
Il Bullo si fa intervistare dal Corriere per spiegare che lui e Pier Carlo Padoan, benché ci abbiano riempiti di debito quando governavano, hanno la ricetta per ridurre lo spread a 150. E spinge Marco Minniti capo dei dem, con l'intento di usarlo per riprendersi partito e potere.Esattamente come da copione, e come è accaduto negli ultimi mesi ogni volta che qualcuno abbia provato a mettersi in vista nella corsa alla segreteria del Pd, Matteo Renzi, smessi i panni dell'intrattenitore televisivo, è tornato a fare il padrone del partito, provando a oscurare la candidatura di Nicola Zingaretti. Come le altre volte, l'ex presidente del Consiglio ha usato l'arma dell'intervista. Così, mentre il governatore del Lazio radunava i suoi all'ex Dogana di Roma, il senatore semplice di Scandicci radunava Maria Teresa Meli nel suo ufficio e alla collega del Corriere della Sera confidava le sue preoccupazioni. Che non sono, come qualche persona maliziosa potrebbe pensare, legate alla voglia di tornare in prima fila a fare il premier. No, Renzi è preoccupato per l'Italia, che secondo lui fila dritta contro un iceberg. «Tutta colpa del 2,4%?», chiede la giornalista, ansiosa di conoscere il pensiero del senatore. «No», risponde lui, «su questo sono laico. Fare il 2,4 non è una sciagura». Naturalmente, dopo aver sostenuto che un deficit superiore al previsto non sia da considerarsi un dramma, Renzi, come suo stile, dice il contrario, spiegando che non si possono sforare i parametri europei dicendo di non volerlo fare e spendendo i soldi per qualche cosa che non abbia a che fare con la crescita economica. A questo punto la brava Maria Teresa perde l'occasione di ricordagli che meno di un anno fa, in una lettera al Sole 24 Ore, era stato lui stesso a proporre di violare le regole di Bruxelles per cinque anni, sostenendo l'idea di un deficit prossimo addirittura al 3%, dunque più alto di quello messo a bilancio dal governo gialloblù. Alla Meli scappa pure il richiamo ai 10 miliardi spesi in prossimità delle elezioni europee, quando Renzi s'inventò di regalare 80 euro al mese a milioni di italiani, e non certo per favorire la crescita. Ma poi la giornalista del Corriere si riprende piazzando a muso duro una domanda ficcante: «E voi che cosa state facendo?». Ecco quindi arrivare la rivelazione dell'anno, uno scoop destinato a cambiare i destini, se non dell'Italia e del Partito democratico, per lo meno del senatore semplice di Scandicci. Renzi e Pier Carlo Padoan, cioè la coppia che negli ultimi quattro anni ci ha regalato alcune centinaia di miliardi di debito in più, hanno pronta una manovra alternativa a quella di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Sì, l'hanno scritta nei ritagli di tempo, per dare una mano a quel povero Giovanni Tria che ormai non si raccapezza più con le cifre. «La offriremo gratis alla maggioranza», dice l'ex premier, che senza entrare nel dettaglio spiega come con la ricetta sua e di Padoan lo spread passerà immediatamente da 300 a 150 punti. Non solo: con la finanziaria messa a punto tra Rignano e Scandicci, in una pausa delle riprese tv del suo nuovo programma, Renzi ha trovato il modo di ridurre le tasse. Scioccata dalla straordinaria rivelazione, Maria Teresa purtroppo si scorda di chiedere all'intervistato come mai questa miracolosa cura egli non l'abbia applicata quando era presidente del Consiglio. Né, quando l'ex premier rammenta che i grillini sono contro la Tap e la Tav, le viene di obiettare all'interlocutore che proprio oggi è prevista la ripartenza dei lavori in Puglia, mentre quelli in Piemonte non si sono mai realmente interrotti. Duramente provata dagli scoop che il fu segretario del Pd le ha confidato, la collega del Corriere di Scandicci però si riprende sul finale, riuscendo a piazzare un colpo da knockout. «Si illude che vi ascoltino?», domanda speranzosa. Ma il Clint Eastwood del Pd non si fa incastrare e come un consumato attore replica: io non mi illudo di nulla. «Noi offriamo una soluzione», è la lapide che seppellisce ogni replica.Alla povera Meli, a questo punto, non resta che rifilare qualche domanda sul destino del Pd, sulle lotte interne per la poltrona da segretario e sulla prossima Leopolda, cioè sullo spettacolo che da anni è messo in scena a Firenze per celebrare il prestigio dello stesso Renzi. E anche su questo l'ex presidente del Consiglio non fa mancare le soddisfazioni. Liquidato Zingaretti come se si trattasse di un oscuro collaborazionista dei grillini destinato a essere messo presto da parte (ovviamente nel giorno in cui questi annuncia la sua candidatura), il senatore di Scandicci tiene a battesimo la proposta di Marco Minniti come segretario, definendolo il solo in grado di battere Salvini. Per il resto, nonostante il partito sia dato attorno al 15% da vari sondaggi, Renzi spiega che per il Pd le cose si mettono bene. «E andranno sempre meglio nei prossimi mesi». Applausi. A Maria Teresa per essere riuscita a fargli confessare la straordinaria previsione.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






