entrate) e comunque spesso impossibile da soddisfare per l'inesistenza, nei Paesi di provenienza, di un adeguato sistema di certificazione». Non lasciatevi ingannare. Non è per nulla un dettaglio. Aprirà la strada a un nuova ondata di assegni e soprattutto farà cadere il filtro dei controlli. Nessuno sarà in grado di dimostrare se chi fa domanda di reddito in realtà in patria non sia proprietario di palazzi o possedimenti. Così alla politica dei porti aperti si sommerà anche quella dei portafogli da riempire.