2025-01-29
Renzi: «Giorgia non fare la vittima». Tajani: «Sembra una ripicca dei pm»
La notizia dell’inchiesta a carico di Giorgia Meloni, dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano manda in tilt l’opposizione, mentre la maggioranza si schiera granitica a sostegno del premier e contro la magistratura politicizzata.La decisione del presidente del Consiglio di rendere lei stessa nota l’indagine attraverso un video, apprende La Verità, è maturata nel giro di poche ore, anche per evitare che diventasse di dominio pubblico attraverso altri canali e con letture diverse. « Meloni indagata», scrive sui social il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, «per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per Mantovano, Piantedosi e Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della giustizia, subito!». «Sono dalla parte della Meloni», sottolinea il vicepremier e capo di Fi, Antonio Tajani, «di Piantedosi, Nordio e Mantovano. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia». La riforma, che prevede anche la separazione delle carriere di giudici e pm, verrà incardinata proprio questa mattina in commissione Affari costituzionali al Senato, con il presidente della stessa Commissione, Alberto Balboni, come relatore. Guarda oltre il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (Fi): «Ci aspettiamo un’immediata richiesta di archiviazione», dice Sisto a Rainews24. Mentre Barbara Berlusconi parla di «giustizia a orologeria»: «Il pensiero va all’avviso di garanzia che ricevette mio padre al G7 di Napoli». L’opposizione balbetta e si divide anche stavolta. Elly Schlein si limita al minimo sindacale: «Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro», dichiara la segretaria del Pd, «ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani (oggi, ndr) in aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto». Più articolato il commento di Giuseppe Conte: «La ricetta di Meloni e soci», scrive su Facebook il leader del M5s, «è sempre la stessa: complottismo e vittimismo, dai treni ai migranti. Non lasciatevi distrarre: lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali dei cittadini, dei tagli sulle buste paga, delle zero soluzioni su carovita e crisi industriale. Quanto al caso del criminale libico, una cosa è già certa: il governo ha combinato un grave disastro politico», aggiunge Conte, «mettendo in fila menzogne e versioni diverse. Se Meloni ha ricevuto un avviso di garanzia su questa vicenda, che peraltro è un atto dovuto, ne risponda serenamente, se non ha nulla da nascondere. Meloni dimostri rispetto di ruoli e istituzioni: si tolga il guscio da Calimero. Meloni dice che la denuncia sarebbe partita da un politico di sinistra. Ci risulta che il politico in questione», conclude Giuseppi, «abbia militato fino agli anni Novanta nello stesso partito di Meloni». «La scelta di rimpatriare il criminale libico», commenta il leader di Italia viva, Matteo Renzi, «è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo governo. Sono stato tra i primi a definirla, in aula, una follia. Sul punto di vista giudiziario, invece, non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista. Ho l’impressione che Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia», aggiunge Renzi, «che è un atto dovuto, per alimentare il suo naturale vittimismo. La gestione della vicenda Almasri per noi non è un crimine: è peggio, è un errore». «Su Almasri», argomenta il leader di Azione, Carlo Calenda, «il governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani. Dopodiché che un presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente a una ragione di Stato (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro Paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato. Non un bello spettacolo». Intanto, saltano le informative di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri previste per oggi alla Camera.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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