2024-11-08
Raimo punito per le offese a Valditara. E arriva subito il soccorso giallorosso
Christian Raimo (Getty Images)
Sospensione di tre mesi (ma con stipendio al 50%) per il docente che diede del «lurido cialtrone da colpire» al ministro. Sinistra e M5s si indignano e cianciano di libertà di critica negata. Solidarietà pure da Ilaria Salis.Ma sì, che gli ha detto, in fondo, al suo ministro: «Cialtrone, lurido, repressivo, pericoloso». Ieri Christian Raimo, insegnante di liceo e scrittore, è stato sospeso per tre mesi dall’insegnamento con decurtazione del 50% dello stipendio per aver insultato pubblicamente Giuseppe Valditara. Immediatamente, il suo partito Avs, il Pd e i Cinque stelle gli hanno manifestato massima solidarietà e hanno gridato alla censura. Perché sì, se avevate creduto a tutte quelle stucchevoli tirate contro gli hate speech, sappiate che le parole d’odio sono ammesse in un solo caso: se colpiscono a destra. E la sinistra bacchettona e politicamente corretta, come d’incanto, si ritrova a favore della «libertà di opinione». Il fattaccio è avvenuto a settembre, sul palco della festa nazionale di Alleanza Verdi Sinistra, a un appuntamento dal titolo vagamente ansiogeno, «Proteggiamo la scuola da Valditara». Ovvero da un tipo mite come il ministro milanese, sessant’anni, che insegna diritto all’università ed è da sempre su posizioni conservatrici. Raimo apostrofa il suo ministro come «cialtrone, lurido, repressivo e pericoloso». Poi si spiega meglio e aggiunge: «Valditara è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte nera di Star Wars». Forse voleva essere spiritoso, ma un signore erudito e perfino laureato come il docente-scrittore dovrebbe sapere che in un Paese come l’Italia, che ha conosciuto la violenza politica sia rossa che nera, definire una persona «un bersaglio da colpire» è un infortunio gravissimo. Oltre a ciò, si tratta in qualche modo di un recidivo, perché Raimo si era già preso un provvedimento disciplinare dopo che, in un dibattito televisivo sul caso di Ilaria Salis aveva teorizzato che i nazisti «vanno picchiati». Da insegnante, il compagno Raimo dovrebbe sapere che se si dovessero menare tutti gli scemi, la scuola sarebbe più violenta della curva del Partizan Belgrado. Il provvedimento di ieri è stato preso da Anna Paola Sabatini, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, che ha motivato così i tre mesi di stop: «Quelle parole non erano una critica costruttiva nei confronti del ministro Valditara; al contrario, si configurano come un’offesa che viola i principi fondamentali di rispetto reciproco e dialogo civile». La signora Sabatini sottolinea anche come l’ambito scolastico meriterebbe particolare prudenza verbale: «L’offensività delle dichiarazioni assume un carattere di particolare gravità quando sono indirizzate a un rappresentante delle istituzioni. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che tali affermazioni sono state proferite da un docente». Anche perché «i docenti ricoprono un ruolo fondamentale nella formazione delle giovani generazioni e dovrebbero rappresentare un esempio di comportamento etico e civile per gli studenti». Non sono parole né di destra né di sinistra, ma di elementare responsabilità e buon senso. I suoi studenti del liceo scientifico Archimede, zona Prati Fiscali, all’estrema periferia Nord di Roma, ieri hanno affisso uno striscione all’ingresso della scuola con scritto: «Tre mesi di sospensione per un’opinione». Che Raimo abbia le sue opinioni è legittimo, ma quelli erano insulti. Se dalla cattedra il compagno prof desse del «lurido cialtrone» a un alunno impreparato avremmo, nell’ordine, implosione delle chat dei genitori, proteste di mamme e papà con il preside, occupazione delle classi da parte dei collettivi, trasferimento del professore («fascista») incriminato. E invece ecco la Cgil scuola che fa un comunicato per raccontare che siamo di fronte a «una decisione non giustificata da reali violazioni disciplinari, e che sottende piuttosto l’obiettivo di instaurare un clima di controllo e intimidazione verso tutto il personale scolastico, utilizzando in modo strumentale il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici». I 5 stelle, in una nota, parlano di «atto repressivo e intimidatorio gravissimo, che mina dalle fondamenta due pilastri su cui si fonda la nostra democrazia: la libertà di espressione e quella di insegnamento». Sulla medesima linea il Pd, con Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria della Schlein, che ritiene la sospensione «un fatto grave che conferma la deriva del governo Meloni, che non accetta il dissenso e la libertà di opinione». Che cosa c’entri il premier non è chiarissimo, ma pazienza, perché la Bonafoni, giornalista di Radio Roma Popolare passata alla politica grazia a Nicola Zingaretti, vede importanti fantasmi del passato aleggiare sul ministero di Viale Trastevere: «Questa sospensione ha il sapore di una purga, quella che usavano in un altro ventennio nei confronti dei dissidenti». Ovviamente Nicola Fratoianni parla di «intimidazione» e di «sanzione ingiusta e fuori da ogni logica». La fabbricazione di un nuovo martire, in effetti, gli compete come leader di Avs e del partito che ha inguaiato Raimo. Il quale comunque è attivo su «X», la piattaforma del cripto-fascista e, amico di Trump, Elon Musk. Due giorni fa, assai ispirato, Raimo aveva previsto: «La lotta politica sarà tra ecofascismi e movimenti internazionalisti di politica della cura». Vabbè, se ce l’ha con il Green Deal Ue, l’Oms e i vaccini, sui giornaloni non ci va più e in tv nemmeno. Quella sì che è «censura». L’interessato, Valditara, dopo la notizia è stato provocato dai cronisti a un convegno sulla ceramica a Sassuolo, ma ha allargato le braccia, evitando polemiche. «Ho un milione e 200.000 dipendenti, figuriamoci se mi devo occupare di tutti i procedimenti disciplinari che sono tanti. È un problema dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio», ha detto il ministro. Chi poi ha perso un’occasione per tacere è Ilaria Salis, che ha espresso «massima solidarietà a al professor Raimo» e ha invitato la nazione a «non seguire l’esempio dell’Ungheria di Orbàn», sua vera ossessione.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)