2025-01-30
Ramy, chiesto il giudizio immediato per l’amico che guidava lo scooter
Fares Bouzidi non si era fermato all’alt, era senza patente e aveva fatto uso di droghe.Se c’è un responsabile per la morte di Ramy Elgaml - il ragazzo diciannovenne di origine egiziana morto il 24 novembre scorso a Milano - quello potrebbe essere soprattutto l’amico Fares Bouzidi che guidava lo scooter che si era andato a schiantare all’angolo tra via Ripamonti e via Quaranta dopo aver forzato un posto di blocco. Ne è convinta la Procura di Milano che ha chiesto al gip il processo per rito immediato per resistenza a pubblico ufficiale a carico del ragazzo tunisino di 22 anni che guidava senza patente e sotto effetto di sostanze stupefacenti. Allo stesso tempo si attendono novità sul procedimento aperto per l’indagine sull’omicidio stradale contestato sempre allo stesso Bouzidi, ma anche al carabiniere che guidava la gazzella dei carabinieri che stava inseguendo i ragazzi. E poi ci sono ancora da chiarire la posizione dei carabinieri indagati per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento per il verbale redatto e perché avrebbero costretto un testimone a cancellare un video che avrebbe ripreso gli ultimi atti dell’inseguimento. Di sicuro la posizione di Bouzidi è quella più delicata. Anche perché, stando alle indagini, il ragazzo tunisino di 22 anni non aveva mai conseguito la patente di guida e si era messo a guidare persino sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Non solo. Durante quel folle inseguimento di 8 chilometri, Bouzidi si era soprattutto rifiutato di fermarsi al posto di blocco «accelerando improvvisamente e sfiorando l’autoradio di servizio». Stando a quanto ricostruito dalla Procura, dopo non essersi fermato all’alt dei carabinieri, Bouzidi era partito a tutta velocità a bordo del TMax mettendo più volte a repentaglio l’incolumità pubblica, un dettaglio che potrebbe rivelarsi favorevole per i carabinieri che lo hanno inseguito proprio per questo motivo. I militari, a quanto si legge nel capo di imputazione, avevano deciso di controllare il mezzo semplicemente «agendo nell’esercizio del loro ufficio», dato «l’atteggiamento sospetto del conducente del motociclo». I ragazzi infatti si sarebbero nascosti dietro un auto dopo aver visto la pattuglia Volpe 40. Da qui la decisione di inseguirli. Una vicenda che è speculare a quella accaduta pochi giorni fa sempre a Milano, quando un ragazzo si è fatto 5 chilometri in motorino senza patente ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Bouzidi quel 29 novembre aveva mantenuto «una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti in centro città», e aveva percorso via della Moscova in contromano, «collidendo» con la parte anteriore di una delle gazzelle all’incrocio con via Lovanio (come si vede nei video usciti), per poi oltrepassare due incroci (quello tra via Solferino e via Pontaccio e quello tra via Fatebenefratelli e via Borgonuovo) con il semaforo rosso, imboccando in «controsenso» anche via Pontaccio, «superando a destra» un suv e un’altra auto, per poi arrestare la corsa in via Ripamonti, all’angolo con via Quaranta, «solo a seguito del sinistro» in cui ha perso la vita Ramy. Nei prossimi giorni dovrebbe essere depositata la consulenza sulla possibile collisione finale e accidentale tra la macchina dei carabinieri e lo scooter.Riccardo De Corato di Fratelli D Italia, ricorda che di tutta questa vicenda, «Sala ha avuto parole solo di condanna nei confronti dei Carabinieri e non per il giovane alla guida dello scooter che ha seminato il panico, in città in piena notte, per otto km. L’atteggiamento del sindaco è davvero inqualificabile».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)