2024-05-02
Ricciardi impazzisce (e racconta bugie) dopo il no dell’Italia al green pass Oms
Walter Ricciardi (Imagoeconomica)
Il tecnico: «Saremo fuori dalle reti di controllo delle malattie». Ma per quello ci sono fascicolo sanitario e centri di ricerca.Non è ancora chiaro se a esternare contro il governo di Giorgia Meloni riguardo la decisione dell’Italia di non aderire alla rete green pass dell’Oms sia stato l’attore comico Walter Ricciardi, attivo negli anni Ottanta e verosimilmente digiuno di politiche sanitarie, o il funzionario medico Walter Ricciardi, ex consigliere scientifico dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, dal 2020 al 2022 ed ex presidente dell’Istituto superiore di sanità italiano dal 2015 al 2018. Domanda lecita, vista la confusione espressa dal suddetto (che tra i vari incarichi è stato anche responsabile Sanità e tesserato di Azione di Carlo Calenda), intervistato sul via libera al decreto Pnrr passato al Senato con 95 voti favorevoli, 68 contrari e un astenuto.«Considero molto grave» ha dichiarato Ricciardi, «quello che è successo in Parlamento, con un voto che ha sancito come l’Italia sarà l’unico Paese che non aderisce alla rete globale di sorveglianza sanitaria, attraverso il no al cosiddetto green pass dell’Organizzazione mondiale della sanità. In questo modo», ha continuato l’ex consigliere di Speranza, «verrà tagliata fuori da tutti i meccanismi informativi di controllo. Questo ci isola notevolmente nei già non facili tentativi di sorveglianza e di prevenzione sanitaria». Ricciardi in realtà sembra non aver capito, o non aver voluto digerire, il senso del decreto passato al Senato e ora diventato legge. Come già anticipato dal ministro della salute Orazio Schillaci, infatti, l’Italia non è «tagliata fuori da tutti i meccanismi informativi di controllo», come sostiene Ricciardi, perché non è affatto uscita dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico, che è l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario dei cittadini assistiti, accessibile, dietro consenso, dal personale sanitario in caso di ricovero o di accesso al pronto soccorso. Il cosiddetto green pass globale, invece, è il sistema di certificazione digitale usato per la verifica delle vaccinazioni. L’Oms lo ha mutuato dall’Ue il 1 luglio 2023 con l’obiettivo di utilizzarlo per estendere il certificato internazionale di vaccinazione o profilassi, la cosiddetta yellow card. In pratica è una sorta di passaporto vaccinale; gli Stati possono aderirvi volontariamente e l’Italia ha scelto di non farlo.L’emendamento all’articolo 43 del decreto Pnrr, che ha consentito al nostro Paese di non aderire al green pass globale, nella versione originaria prevedeva «l’evoluzione della piattaforma nazionale del Digital green certificate e il collegamento della stessa alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms». Nella nuova versione, dall’articolo 43 è stata soppressa la parte iniziale del comma 1 - che si riferiva alle «eventuali emergenze sanitarie», alle «certificazioni sanitarie digitali […] dell’Oms» e alla «Piattaforma nazionale digital green certificate» - ed è stata sostituita da un rimando, per l’appunto, al fascicolo sanitario elettronico che esiste già dal 2012, cui confluiscono i dati sanitari dei cittadini italiani. Quanto al comma 2, modificato anch’esso, la precedente versione del decreto legge si riferiva espressamente alle certificazioni europee rilasciate a giugno del 2021 (poco prima che Mario Draghi istituisse in Italia il green pass, ndr), con un preciso richiamo all’infrastruttura dei certificati Covid Ue che - come aveva annunciato lo stesso premier italiano a marzo del 2022 - non sarebbe stata smantellata. «Vogliamo costruire una struttura permanente di preparazione», disse allora Draghi, «gradualmente questa struttura perderà il carattere di emergenza e acquisterà quello di ordinarietà». Ebbene, la nuova versione del decreto rimane orientata all’emissione di certificazioni - «sono individuate le modalità tecnologiche idonee a garantire il rilascio e la verifica delle certificazioni sanitarie digitali, in conformità alle specifiche tecniche europee e internazionali», recita il testo - e mantiene invariato il finanziamento della struttura tecnologica (3.850.000 euro per il 2024 e 1.850.000 negli anni successivi) destinandolo, però, non alla rete green pass dell’Oms ma, più genericamente, all’«individuazione e lo sviluppo di modalità tecnologiche idonee alla gestione di certificazioni sanitarie digitali».L’intemerata di Ricciardi appare dunque quanto mai fuori luogo tenuto conto, inoltre, che l’Oms Europa diretto da Hans Kluge sta per lanciare una rete paneuropea per il controllo delle malattie, composta da Paesi Ue ed extra Ue, per «rilevare, verificare e informare reciprocamente e rapidamente sulle nuove minacce per la salute, dalle malattie infettive emergenti alla resistenza antimicrobica». L’Italia non sarà dunque «isolata e autocondannata a navigare senza la bussola dei collegamenti internazionali», come lamenta Ricciardi ma, più semplicemente, non aderirà al green pass globale, facendo sua la campagna contro il passaporto vaccinale che La Verità promuove da tempo.«Sembra che non abbiamo imparato niente dal Covid», ha dichiarato Ricciardi. Ma a non aver imparato né studiato sembra lui.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)