2022-06-01
Redbird si prende il Milan e prepara i botti
Siglato il preliminare col fondo Usa (che ha scalzato gli sceicchi): Elliott resta con il 30% e garantisce la conferma in blocco della dirigenza scudettata. Primo obiettivo trattenere Leao tentato dal Real, poi Botman, Berardi e un «derby» per Dybala.Il belga Lukaku è un affare difficile ma l'Inter ci prova. Napoli: Mertens e Koulibaly se ne vanno?Lo speciale contiene due articoli. Meglio un preliminare da 1,3 miliardi che un preliminare di Europa league con 24 rigori. Dopo quattro anni di sacrifici e di oculata gestione culminata con lo scudetto, sul futuro del Milan è tornato a splendere il sole. Ieri Gerald Cardinale, proprietario del fondo americano Redbird Capital Partners, ha firmato il contratto per l’acquisto del 70% delle quote del club che appartengono al fondo Elliott. L’operazione è andata in porto nei giorni scorsi a Manhattan, sede delle due società di private equity, mentre il passaggio definitivo del pacchetto azionario (il cosiddetto closing) avrà una tempistica di un paio di mesi. Il Diavolo finisce in mano a un Cardinale. Ovvia la felicità del Milan italiano, a cominciare dal presidente Paolo Scaroni: «Sono contento che il passaggio di proprietà sia arrivato in tempo, in modo da poter affrontare il mercato con una situazione definita». Ritardi e complicazioni in un’operazione così onerosa costituivano la maggior preoccupazione del management sportivo, impegnato nella costruzione della squadra che dovrà disputare la Champions da protagonista (parte dalla prima fascia a gironi nel rispetto della storia). Venerdì Paolo Maldini era uscito allo scoperto chiedendo chiarezza ed ora Scaroni può mettere la parola fine alla querelle: «Lui è stato un elemento chiave dello scudetto, figuriamoci se voglio che parta».Si conclude la stagione di Paul e Gordon Singer, che rientrano in pieno dall’investimento di 800 milioni (necessari per coprire il default del misterioso Yonghong Li e gestire il club) e mantengono la quota di salvaguardia che fortemente volevano, convinti che il marchio possa dare altre soddisfazioni finanziarie ai loro investitori nei prossimi due-tre anni. Quel 30% è stato lo scoglio decisivo per far rimanere il Milan nell’orbita americana e allontanarlo dagli sceicchi del Bahrein di Investcorp, in vantaggio fino a dieci giorni fa nell’acquisto: gli arabi volevano comprare tutto il club e offrivano 1,2 miliardi. Dopo aver loro aperto la porta, improvvisamente Elliott ha messo condizioni e alzato la posta fino a costringerli ad arrendersi. L’incrocio di interessi, la partita a scacchi con accenti da suk e l’arrivo improvviso di Redbird (con un portafoglio di 4,5 miliardi di dollari) lasciano intendere manovre strategiche tutte anglosassoni. Quella combattuta nelle segrete stanze dell’alta finanza è stata una vera battaglia geopolitica, che ha fatto rimanere la Milano rossonera in orbita occidentale. Dopo lo sbarco massiccio dei fondi sovrani qatarioti nell’immobiliare della metropoli lombarda e la cessione dell’Inter ai cinesi di Suning, anche nel magico mondo della globalizzazione sembrava quasi che un altro matrimonio fuori dal perimetro dell’Occidente «non s’avesse da fare». Il Milan rimane americano e Gerry Cardinale, che domenica festeggiava in piazza Duomo il 19° titolo mescolato ai tifosi, avrebbe già appeso nel suo studio newyorkese la foto con le sette coppe dei campioni del diavolo. Con lui sono sette anche i proprietari statunitensi di squadre italiane in Serie A: Roma, Atalanta, Fiorentina, Spezia, Genoa e Bologna. Cognome italianissimo per via dei bisnonni partiti dalla Sicilia e sbarcati a Philadelphia, Cardinale è il classico self made man teorizzato dal sogno americano. Ha 53 anni, una laurea ad Harvard con lode, un master a Oxford in filosofia, un patrimonio personale di 1 miliardo, la statua dell’incredibile Hulk nell’atrio della sede. E alle spalle una scalata dentro la banca d’affari Goldman Sachs durata 20 anni: ne è diventato senior partner dopo aver gestito 100 miliardi di dollari di capitale privato.Nel 2014, tre anni dopo il penultimo scudetto del Milan, il banchiere si è messo in proprio fondando Redbird e specializzandola negli investimenti sportivi. È questa la particolarità più interessante, che differenzia Cardinale da tanti miliardari attratti dal pallone: tutto il suo mondo professionale ha come fulcro il business sportivo. Come ha scritto Bloomberg: «Redbird ha l’obiettivo di trasformare la galassia Milan in una piattaforma industriale dello sport». Negli Stati Uniti ha partecipazioni importanti nei Boston Red Socks di baseball, nei Pittsburgh Penguins di hockey su ghiaccio ed è proprietario della «On Location Experiences», una compagnia che organizza eventi dal vivo legata alla Nfl, lega di football americano. In India controlla la piattaforma sportiva Dream Sport specializzata nel cricket. Lo sbarco in Europa è avvenuto con l’acquisto del Tolosa (neopromosso in Ligue 1) e del 10% del trust Fenway che detiene la maggioranza del Liverpool. Le priorità di Redbird sono il rinnovo dei contratti di Maldini e Massara, tre colpi di mercato (Sven Botman, Andrea Belotti, Domenico Berardi), la garanzia della permanenza di Rafael Leao richiesto dal Real Madrid e un regalo d’ingresso per far sognare i tifosi (Paulo Dybala). In generale la gestione non si discosterà da quella precedente, più improntata agli investimenti sui giovani talenti e ai profitti che alle spese folli stile Paris Saint Germain o Manchester City. Il nuovo plenipotenziario di Cardinale in Italia dovrebbe essere Alec Scheiner, ex vicepresidente dei Dallas Cowboys e oggi nel cda del Tolosa. Il fondo Elliott rimane in consiglio con tre posti. La sua presenza garantirebbe la continuità nella gestione dello spinoso dossier stadio, vale a dire un asset da mezzo miliardo. Ma anche un rompicapo incomprensibile per un americano arrivato ieri, che di italiano ha solo il cognome. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/redbird-si-prende-il-milan-e-prepara-i-botti-2657434394.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gettate-le-basi-per-lukaku-allinter-de-laurentiis-fa-tremare-napoli" data-post-id="2657434394" data-published-at="1654079878" data-use-pagination="False"> Gettate le basi per Lukaku all’Inter. De Laurentiis fa tremare Napoli La coppia Dybala-Lukaku è il sogno di inizio estate dell’Inter, dopo l’addio ufficiale di Ivan Perisic, che ieri ha firmato col Tottenham di Antonio Conte, quello probabile di Alexis Sanchez e l’incognita Lautaro Martinez. Per quel che riguarda Romelu Lukaku si tratterebbe di un ritorno dal sapore agrodolce considerata la stagione flop dell’attaccante belga al Chelsea, mentre Paulo Dybala è uno di quei nomi che autorizzano a parlare di grande colpo. Sempre più vicino anche l’addio di Sanchez: il cileno dovrebbe trasferirsi a Siviglia. Lukaku tornerebbe all’Inter «accontentandosi» dei 7,5 milioni netti a stagione che percepiva fino alla sua partenza per Londra, dove guadagna 12 netti più 3 di bonus, e considerato che Big Rom ha mantenuto il suo domicilio fiscale a Milano potrebbe godere ancora dei benefici del decreto Crescita, con un esborso lordo per il club di 11 milioni invece dei 15 del regime «normale», ma occorre chiudere l’accordo entro il 30 giugno. L’intesa con il calciatore c’è, l’ostacolo più insidioso da superare è trovare quella con il Chelsea: la strada più percorribile sembra il prestito oneroso per un anno, ma alcuni addetti ai lavori non escludono il prestito secco. Per poter reggere l’impatto finanziario degli ingaggi di Lukaku e Dybala, però, l’Inter potrebbe essere costretta a rinunciare a Lautaro Martinez, che potrebbe partire per una cifra tra 70 e 80 milioni. Capitolo Napoli: Luciano Spalletti dovrà affrontare campionato e Champions League, con ogni probabilità, senza Kalidou Koulibaly e Dries Mertens. La piazza partenopea è in subbuglio, dopo che il presidente Aurelio De Laurentiis, a proposito del destino dei due calciatori simbolo, ha affermato: «Dipenderà solo da loro vedere se la vile moneta è l’unica cosa che li può appagare o se vivere a Napoli lo possano considerare un privilegio». Le parole di Adl hanno scatenato, come prevedibile, un vespaio di polemiche, considerato che sia Koulibaly sia Mertens hanno sempre dimostrato grande attaccamento alla maglia: il belga, che ha chiamato Ciro (suo soprannome di campo) il primogenito nato a Napoli, con 148 reti messe a segno in otto stagioni in azzurro è il miglior marcatore in assoluto della storia del club partenopeo, davanti a Lorenzo Insigne (122 reti in 9 stagioni), Marek Hamsik (121 reti in 12 stagioni) e un certo Diego Armando Maradona (115 gol in 7 stagioni). Sul mercato anche il portiere David Ospina e il centrocampista Fabian Ruiz. Insigne, ricordiamolo, è già andato al Toronto in Mls. In entrata, conclusi gli acquisti del terzino sinistro Mathias Olivera, in arrivo dal Getafe, e dell’attaccante georgiano Khvicha Kvaratskhelia. E la Juventus? Il pallino di Max Allegri resta Paul Pogba, col quale ha un eccellente rapporto personale. Calda la pista che porta ad Angel Di Maria, sondaggi col Napoli per Koulibaly, che però interessa anche a Barcellona e Psg. Nel mirino anche Emerson Palmieri, ma la vera suggestione bianconera resta Sergej Milinković-Savić, da strappare alla Lazio. A un passo dalla Juventus sarebbe l’esterno serbo Filip Kostic che non ha ancora rinnovato il contratto in scadenza a giugno 2023 con l’Eintracht Francoforte : si può chiudere intorno ai 15 milioni di euro. Cerca di costruire una squadra competitiva il Monza di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani per la sua prima volta in Serie A: Junior Messias e Daniel Maldini dovrebbero arrivare dal Milan, i brianzoli hanno nel mirino anche Adam Ounas del Napoli, il sogno è Andrea Belotti del Torino, in rotta con la società granata.
Jose Mourinho (Getty Images)