2024-01-22
Riccardo Tsa-Nan Lin: «Taiwan non teme l’ira del Dragone»
Il rappresentante di Taipei a Milano: «Se il bullismo militare e diplomatico di Pechino voleva cambiare il corso delle elezioni ha fallito. Il rischio dell’invasione è reale, per scongiurarlo le democrazie devono farsi sentire».Le ultime elezioni presidenziali taiwanesi hanno rappresentato un duro schiaffo per Pechino. A vincere è stato infatti l’attuale vicepresidente, Lai Ching-te: esponente del Partito progressista democratico e fautore di una linea guardinga nei confronti del Partito comunista cinese. Per cercare di comprendere meglio la situazione, La Verità ha deciso di intervistare Riccardo Tsan-Nan Lin: direttore generale dell’Ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia, per la sede di Milano. La Cina ha effettuato pressioni su Taiwan nelle settimane precedenti alle elezioni. Che cosa dovrebbero fare gli Usa e l’Occidente per dissuadere Pechino dal compiere queste azioni?«La Cina ha sempre cercato di influenzare l’opinione pubblica taiwanese lasciando credere che una scelta diversa da quella da lei proposta potesse determinare la pace o la guerra. Durante queste elezioni, ha continuato a ricorrere a intimidazioni militari, coercizione economica, bullismo diplomatico, pressioni politiche, operazioni cognitive e promozione dell’integrazione e della riunificazione senza precedenti. L’esito delle elezioni di sabato mostra che il regime autoritario non ha vinto, nonostante le numerose pressioni. Taiwan, infatti, considera la democrazia un valore universale che va protetto a ogni costo. Il nostro Paese continuerà anche a collaborare con gli altri partner democratici per combattere l’espansione degli autoritarismi».Prosegua.«Più di 80 governi e più di 700 personalità politiche hanno espresso le loro congratulazioni per i risultati delle elezioni presidenziali, affermando la maturità e la stabilità dello sviluppo democratico di Taiwan e auspicando ulteriori colloqui con l’isola su economia, cultura, istruzione, scienza e tecnologia. Inoltre, i Paesi alleati di Taiwan, primi fra tutti gli Usa, il Giappone e i Paesi europei, invieranno più di dieci delegazioni per esprimere le loro congratulazioni dopo le elezioni, dimostrando con azioni pratiche il loro sostegno alla Taiwan democratica. Comunque, non si può ignorare che al giorno d’oggi ciò che succede in un Paese ha effetti sugli altri. Quanto accaduto con lo scoppio della pandemia ne è un esempio lampante. E, se Taiwan dovesse essere sopraffatta, ciò rappresenterebbe una sconfitta per ogni democrazia: è questo il motivo per cui chiede ai Paesi con cui condivide gli stessi valori di sostenerla, di consentirle la partecipazione alle organizzazioni internazionali e di non lasciarla sola».Dopo le elezioni, Pechino ha parlato di «riunificazione inevitabile». Come giudica queste parole?«Taiwan ha piena sovranità sul suo territorio, ha il suo governo, il suo Parlamento e la sua moneta; dunque, il suo avvenire può essere deciso solo dal popolo taiwanese in quanto Paese democratico e libero. Il risultato di questa elezione è il frutto della volontà dei cittadini ad autodeterminarsi e, sebbene la Cina abbia tentato più volte di intervenire con più forza che mai attraverso l’intimidazione militare, la coercizione economica e la diffusione di disinformazione, non ha il diritto di scegliere al loro posto».Lei ritiene concreto il rischio di un’invasione di Taiwan da parte di Pechino nel breve termine? «La minaccia della Cina è reale e lo dimostra il fatto che solo il giorno dell’apertura dei seggi elettorali, otto jet e sei navi militari cinesi accerchiavano l’isola. Inoltre un aereo, modello Y-8 Asw, è entrato nella zona di Sudovest dello spazio di difesa, mettendo in allerta le forze armate taiwanesi. Il Paese convive da tempo con questa minaccia, ma grazie al fondamentale appoggio degli Usa e degli altri Paesi like minded e in seguito alle gravi conseguenze dell’invasione russa in Ucraina, non ritengo probabile un’invasione cinese nel breve termine. Per scongiurare in maniera definitiva tale possibilità, occorrerebbe che tutti i Paesi democratici che beneficiano in vari modi dei rapporti con Taiwan, prendano una posizione decisa in tal senso. Il Paese è un hub del trasporto marittimo (oltre il 50% dei mezzi transitano attraverso lo Stretto di Taiwan) e fornisce il 90% dei semiconduttori ad alta tecnologia, utili alle principali aziende internazionali. Se Taiwan dovesse essere attaccata, gli effetti colpirebbero le economie di intere nazioni e la sicurezza mondiale».Il nuovo presidente taiwanese proclamerà l’indipendenza di Taipei?«Come ha affermato il presidente Lai Ching-te, “non è necessario dichiarare l’indipendenza perché Taiwan è di fatto un Paese sovrano e indipendente”. Lai è determinato a proteggere Taiwan dalle interferenze cinesi, ma è intenzionato a mantenere lo status quo in quanto è un valido compromesso per salvaguardare la pace tra i due Paesi che si affacciano sullo Stretto. Questo modus operandi è condiviso dalla larga fetta della popolazione che lo ha votato».L’Italia ha abbandonato la Belt and road initiative. Secondo lei, ci sono opportunità di collaborazione economica tra Roma e Taipei per contrastare eventuali ritorsioni da parte di Pechino? «Bisogna premettere che Taiwan non considera la Cina un nemico da contrastare, nonostante subisca costanti intimidazioni. Sono però evidenti le posizioni ideologiche che contrappongono un governo autocratico a un governo democratico. Principalmente in ciò consiste l’inconciliabilità tra le due parti. Normalmente le relazioni tra i vari Paesi si basano soprattutto su interessi nazionali. Dunque non vi è alcuna prova che il motivo per cui l’Italia si sta allontanando dalla Belt and road initiative sia legato al rafforzamento della cooperazione economica e commerciale con Taiwan, o che tale allontanamento porterà dividendi alle relazioni economiche tra Taiwan e l’Italia. Le capacità high tech di Taiwan si collocano tra i leader mondiali: con il 90% della sua capacità produttiva di wafer (lamine su cui vengono realizzati i chip, ndr) semiconduttori avanzati, Taiwan occupa una posizione di rilievo nella catena di fornitura globale. I rapporti commerciali tra Taiwan e l’Italia sono sempre più stretti e nel 2022 gli scambi hanno raggiunto complessivamente circa 6,24 miliardi di dollari, con un incremento dell’11,83%». Continui pure. «L’Italia rimane ancora il terzo partner commerciale di Taiwan nell’Ue dopo Germania e Paesi Bassi. Oltre all’investimento di Globalwafers nello stabilimento della società Memc di Novara per la produzione di wafer in silicio, ci tengo a menzionare la partnership tra Foxconn e Fiat Chrysler Stellantis per progettare e commercializzare nuovi semiconduttori flessibili destinati al settore automotive. Il gruppo industriale Walsin Lihwa corporation, inoltre, è entrato nel capitale sociale della Cogne acciai speciali con una quota del 70% e un investimento di 225 milioni di euro».Può darmi un quadro generale?«Taiwan importa dall’Italia beni per un valore di 3,34 miliardi con un aumento del 10,95%, tra cui macchinari elettronici, strumenti e apparecchi per la misurazione o il controllo di wafer o dispositivi semiconduttori e dei relativi accessori. Importa inoltre medicamenti, preparati antitumorali, articoli in pelle o in pelle ricostituita. Taiwan, invece, esporta in Italia beni per un valore di 2,9 miliardi con un aumento del 12,86%, tra cui acciai laminati piatti, prodotti in ferro, parti e accessori di veicoli, motocicli e biciclette elettriche. La struttura economica e industriale dei due Paesi è simile, dominata da piccole e medie imprese. L’interesse di Taiwan verso l’Italia è alto e i nostri Paesi si devono ancora conoscere a fondo. Noi vorremmo fare da tramite per migliorare l’interazione tra le aziende e far nascere nuove sinergie, accompagnando le imprese taiwanesi in Italia per supportarle a farsi strada nei mercati d'Europa e sostenere allo stesso modo le imprese italiane a Taiwan come porta d’accesso ai mercati asiatici. Ritengo importante però che l’Italia adotti provvedimenti volti ad attrarre gli investitori taiwanesi, diminuendo le tasse e introducendo agevolazioni da parte dei governi locali per velocizzare i lavori amministrativi. La creazione di questo ufficio di rappresentanza ha dato una spinta più potente alle già forti relazioni tra Taiwan e l’Italia. In futuro fungerà da ponte per promuovere anche quei progetti industriali, commerciali ed economici che stanno a cuore a entrambi i Paesi».Ritiene possibile una cooperazione tra Italia e Taiwan nel settore dei microchip? «La disponibilità di Taiwan a cooperare con l’Italia nel campo dei semiconduttori è concreta: occorre trovare punti di contatto che siano reciprocamente vantaggiosi. Ad esempio, l’azienda GlobalWafers è il terzo fornitore di wafer di silicio al mondo e ha sedi nelle città di Merano e Novara, mentre Memc Electronic Materials Spa, parte del gruppo, è attiva dalla fine degli anni Settanta e impiega circa 800 persone. Nel 2022, GlobalWafers aveva annunciato che Memc avrebbe costruito una nuova linea di produzione di wafer da 12 pollici, che si avvale di una tecnologia di processo ad alto valore aggiunto, diventando la prima fabbrica di wafer da 12 pollici in Italia. Si tratta di un investimento di 300 milioni di euro, che ha prodotto anche l’assunzione di ulteriori 100 dipendenti. Dunque, significativi rapporti di cooperazione sono già stati avviati e le prospettive future sono molto positive».