2025-03-07
L’Europa se ne frega del volere popolare ma l’antidemocratico è sempre The Donald
Una seduta del Parlamento europeo (Ansa)
Nonostante la retorica sul pericolo Trump, smentita dalla Corte suprema, i blitz di Berlino e Ue sul riarmo sono un doppio schiaffo al voto.«Il Parlamento europeo è sempre stato uno dei principali motori dell’integrazione europea. Lo è stato nel corso dei decenni, e lo è anche oggi. Sosterrò sempre questa assemblea, e tutti coloro che desiderano riformare l’Ue affinché funzioni meglio per i suoi cittadini». Così diceva Ursula von der Leyen nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione del 2023, a guerra in Ucraina drammaticamente in corso da tempo. «So che l’articolo 122 non vi piace, ma è lo strumento più rapido fornito dai Trattati. L’intenzione non è quella di aggirare il Parlamento ma si tratta di un’emergenza esistenziale», ha spiegato la stessa Von der Leyen ai capigruppo dell’Europarlamento.Con molti saluti alla retorica sulla presunta centralità democratica delle istituzioni comunitarie, la Commissione intenderebbe dunque avvalersi di un articolo previsto dai Trattati, il 122, per porsi al riparo dal vaglio dell’unico organo rappresentativo dell’intera Ue, per accelerare il progetto Rearm, concepito per festeggiare i famosi 70 anni di pace «garantiti dall’Europa». Ammesso e non concesso che la cosa si faccia davvero, cosa dice l’articolo 122? È composto da due commi: «Fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia. Qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato membro interessato. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa». Con una guerra oltre i confini dell’Ue in corso da tre anni, è oggettivamente complesso ricondurre il piano da 800 miliardi entro la fattispecie giuridica definita dall’articolo 122, invocato per bypassare il voto d’Aula.Più o meno nelle stesse ore, la Germania - che attraversa una delle fasi più critiche del millennio: politica, industriale, finanziaria e istituzionale - attuava una manovra in lieve attrito con la prassi democratica. Per farla breve, il - prevedibile - futuro governo composto da Cdu e socialisti ha già annunciato, per bocca del cancelliere in pectore Friedrich Merz, un mega piano di investimenti che contraddice una politica di decenni di contenimento di bilancio che ha portato sia a incollarsi alla Russia per l’energia sia a generare gli squilibri macroeconomici dentro e fuori dall’Ue. Per farlo, però, occorrono modifiche costituzionali che la nuova legislatura, figlia del voto dello scorso 23 febbraio, non è in grado di garantire. Quindi due partiti - uno oggi di maggioranza (Spd, uscito massacrato dalle elezioni) e uno di minoranza (Cdu, che tornerà quasi certamente alla guida del nuovo esecutivo) - stanno usando una legislatura morta per approvare una modifica costituzionale per la quale tra poco non avranno la forza parlamentare necessaria. Dopodiché, avviato un governo - fragilino - di coalizione non tanto grande, Cdu e Spd beneficeranno delle modifiche in tal modo approvate. Il fatto che per l’Italia e probabilmente per molti Paesi europei una ripresa degli investimenti di Berlino rappresenti un fattore positivo dopo anni di deflazione esportata non cancella di una virgola il problema politico-istituzionale di un esercizio piuttosto spericolato e che va di fatto in direzione opposta rispetto al risultato delle urne. Senza contare che i mercati, che non sono certo termometro delle democrazie, hanno reagito in modo piuttosto razionale alle promesse di maxi spesa di Merz e Von der Leyen: volete indebitarvi per centinaia di miliardi? Pagateli. E i Bund hanno iniziato una corsa al ribasso tale da far tornare alla memoria le prestazioni dei titoli dei «Pigs» ai tempi della crisi del debito.Mentre in Europa accadevano queste due cose, e mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo bocciava il ricorso del candidato rumeno, Calin Georgescu, la cui vittoria è stata posta sub judice dalla Corte costituzionale del suo Paese per interferenze estere (russe) sulla campagna, sul Corriere della Sera campeggiava un paginone in cui Milena Gabanelli e Giuseppe Sarcina firmavano l’articolo: «Come Trump sta demolendo la democrazia negli Usa». Svolgimento: «Le cause contro le sue misure possono arrivare fino alla Corte suprema, cui spetta l’ultima parola, e dove però Trump ha un indubbio vantaggio. Visto l’orientamento conservatore di sei togati su nove (tre nominati da Trump), è molto probabile che il giudizio finale sarà a favore del presidente in carica». Con crudele tempismo, la stessa Corte bocciava - 5 a 4 - l’ordine esecutivo con cui la Casa Bianca aveva congelato 2 miliardi di fondi di Usaid. Sarebbe forse ingeneroso e affrettato concludere che ad avere problemi con la democrazia è anzitutto l’Europa: sicuramente Trump è uno stress test notevole per le istituzioni in tutto il mondo. Però, di fronte alla sbalorditiva facilità con cui Von der Leyen e Merz ribaltano gli assunti su cui hanno poggiato per anni (la pace, il debito, eccetera) perché non ci sarebbero alternative e perché bisogna «fare presto» e chissenefrega dei voti, resta salda la lezione di John Milton, secondo il quale (Paradise Lost, libro IV) il «senso di necessità» tende a essere molto spesso «l’argomento del tiranno».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.