2021-01-20
Renzi spara su Conte, ma con l’astensione lo tiene ancora in vita
Dalla sanità all'economia, il leader di Iv inchioda il premier ai suoi flop. Salvo poi risparmiarlo per continuare a trattare.Dopo un primo ascolto dell'intervento di Matteo Renzi al Senato, si poteva essere tentati di dargli finalmente ragione: una martellante e dettagliata requisitoria contro Giuseppe Conte e i fallimenti del governo, dalla sanità all'economia passando per la scuola; più una denuncia di tutte le contraddizioni e le giravolte dell'avvocato di Volturara Appula, passato in un anno a sostenere tutto e il suo contrario.Dunque, bravo Renzi? No, per almeno tre ragioni. La prima: è stato proprio Renzi, non un suo omonimo, il papà politico di questo governo e del connubio tra sinistra e grillini nel settembre del 2019. In nome dell'antisalvinismo, e con l'obiettivo di impedire che gli italiani potessero votare, Renzi rese possibile questo pateracchio. Che ora sia lui a denunciarlo, fa sorridere. La seconda: per oltre un anno, Renzi e i suoi hanno votato tutto, hanno accettato tutto, hanno ingoiato una sequenza di dpcm liberticidi e lo spreco di 150 miliardi. Sono stati totalmente corresponsabili dell'azione di Conte e della macchina propagandistica guidata da Rocco Casalino. Svegliarsi fuori tempo massimo è per lo meno un atto di ipocrisia.La terza, ed è la ragione più grave: dopo un attacco così duro e motivato in Aula, dopo una rottura così violenta e plateale, sarebbe stato lecito aspettarsi un voto contrario, che numeri alla mano sarebbe stato letale. E invece i renziani si sono astenuti, tanto per lasciarsi aperta una porticina. Una scelta da pavidi, o da pugili suonati. È questo il contesto in cui va collocato il discorso dell'ex premier, che ha esordito invocando chiarezza: «Guardandola negli occhi», si è rivolto a Conte, «intendo dirle cosa ci ha portato ad allontanare il nostro cammino: occorre dirsi le cose senza che niente rimanga in sospeso». A seguire, il primo assalto: «Questo non è il governo migliore del mondo, e pensiamo che per la tragedia in corso ci sia bisogno di un governo più forte. Basta con la narrazione per cui gli altri Paesi ci copiano, e per cui noi saremmo un modello».Subito dopo, Renzi ha sgranato il rosario delle «tre crisi»: la crisi economica («Siamo messi peggio di tutti gli altri per la caduta del Pil, e le previsioni ottimistiche del suo ministro dell'Economia sono state smentite da Bankitalia»); la crisi sanitaria («abbiamo il peggior rapporto tra popolazione e decessi per Covid»); e la crisi scolastica («abbiamo il record negativo della crisi educativa»). «Sono tre macigni», ha scandito Renzi, davanti ai quali «lei ha avuto paura di salire il Quirinale e ha scelto un arrocco istituzionale».Successivamente, Renzi ha menzionato le sue doglianze degli ultimi mesi (dalla giustizia e dal ruolo del ministro Alfonso Bonafede fino al Recovery plan), aggiungendo di essere stato «fin troppo paziente: occorre dirsi le cose in faccia in modo liberatorio».Un lungo passaggio è stato dedicato da Renzi alla giustificazione del timing della crisi: perché proprio adesso? Perché «ora ci giochiamo il futuro: c'è un nuovo presidente negli Stati Uniti che ha una grande passione per l'Europa e l'Italia». Non solo: perché, con riferimento al Recovery fund, «l'Italia sta perdendo la più grande occasione, più del Piano Marshall». In questa parte del discorso, Renzi ha snocciolato battute efficaci contro i banchi a rotelle, e ha ironicamente contrapposto l'«intelligenza artificiale» («della quale ci si dovrebbe occupare») alla «lotteria degli scontrini», per dare il senso della mancanza di visione del governo. Peccato che tutte queste scelte abbiano anche portato l'avallo finale di Italia viva. A seguire, prevedibile quanto accorato, è arrivato l'appello per il Mes e per altro verso per un investimento sul turismo. Nella parte finale, Renzi è tornato ad attaccare Conte in modo diretto: «Lei arriva alla politica avendo avuto come primo incarico quello di presidente del Consiglio: le manca la gavetta». Gli ha rinfacciato di voler risolvere le questioni tramite spartizione di posti («Lei vuole solo attribuire una poltrona all'uno o all'altro, mi ha anche chiesto se ero interessato a incarichi internazionali»). E invece no, secondo Renzi: «È in ballo il futuro del Paese».Prima di concludere, ecco l'elogio dei ministri dimissionari di Italia viva («Dovreste avere rispetto per chi abbandona una poltrona in cambio di un'idea») e altre bordate contro il premier («Lei ha cambiato la terza maggioranza in tre anni, ha governato con Salvini e ora vorrebbe essere il punto di riferimento del progressismo, ha firmato i decreti immigrazione e ora è diventato europeista, dice che l'agenda Biden è la sua agenda, ma disse lo stesso per Trump, difese il sovranismo e il populismo e ora rivendica di essere antisovranista e antipopulista». Fino all'accusa finale: «Lei cambia le idee per mantenere la poltrona».Come si diceva all'inizio, dopo questa raffica di colpi, ci si sarebbe aspettati un limpido e netto voto contrario. E invece Renzi, forse per non perdere i suoi stessi parlamentari o nella speranza di tornare in gioco nelle prossime settimane, si è attestato su un'incolore astensione, aggiungendo un flebile invito al governo a «fare presto» nel dar risposte agli italiani: «Vi auguro che la vostra maggioranza raccogliticcia sia almeno maggioranza», ha concluso tra gli applausi di quelli che gli stavano intorno, probabilmente spauriti e spaesati tanto quanto lui.