2019-04-20
Re Sole trasformò le uova d’oro in cioccolato
A Pasqua sostituì il simbolico dono nel pregiato metallo con una golosità da pasticciere. A inventare la sorpresa, però, fu Torino. Emblema della resurrezione per i cristiani, l'alimento acquisì importanza nel Medioevo, con l'usanza di essere colorato e regalato.Cominciamo ab ovo. Cioè dal principio. La metafora è di Orazio che la prese dai banchetti romani in cui venivano servite inizialmente le uova e alla fine la frutta (usque ad mala). Cos'è nato prima? L'uovo o la Pasqua? L'uovo. Al quale l'uomo ha sempre guardato al di là della sua funzione alimentare. L'uovo ha una forma perfetta. Non ha inizio né fine. Nella mitologia di popoli e civiltà diverse si racconta come il cielo, la terra e lo stesso universo siano nati da un uovo cosmico. Ex ovo omnia. Tutto viene dall'uovo. Un big bang che ha sparso frammenti di guscio e schizzi d'albume e tuorlo in ogni dove creando pianeti, galassie e, sul nostro mondo, cieli, mari, terre e forme di vita.L'uovo, simbolo di rinascita, è sempre stato segno di fecondità e fertilità, usato in antichissimi riti pagani per affrettare il risveglio della natura dopo la «morte» invernale. Nell'antica Roma, alla vigilia della primavera, venivano interrate uova nei campi per propiziare la fecondità della madre terra, sperando in abbondanti raccolti. Plinio parla di uova colorate di rosso. Nelle antiche primavere di egiziani, sumeri, persiani, greci, ma anche di popoli lontani dall'area mediterranea, come i cinesi, c'era l'usanza di donare uova dipinte o decorate, simbolo di vita che riprende a scorrere, come augurio di buona rinascita. Oltre all'agnello, alle erbe amare e al pane azzimo, tra i sette cibi simbolici presenti nel piatto della pesach (pasqua) ebraica compare anche l'uovo sodo (betzàh), simbolo delle offerte fatte all'epoca del secondo tempio.Con il cristianesimo l'uovo diventa l'emblema della resurrezione di Gesù, la sua uscita dal sepolcro, il trionfo della vita sulla morte. Cristo esce dal sepolcro come il pulcino, liberandosi dal guscio che lo tiene prigioniero, esce alla vita. La nuova simbologia, coincidendo la Pasqua con la primavera, prese il posto di riti ancestrali, ma l'uovo rimase sempre simbolo della rinascita. Della resurrezione. Quella di Cristo e di ogni uomo che, illuminato dalla luce del Risorto, inizia una vita nuova.Il concetto, nel medioevo, veniva sottolineato in talune chiese da un uovo di struzzo appeso a un filo calato dal soffitto. Era un'omelia iconografica, una lezione molto più efficace di una lunga e noiosa predica: i fedeli, guardando l'uovo, lo associavano automaticamente al sacrificio di Cristo e al cammino spirituale da percorrere per rinascere a nuova vita.C'è un quadro nella pinacoteca di Brera a Milano che rappresenta bene tale usanza. È la Sacra conversazione, dipinta da Piero della Francesca nella seconda metà del Quattrocento. Nella pala si vede la Madonna in trono con il Bambino in grembo, un bel gruppo di santi a semicerchio intorno a lei e, inginocchiato, il committente, Federico da Montefeltro. Da una conchiglia di marmo- simbolo della divina maternità di Maria- incastonata nel soffitto a cassettoni, scende una catenella dorata in fondo alla quale è appeso un uovo di struzzo: la perfezione divina. Il quadro di Piero della Francesca impressionò parecchio il surrealista Salvador Dalì che a modo suo riprese la simbologia dell'uovo nella Madonna di Port Lligat.La tradizione delle uova colorate e decorate con croci o altri simboli, che da noi è andata affievolendosi (ma resiste bene in Alto Adige e in Campania), è molto sentita nei Paesi cristiano ortodossi come Grecia, Russia e Romania, dove l'uovo rosso rappresenta la passione di Cristo. Nella chiesa ortodossa di Santa Maria Maddalena a Gerusalemme, sul Getsemani, un affresco raffigura Maria Maddalena, con in mano un uovo rosso, davanti all'imperatore Tiberio. È la raffigurazione di una bella leggenda cristiana. L'ex peccatrice, dopo la resurrezione di Gesù, si presentò a Cesare tenendo un uovo tra le mani annunciando: «Cristo è risorto». Il miscredente imperatore la sbeffeggiò dicendo che l'avvenimento aveva le stesse probabilità di essere vero quanto ne aveva l'uovo che teneva in mano di diventare rosso. Tiberio non aveva ancorafinito di parlare che l'uovo nella mano della Maddalena assunse un colore rosso carminio.Il tradizionale pranzo pasquale greco inizia con la simpatica «battaglia» delle uova. I membri della famiglia si sfidano battendo una contro l'altra le punte delle uova sode. «Cristo è risorto», dice il primo. E l'altro risponde: «È davvero risorto». Alla fine vince chi presenta l'uovo ancora intero o meno danneggiato degli altri.L'uovo come dono pasquale acquista sempre più importanza a partire dal medioevo. Secondo alcuni studiosi il divieto quaresimale di mangiar di magro - e l'uovo era considerato alimento animale - rafforzò nei pii cristiani dell'epoca di mezzo la tradizione di rassodare le uova, colorarle, decorarle con motivi sacri e usarle come doni simbolici dopo averle fatte benedire.Quand'è che l'uovo diventa di cioccolato? E quando, per la gioia dei bambini, viene inserita dentro la sorpresa? Sulla primogenitura di fabbricare uova pasquali di cioccolato c'è una contesa tra Francia (Parigi), Gran Bretagna (Birmingham) e Italia (Torino). Nonostante una naturale propensione alla partigianeria, ci corre l'obbligo di dire che la prima idea di far realizzare uova di cioccolato- piene, però, non cave- venne a Luigi XIV, re Sole, che, splendido sì, ma non stupido, chiese a David Chaillou, cioccolatiere della reale casa, uova di cioccolato da regalare a Pasqua a parenti, amiche e amici più intimi. Costose, ma sempre meno di quelle d'oro che regalava prima.Non badò a spese, al contrario del collega francese, Alessandro III Romanov, zar di tutte le Russie, che per la Pasqua del 1885 commissionò a Peter Carl Fabergé, gioielliere di corte, un'opera d'arte orafa a forma d'uovo da donare alla moglie Maria Fedorovna. Fabergè cesellò un uovo-matrioska che conteneva un tuorlo d'oro, all'interno del quale c'era una gallinella anch'essa d'oro, dentro alla quale si trovavano due sorpresine: una microscopica copia della corona imperiale e un rubino a forma d'uovo. Un capolavoro al quale fecero seguito altre uova-gioiello che Fabergé continuò a covare per gli zar una Pasqua dopo l'altra fino alla rivoluzione russa che troncò la sua arte e i suoi sogni. Fabergé ne fu talmente addolorato che ne morì due anni dopo. Ma a quel punto fu chiaro che la simbologia cristiana era andata a farsi benedire e che l'uovo pasquale era ormai diventato un regalo decisamente laico.Fu un barbuto quacchero inglese di Birmingham, il cioccolataio John Cadbury, che iniziò a produrre sotto il regno della regina Vittoria («God save the queen and the chocolate») le prima uova di cioccolato prodotte in serie. Fu Cadbury, dotato di acuto senso d'affari nel campo della cioccolata, a diffondere in scala industriale le uova con la sorpresa dentro e fu sempre lui a fabbricare le uova di cioccolato al latte (invenzione, questa, contestata dai cioccolatieri svizzeri).E Torino? Nel capoluogo piemontese non hanno dubbi: la primogenitura delle uova di Pasqua moderne, con tanto di sorpresa dentro, spetta alla città sabauda. Fu qui, sostengono i cronisti cittadini, che nella prima metà del Settecento una certa vedova Giambone, di professione pasticciera, mise in vetrina delle uova di cioccolato fatte di due gusci vuoti con dentro preziose sorprese. E fu sempre a Torino che due secoli dopo la trovata della vedova pasticciera, intorno al 1920, la ditta Sartorio, piccola azienda dolciaria, brevettò una macchina con degli stampi a cerniera che mediante «movimenti di rotazione e di rivoluzione» permettevano di creare due involucri di cioccolata perfettamente combaciabili, volendo anche di diverso spessore, all'interno dei quali, prima della saldatura finale, si potevano introdurre sorprese.Di qui alle modernissime uova pasquali e agli ovetti non legati alla ricorrenza con dentro sorpresine da collezione, il passo è stato breve.