2020-12-16
Ricciardi fa il dissidente di governo
Il consigliere di Roberto Speranza a giorni alterni lavora per l'esecutivo e ne prende le distanze. Tenendo un piede dentro Azione, partito d'opposizione, come un normale cittadino.Dottor Ricciardi e mister Walter, come nel folgorante romanzo breve di Robert Louis Stevenson. Come Jekyll e Hyde in lotta nello stesso corpo con umori opposti, nature contrastanti, un unico uomo stabilisce un singolare record della politica italiana: essere di lotta e di governo a giorni alterni, critico dell'esecutivo, ma anche suo consulente, animatore di un partito di opposizione, ma anche ispiratore delle strategie ministeriali che sottopone a severo giudizio. Da un lato infatti c'è il dottor Ricciardi, il medico stimato che ha assunto il ruolo pubblico di consulente del ministro Speranza. Dall'altro c'è mister Walter, il cittadino impegnato con un ruolo di responsabilità nel Comitato promotore di Azione, che come è noto è il movimento - oggi dato in crescita - dell'ex ministro Carlo Calenda. Come consulente Ricciardi approva, come cittadino Walter critica. Il che, come minimo, è singolare. Ma la contraddizione non sfugge agli osservatori più attenti, ad esempio quelli che scrivono sul profilo dell'ex ministro, rimproverando a Calenda questa ambivalenza di ruoli. Questo rito si ripete periodicamente, e persino il leader di Azione, piglio da lottatore di sumo quando lo attaccano sui social, si ritrova a rispondere in una puntata di imbarazzo a queste frecciate. Ecco una delle tante risposte alle critiche sul suo compagno di partito: «Ricciardi», scrive Calenda, «lavora in Azione da prima della pandemia. Con lui abbiamo fatto il piano per la sanità nel 2019. Aiuta Speranza in particolare sulle questioni internazionali. È autore di tutte le proposte sulla sanità durante la crisi e non di rado ha dissentito con il governo apertamente». Il che ci porta alla conferma del paradosso di cui parlavamo: per difendere Ricciardi, Calenda deve sottolineare che critica il governo di cui è formalmente consulente. D'altra parte anche l'interessato non è da meno. Sabato scorso a Otto e mezzo, per spiegare i dati di mortalità in Italia ricordava di aver denunciato i disastri e i mancati finanziamenti della sanità italiana in ben due libri. Ma molti ricordano che in quegli anni lui non era certo all'opposizione: era direttore dell'Istituto superiore di sanità (dal 2015 al 2018) occupando cioè una poltrona di nomina governativa (non certo occupandosi di un comitato di opposizione). È vero che da quel posto - come raccontò Federico Fubini - se ne andò sbattendo la porta nel gennaio del 2019, e criticando l'esecutivo (non quello che lo aveva nominato, ovviamente): «Lascio l'Istituto superiore sanità, il governo ha posizioni antiscientifiche». Ma prima la sua verve polemica non si era manifestata. Quindi ricapitolando: oggi denuncia il taglio dei finanziamenti alla sanità praticato durante il governo Monti (ma si è impegnato nella sua lista civica), ieri è stato nominato nell'era Renzi (dove questi disinvestimenti sono proseguiti senza che si ricordino sue proteste), oggi diventa da ultimo calendiano, ma si tiene la nomina nel ministero in quota Leu. Un genio. E riuscì anche in un'altra meravigliosa manovra acrobatica, quando finì nel comitato scientifico accreditandosi come rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità, e fu così considerato, fino al giorno in cui, con un inconsueto comunicato, l'Oms non dichiarò la propria estraneità alle vicende di Ricciardi in una clamorosa presa di posizione: «Non lavora per l'agenzia e non la rappresenta», scrisse l'organizzazione un una nota nel maggio del 2020, «invitiamo i giornalisti a evitare espressioni che suggeriscano che il professor Ricciardi lavori per l'Oms o che la rappresenti». Una precisazione che aveva un che di clamoroso, sia per i toni, che per i modi, sia per il retroscena che rivelava, quella di una sorta di appartenenza non gradita. Ma in questo Ricciardi rivela la sua straordinaria capacità di ricoprire ruoli, probabilmente figlia di una brillante e precedente carriera pubblica: «Sono un medico prestato all'interpretazione dei dati epidemiologici», dice oggi di sé. Ma è stato anche, come è noto ai veri cinefili, un attore di successo nel cinema italiano, e vero principe in quel filone che sbancava al botteghino, nel prolifico genere dei camorra movie degli anni Ottanta. A fianco di Mario Merola nel memorabile Il mammasantissima (recitava il ruolo di Roberto), e prima protagonista nell'indimenticato Ultimo guappo, dove sempre accanto a Merola era Roberto Aliprandi, figlio del boss. In questi tempi confusi e interessanti, pieni di nuovi personaggi, oggi Ricciardi ha un ruolo serioso e importante. Ma anche lui dovrà scegliere: o all'opposizione con Calenda. O al governo con Speranza, perché tertium non datur, anche su questo palcoscenico lunare e folle della pandemia che stiamo vivendo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)