2025-10-17
Regalone della Consulta a De Luca
La Corte costituzionale invita lo Stato a essere meno rigido con le Regioni in deficit: «Si usi parte del contributo dovuto a Roma in investimenti». Beffa per gli enti virtuosi.A poco più di un mese dalle elezioni regionali, certe sentenze suonano diversamente. Ieri la Corte costituzionale ha rigettato un ricorso della Campania, ma ha invitato le Camere a venirle incontro. A rivedere una norma, che nasce dai tempi dell’austerity targata Mario Monti e proseguita con i successivi governi di centrosinistra, in base alla quale le Regioni in deficit devono comunque contribuire agli obiettivi di finanza pubblica - cioè versare un obolo a Roma - ma non possono fare investimenti.«La totale preclusione per l’intero quinquennio dell’impiego per investimenti da parte delle Regioni in disavanzo risulta, in effetti, potenzialmente idonea a determinare, al termine del periodo di applicazione del contributo alla finanza pubblica, eccessivi divari infrastrutturali tra i territori, a causa di una discriminazione tra le Regioni che si può riflettere in un pregiudizio al principio di eguaglianza sostanziale», scrive la Consulta. Insomma, per quest’anno nessuno sconto al governatore Vincenzo De Luca, ma «il legislatore, per le annualità successive a quella in corso», potrebbe «rivedere, in una fisiologica dialettica con le Regioni orientata al bene comune, l’eccessiva rigidità del meccanismo, consentendo anche alle Regioni in disavanzo di utilizzare una parte del contributo per la spesa di investimento». Questa «eccessiva rigidità», tuttavia, non era stata tirata in ballo, dalla stessa Corte Costituzionale, quando si trattò di salvare il rimborso parziale delle rivalutazioni delle pensioni deciso dal governo Renzi nel 2016-17, che aveva disposto rimborsi in maniera parziale: del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo Inps, del 40% per quelle da 3 a 4 volte il minimo, del 20% per quelli da 4 a 5 volte il minimo, del 10% per quelli tra 5 e 6 volte ed escludendo quelle sopra 6 volte il minimo. All’epoca, la Consulta spiegò che il provvedimento, in fondo, non era irragionevole in quanto non lesivo del bilanciamento tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. Finanza pubblica che invece, adesso, passa in secondo piano nella sentenza sulle Regioni in deficit.In ballo, per gli attuali e futuri governatori, ci sono bei soldi. Il contributo complessivo richiesto agli enti territoriali a statuto ordinario è di 805 milioni per il 2025, cifra che sale a 1,19 miliardi l’anno prossimo il 2027 e il 2028, fino ad arrivare a 1,31 miliardi nel 2029. Poter dare meno soldi allo Stato centrale, restare in deficit e fare investimenti cambia di molto l’operato di un presidente di Regione...Ma chissà cosa avranno pensato i governatori che hanno, invece, i conti in regola, sacrificando ad esempio servizi ospedalieri, e che pagheranno il contributo richiesto senza sconti. Alla fine, la Consulta è come se avesse detto che le Regioni virtuose, dal punto di vista del bilancio, sono penalizzate due volte, nel senso che loro sudano sette camicie per non sforare mentre quelle non virtuose potrebbero contare anche su un regalone. La beffa per i governatori virtuosi, tuttavia, rischia di non fermarsi qui perché nei prossimi anni potrebbero vedersi decurtati i fondi europei - dato che la Ue vuole risparmiare per investire di più nella Difesa - e avere meno autonomia di spesa, dato che la riforma pensata a Bruxelles prevede di centralizzare nelle capitali la distribuzione dei fondi continentali, col rischio di inevitabili perdite di tempo e ancora meno servizi per i cittadini dei territori virtuosi, come potrebbe accadere al Veneto.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.