2024-10-23
La Rai farà esplodere un’altra bomba tipo Boccia-Sangiuliano.Ma stavolta in chiave maschile
Alessandro Giuli e Sigfrido Ranucci (Ansa)
Dopo Boccia-Sangiuliano, un secondo scandalo rischia di abbattersi sul ministero guidato da Giuli. La trasmissione «Report» svelerà un caso simile, stavolta «al maschile». E annuncia pure documenti e chat che coinvolgono «alte cariche» di Fdi.Si meriterebbero Vannacci ministro. Uno che almeno sa farsi capire e ha le idee chiare. Perché ormai l’unico che può salvare il ministero della Cultura, se non dai ricatti sessuali, almeno dal ridicolo, è il generalissimo della Folgore. Chi pensava che sarebbe bastato ottenere le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, scivolato su Boccia Maria Rosaria da Pompei, per riportare il Mic all’onor del mondo, si è sbagliato di grosso. Domenica prossima Report scodellerà una nuova puntata di scandali a sfondo sessuale al dicastero di via del Collegio romano, questa volta «al maschile». Eccola, finalmente, la parità tanto auspicata. C’è chi va a Capri con la bambolona platinata e chi va in sauna come al calcetto, solo tra uomini. Ovviamente va bene tutto, perché ognuno ha i propri gusti. Ma c’è un problema macroscopico che riguarda tutti i cittadini perché mette a rischio la corretta gestione della cosa pubblica: la ricattabilità di persone con un ruolo pubblico e relativa capacità di spesa. Il ministero della Cultura è uno strano posto. Fin quando vi regnava il direttore Salvo Nastasi, oggi vicesegretario generale di Palazzo Chigi, avvocato pugliese, consorte di Giulia Minoli e simbolo del lettismo più trasversale, non succedeva mai nulla. Adesso, nel giro di sei mesi, rischiano di saltare due ministri, uno dopo l’altro. Chi lo dice? L’ha fatto capire su La7 martedì sera Sigfrido Ranucci, al quale il canale di Urbano Cairo ha offerto degno palcoscenico da Lilli Gruber. «La puntata di domenica svelerà anche un secondo caso Boccia al ministero della Cultura. Vedremo quale…», ha buttato lì Ranucci. Poi, ieri, è andato anche a Un giorno da Pecora, su RaiRadio1, e ha aggiunto: «È un nuovo caso Boccia che potrebbe essere al maschile, non riguarda Boccia, ma come modalità di operazione è un caso simile. Riguarda sempre il ministero della Cultura, ma Sangiuliano non c’entra. Ci sono documenti e chat che farebbero ipotizzare responsabilità legate ad alte carichedi Fratelli d’Italia». Insomma, fossimo nel neo ministro, Alessandro Giuli, non dormiremmo proprio tranquilli tranquilli. Anche perché il direttore di Report lo ha sfottuto così: «Non ho detto che le chat lo riguardino […] Gli consiglio solo di guardare Inter-Juve, domenica sera». L’inchiesta di Report andrà a toccare la misteriosa cacciata di Francesco Gilioli da capo di gabinetto del ministero della Cultura, decisa in quattro e quattr’otto dal pur mite Giuli. Richiesto di spiegare il siluramento dell’ex braccio destro di Sangiuliano, il ministro si è guardato dal fornire particolari. Eppure, da collaudato giornalista, dovrebbe sapere che non c’è nulla di meglio dell’omertà per scatenare inchieste e retroscena. Non solo, ma il dandy di Piazza Bologna ha poi veduto bene di nominare al posto di Gilioli il mitico Francesco Spano, l’unico, al ministero, che può vantare una collezione di cappotti e abiti sgargianti perfino superiore a quella del Giuli. Ma ovviamente non è questo il problema, anzi. La destra di governo, per battere la sinistra armocromista, non solo dev’essere elegante, ma anche elegantona. Il problema è che Spano, come ricorderanno i lettori della Verità, era stato un contestatissimo direttore dell’Ufficio anti-discriminazioni (Unar) del governo, perché aveva stravolto il suo ufficio impiegando uomini e mezzi solo al contrasto delle vessazioni contro la comunità Lgbtq+. E poi l’Unar, all’insaputa di Spano, era finita anche nello scandalo delle saune gay della Capitale. Che oltre a essere rinomate per le ottime e altolocate frequentazioni, hanno un piccolo problema: non tutti coloro che ci vanno hanno fatto coming out. Saune a parte, quando Ranucci parla di «scandalo al maschile» al Mibac, significa che questa volta la Boccia di turno potrebbe essere un Boccione. O meglio, si chiude una boccia, si apre un boccione. Valeva la pena far dimettere Sangiuliano?La settimana scorsa, l’incomprensibile scelta di Spano aveva suscitato le proteste di Pro Vita. Jacopo Coghe, portavoce della onlus cattolica, aveva sottolineato: «La sua promozione è un’indecenza politica che tradisce il patto di coerenza tra la maggioranza di Governo e gli elettori, che non hanno votato Fratelli d’Italia per veder tornare in un ruolo chiave un funzionario di area Pd travolto dallo scandalo dei finanziamenti alle associazioni Lgbt quando era direttore dell’Unar». Mentre uno che la sa lunga come Vittorio Sgarbi aveva buttato lì: «Ammetto che la nomina di Francesco Spano è una scelta stravagante. Ma sono convinto che il neo ministro Alessandro Giuli abbia avuto la benedizione di Giorgia Meloni». In realtà, pare che il premier abbia scoperto la faccenda a cose fatte. Domenica sera, si vedrà se in questo disgraziato ministero dove l’ormone è fuori controllo è arrivato il momento di mandare il generale Vannacci. L’eurodeputato potrebbe diventare il generale Figliuolo del centrodestra, anche senza fare punture a nessuno.
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