2025-08-29
Raid dell’Idf in Yemen. Colpiti i vertici Huthi. Ben Gvir vuol vietare le proteste in Israele
Incontro alla Casa Bianca su Gaza, presente pure Blair come consulente. Lunedì Tajani riceverà l’omologo palestinese.La crisi in Medio Oriente continua a dominare la scena internazionale, tra nuove pressioni sull’Iran, appelli alla pace e tentativi di delineare il futuro della Striscia di Gaza. Secondo quanto rivelato da Axios, Francia, Germania e Regno Unito, insieme all’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, hanno informato il segretario di Stato americano Marco Rubio che giovedì sarà attivato il meccanismo sanzionatorio «snapback» contro Teheran. La procedura, prevista dall’accordo sul nucleare del 2015, ripristina automaticamente le sanzioni Onu sospese. Rubio ha precisato che gli Stati Uniti restano disponibili al dialogo con Teheran per una soluzione pacifica e ha accolto con favore lo «snapback» europeo, definendolo uno strumento che rafforza la diplomazia. Russia e Cina hanno presentato al consiglio di sicurezza Onu una bozza di risoluzione che propone di prorogare di sei mesi l’applicazione della risoluzione 2231, evitando per il momento l’attivazione automatica del meccanismo che ripristinerebbe le sanzioni internazionali contro l’Iran. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha annunciato che «vanno inasprite le sanzioni europee contro i coloni che aggrediscono i villaggi in Cisgiordania, perché questo mina le fondamenta di un futuro Stato palestinese». Sempre sul piano diplomatico a Roma si è svolto un incontro tra Tajani e il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan. Al termine del colloquio Italia e Arabia Saudita hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui hanno ribadito il rifiuto di qualsiasi espulsione dei palestinesi da Gaza, chiedendo la cessazione immediata delle ostilità e la liberazione degli ostaggi. Lunedì, il responsabile della diplomazia italiana riceverà alla Farnesina anche il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, Varsen Aghabekian. Nella Striscia la situazione resta critica. Del futuro di Gaza hanno discusso, alla Casa Bianca, Donald Trump, l’ex primo ministro britannico Tony Blair in qualità di consulente e l’ex inviato Usa per il Medio Oriente, Jared Kushner. Con l’apertura di due nuovi centri alimentari nel sud, la Gaza Humanitarian Foundation porterà a cinque le proprie strutture operative, sostenute dagli Stati Uniti. Dall’inizio di maggio ha distribuito oltre 2,3 milioni di pacchi alimentari. Sette esperti Onu hanno però denunciato presunte «sparizioni forzate» nei siti di Rafah, definendole un «crimine atroce». La fondazione ha respinto le accuse, affermando che non vi sono prove di episodi simili. Controversie anche sulle cifre delle vittime. Lo scorso 19 maggio UN Women ha parlato di 28.000 donne e bambini uccisi a Gaza, cifra superiore a quella fornita dal ministero della Salute di Hamas, già accusato di gonfiare i dati. A sostegno di quel numero è stato citato uno «studio» pubblicato da The Lancet, che si è rivelato soltanto una lettera all’editore, senza revisione scientifica. Un caso che ha alimentato accuse di propaganda. Sul fronte militare Israele ha ampliato le operazioni colpendo obiettivi a Sanaa, capitale dello Yemen, durante un discorso del leader Huthi, Abdul-Malik al-Houthi. Le Idf hanno confermato di aver centrato un obiettivo del movimento, definito «regime terroristico diretto dall’Iran». Secondo fonti estere sarebbero stati colpiti rifugi di alti dirigenti, mentre il canale al-Mayadeen ha parlato di oltre dieci raid. L’operazione, approvata dal ministro della Difesa Israel Katz e dal capo di Stato maggiore Eyal Zamir, ha avuto il via libera di Benjamin Netanyahu. Parallelamente in Israele cresce la tensione interna. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha proposto una legge che vieterebbe le manifestazioni per la liberazione degli ostaggi se non autorizzate preventivamente dalla polizia. La misura, ora al vaglio del procuratore generale, solleva non pochi timori per le ricadute sulla libertà di espressione. A queste posizioni si è aggiunto il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha dichiarato: «La fine della guerra a Gaza e il ritorno a casa degli ostaggi equivale a una resa totale ad Hamas. Questo non accadrà». Smotrich ha assicurato di voler «ristabilire l’ordine» e presentare «un piano per ottenere la vittoria a Gaza entro la fine dell’anno». Secondo il Wall Street Journal, l’Egitto ha iniziato ad addestrare centinaia di palestinesi, in gran parte provenienti dall’Anp in Cisgiordania, per costituire una forza di sicurezza destinata a sostituire Hamas nella fase postbellica. L’addestramento avverrebbe in accademie militari egiziane con il coordinamento di governi arabi e occidentali. Parallelamente, il consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato il prolungamento della missione Unifil in Libano fino al 2026. La risoluzione, presentata dalla Francia e approvata all’unanimità dopo un compromesso con gli Stati Uniti, stabilisce che la missione termini il 31 dicembre 2026, con un ritiro ordinato e sicuro del personale da completarsi entro un anno, in coordinamento con il governo libanese.