2025-03-30
Con la scusa dell’euro-riarmo vogliono far cadere il governo
Giorgia Meloni (Getty Images)
L’esecutivo, giunto a metà legislatura, con le sue posizioni su Ucraina e dazi è visto come un intralcio ai piani di Macron e Merz. E, se finisse il mandato, potrebbe rivincere e scegliere il primo capo di Stato non di sinistra.Il governo ha superato la prima metà della legislatura: un successo. Nella storia repubblicana, infatti, non sono molti gli esecutivi che possono vantare una vita superiore a due anni e mezzo, tant’è che dal 1948 a oggi quello guidato da Giorgia Meloni è al momento quinto per longevità.Se si includono il governo Parri e i quattro governi del periodo costituente, vuol dire che dal 1945 ad oggi su 70 governi 65 hanno avuto vita breve, se non brevissima. Nel 1954, Amintore Fanfani durò appena 22 giorni e nel 1953 l’esecutivo guidato da De Gasperi riuscì a sopravvivere per soli 32. Risale all’epoca la definizione di «governi balneari», che si reggevano giusto il tempo di superare l’estate e, talvolta, neppure quella. Ci sono legislature, come la seconda, la quinta e l’ottava, che hanno visto nascere e morire anche sei esecutivi, con una media di uno ogni dieci mesi. In ottant’anni solo una volta la vita di un governo ha coinciso con l’inizio e la fine del Parlamento: successe con Prodi, tra il 2006 e il 2008, ma soltanto perché a causa dell’impossibilità di trovare una nuova maggioranza, e nominare un nuovo presidente del Consiglio, le Camere furono sciolte in anticipo e si tornò alle urne.Ho fatto questo breve riassunto di storia patria per spiegare che l’instabilità dei governi è una malattia nazionale, molto diffusa negli anni della cosiddetta Prima repubblica, ma non estinta neppure nella Seconda. Nella legislatura che ha preceduto quella in corso, infatti, i governi sono stati tre: due guidati da Conte e uno da Draghi. E pensate che il Parlamento è stato sciolto con mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale. Insomma, quello di mandare a casa gli inquilini di Palazzo Chigi è un vizio consolidato, dovuto a molti fattori. In primis, all’attitudine degli onorevoli a cambiare casacca a seconda delle convenienze, ma non solo. Sulla durata dei governi incidono pure gli interessi e le pressioni di poteri esterni alle Camere. E non di rado anche interventi a gamba tesa di altri Paesi. Ne abbiamo avuto prova nel 2011, quando Berlusconi fu mandato a casa con una manovra di accerchiamento a cui partecipò l’allora presidente della Repubblica Napolitano, insieme a Merkel e Sarkozy. Lo strumento usato per costringere il Cavaliere a gettare la spugna e cedere il passo a Mario Monti, curatore fallimentare che tanto piaceva a Quirinale, Germania e Francia, fu lo spread: un rialzo studiato a tavolino che mise l’Italia con le spalle al muro.Vi chiedete dove voglia andare a parare rivangando vecchie storie? Lo spiego subito. Ora che Giorgia Meloni ha superato la boa di metà legislatura, temo che faranno di tutto per impedirle di arrivare in porto. L’esecutivo italiano, con la sua posizione di terzietà rispetto all’Europa e all’America, soprattutto sul tema dei dazi e dell’Ucraina, è considerato d’intralcio. Meloni non fa il gioco di Macron e neppure di Merz, ma in questo momento nemmeno di Starmer. A differenza loro ha un mandato pieno degli elettori e non deve andare in guerra con qualcuno per risalire nei sondaggi. E, soprattutto, il presidente del Consiglio guida una maggioranza di centrodestra e se arrivasse viva - politicamente, s’intende - alla scadenza naturale della legislatura ipotecherebbe la prossima. La campagna elettorale è già cominciata, come si vede in queste settimane. E con l’avvicinarsi del 2027 si farà anche più aspra. Perché penso che, nonostante non ci sia un’opposizione in grado di proporsi come alternativa - in quando divisa e priva di un programma credibile - faranno di tutto per far cadere Meloni? Perché se il suo esecutivo giungesse a scadenza regolare, non solo si candiderebbe al bis con buone probabilità di vincere (cosa mai accaduta negli ottant’anni di storia della Repubblica), ma il centrodestra potrebbe scegliere il presidente della Repubblica. Vale a dire: la premier e la sua maggioranza avrebbero la possibilità di interrompere la serie storica che dal 1992 consente alla sinistra di decidere il capo dello Stato. Da Scalfaro a Ciampi, da Napolitano a Mattarella, tutti gli inquilini del Quirinale degli ultimi trent’anni sono stati eletti da una parte sola, ovvero da quella che sta attualmente all’opposizione. Che cosa questo voglia dire è molto più di ciò che ci si immagina: anche se al capo dello Stato la Costituzione assegna un ruolo di garanzia non operativo, il presidente della Repubblica rappresenta il Paese all’estero, è a capo del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio supremo di difesa, designa i senatori a vita, alcuni giudici della Corte costituzionale, ed esercita un ruolo di indirizzo non codificato nelle nomine pubbliche ai vertici delle istituzioni, dalle Procure alle Forze armate. I suoi poteri non dichiarati con gli anni sono esondati, al punto che non c’è legge che prima di essere varata non passi il vaglio preventivo degli uffici del Quirinale, che spesso si incaricano di stopparla o di riscriverla. Anche se la Costituzione limita la sua azione, dal capo dello Stato ormai dipendono alcune vitali funzioni del Paese e senza la sua approvazione non si fa nulla. Nessuno ovviamente lo riconoscerà mai: ma il potere del presidente è superiore a quello del premier e condiziona la legislatura. Non è più il tempo di Giovanni Leone, cacciato nella notte pur se incolpevole. È il tempo di Mattarella. E tutto ciò senza che il capo dello Stato sia stato votato dagli elettori.Tornando a Giorgia Meloni, a me pare evidente che siano cominciate le grandi manovre per farla cadere. Al momento, costringerla alle dimissioni pare impossibile, però isolarla, escluderla dal circuito europeo e dichiararla succube dell’America (l’accusa le è stata mossa ieri dalle pagina della Stampa, da un corazziere di lungo corso come Marcello Sorgi) non soltanto è possibile, ma è un’operazione che mi pare avviata. Non credo che i poteri forti e internazionali riusciranno a raggiungere l’obiettivo, ma ci stanno provando e ancor più insisteranno nei prossimi mesi, sperando di trovare alleati nella maggioranza. Vi state chiedendo con chi vogliano sostituire Giorgia Meloni? Beh, prima si crea un’emergenza economica o sanitaria, una crisi utilizzando lo spread oppure sfruttando una pandemia o altro, in modo da giustificare le mancate elezioni, poi un riserva della Repubblica da nominare salvatore della patria si trova. Mario Monti insegna.
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)