2021-04-23
Ristoratori beffati, sport a rischio. Il decreto è zeppo di contraddizioni
I locali senza dehor non riapriranno, alle palestre toccheranno regole su distanze e sanificazioni inesistenti altrove. E il coprifuoco può stroncare pure gli spettacoli. L'ad dell'Arena di Verona: «Una sentenza di morte».Rispetto alla bozza, il decreto approvato presenta solo alcune modifiche che riguardano le fiere (avranno ripartenza anticipata al 15 giugno) e la scuola in presenza alle superiori, con lezioni portate dal 70 al 100% nelle zone gialle e arancioni (dal 50 al 70% in quelle rosse). Le altre misure urgenti seguono il cronoprogramma stabilito dal governo per la progressiva eliminazione delle restrizioni, mantenendo l'assurdo coprifuoco delle 22. Un limite pesantissimo per la ristorazione, le attività sportive, il mondo dello spettacolo e che penalizza i lavoratori (mica possono andare al cinema o mangiare una pizza alle 7 di sera) ma anche i giovani, i pensionati che malgrado l'arrivo della bella stagione devono rinunciare a camminate o a partite a calcetto per chiudersi in casa. Come se il Covid, al buio, facesse più danni. Scorrendo il nuovo decreto, incongruenze non mancano. In zona gialla, da lunedì prossimo riaprono bar e ristoranti a pranzo e a cena, ma solo all'aperto, con grave discriminazione verso chi non dispone dei dehor, ovvero gli spazi attrezzati con tavolini e sedie all'esterno. Secondo il Cts, la consumazione all'interno degli esercizi pubblici favorirebbe il contagio più di quanto accada nei supermercati, dove le persone indugiano davanti agli scaffali o al banco salumi, per non parlare delle code alle casse. Non c'è evidenza scientifica, infatti negli alberghi i ristoranti possono funzionare anche al chiuso per i clienti e senza limiti di orario. Forse negli hotel il virus non circola? Il 15 maggio potranno aprire in zona gialla anche nei giorni festivi e prefestivi «le attività degli esercizi commerciali presenti all'interno dei mercati e dei centri commerciali» e in altre strutture, mentre bar e ristoranti apriranno al chiuso solo dal primo giugno, fino alle 18. Il tempo di offrire la merenda e poi giù di nuovo le serrande. «Spostare il coprifuoco di un'ora, alle 23, permetterebbe ai ristoratori di affrontare con maggiore fiducia la ripartenza», ha scritto su Facebook l'immunologa Antonella Viola». «Così come aiuterebbe il mondo dello spettacolo, duramente colpito dalle restrizioni. E non cambierebbe invece nulla dal punto di vista dei contagi, a patto che continuino i controlli». Per gli spettacoli, il coprifuoco delle 22 è una beffa insopportabile. «Una sentenza di morte», l'ha definita Gianmarco Mazzi, amministratore e direttore artistico dell'Arena di Verona, pronto a lanciare la proposta che «il biglietto di un concerto, con data, nominativo, orario di inizio e di fine dell'evento possa valere come autocertificazione per tornare a casa dopo la fine dello spettacolo». Mazzi era preparato alla ripartenza in sicurezza fino a 6.000 presenze, adesso deve fare i conti con la limitazione a 1.000 spettatori per gli eventi all'aperto, introdotta dal nuovo decreto. «Non c'è base logica, non c'è stato approfondimento da parte dei tecnici», tuona l'ad, che per il 5 giugno ha programmato il primo concerto con il trio Il Volo, un omaggio a Ennio Morricone che andrà in diretta tv. Il decreto parla chiaro, «restano sospesi gli spettacoli aperti al pubblico» che non rispettano il numero massimo di persone consentite, quindi l'evento rischia di svolgersi non in presenza, con grande perdita d'immagine per l'avvio della stagione estiva dell'Arena. Al cinema e nelle sale da concerto sono previsti solo posti a sedere, su prenotazione e nel rispetto della «distanza interpersonale di almeno un metro» per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi. Come faranno a controllare se abitano sotto lo stesso tetto? Il personale di sala dovrà chiedere di mostrare i documenti alla coppia che ascolta la musica mano nella mano? Per lo sport non va meglio. Sempre nelle Regioni gialle, dal 26 aprile sono consentiti gli sport di squadra anche di contatto, come il calcetto e il basket. Non si potranno usare gli spogliatoi, e pazienza, ma chi può fare attività sportiva solo dopo l'orario di lavoro come può conciliare il tempo di una partita con gli amici con il rientro a casa, tassativo, alle 22? Le piscine riapriranno il 15 maggio, all'aperto, quindi chi abita al Nord può scordarsi di riprendere a nuotare se piove o fa freddo. Per le palestre bisogna aspettare il primo giugno, benché i titolari siano pronti a riprendere a lavorare nel pieno rispetto delle norme contro il contagio da Covid. Igienizzazione degli attrezzi e distanziamenti non sarebbero sufficienti, ma il governo sembra dimenticare quanto accade ogni giorno su bus, treni, metropolitane, dove il livello di rischio di contagio è molto più alto. Ne sanno qualche cosa gli studenti, che continueranno a muoversi su mezzi non controllati nella capienza massima al 50%. Parchi tematici e di divertimento resteranno chiusi fino al primo luglio e solo in zona gialla, però le manifestazioni fieristiche internazionali riprenderanno il 15 giugno. Le fiere sono importanti, ma non si capisce perché il protocollo di sicurezza dovrebbe funzionare con visitatori, in aree chiuse, e non negli spazi aperti dove i rischi di contagio sono infinitamente inferiori. «Si aprono i musei al chiuso già dal 26 aprile ma non i parchi faunistici all'aperto e i parchi avventura nei boschi», protestava pochi giorni fa sul Messaggero Giuseppe Ira, presidente dell'associazione e del parco tematico di Leolandia in provincia di Bergamo, sottolineando che le rigide misure di sicurezza «hanno dimostrato la loro efficacia già lo scorso anno». Anche lui, come tanti, è rimasto inascoltato.