2024-01-08
Racconti opposti sul caso di Pozzolo: «È stato lui». «Sospetti sulla scorta»
Emanuele Pozzolo (Imagoeconomica)
Il «Corriere» non ha dubbi, per «Repubblica» l’arma finì in mano a un agente.Emanuele Pozzolo è l’unico indagato per il ferimento causato da un’arma da fuoco la notte di Capodanno a Rosazza. Questo è un fatto, quanto lo è che per essere considerati colpevoli bisogna dimostrarlo ogni legittimo dubbio. Ed è qui che una storia che agli occhi di molti sembrava così semplice comincia a mostrarsi più complessa del previsto. Il Corriere della Sera non ha dubbi, «è stato Pozzolo a sparare» ha titolato ieri aprendo il giornale, mentre Repubblica, fornisce tutt’altra tesi e scrive: «la pistola di Pozzolo finì nelle mani di un agente di scorta». Curioso che i due maggiori giornali italiani riportino versioni così differenti. Ne emerge un altro fatto: esistono almeno due versioni diverse. Quella del Corriere è sorretta da due testimoni che avrebbero giurato: «È stato lui a sparare». Nessuno afferma che sia stato un gesto volontario, anzi. Tutti parlano di un incidente, di uno sparo involontario. Ma non hanno esitazione nell’indicare l’autore del gesto. La loro identità, come riporta il quotidiano, viene al momento tenuta riservata ma è già stato escluso che possano essersi messi d’accordo anche perché hanno ruoli diversi e sono stati ascoltati poco dopo il fatto. Vengono forniti ulteriori dettagli: Pozzolo avrebbe raggiunto i 35 partecipanti al cenone poco dopo la mezzanotte con l’intento di brindare con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro, come noto presente e tra gli organizzatori della festa. Alcuni partecipanti hanno raccontato ai carabinieri di averlo visto arrivare da solo. Poco dopo l’incidente: un colpo di pistola esplode colpendo un operaio di 31 anni, Luca Campana, genero di un uomo della scorta del sottosegretario. In quel momento Del Mastro si trovava fuori a caricare delle borse in macchina. Pozzolo fin dal principio conferma che la pistola sia la sua ma di non esser stato lui a sparare. Secondo Repubblica, invece, il deputato di Fratelli d’Italia non sarebbe stato l’unico a impugnare la pistola. A maneggiare l’arma anche un secondo uomo, che stava vicino al parlamentare nella sede della pro loco di Rosazza. Anche questa versione sarebbe stata fornita da testimonianze fornite ai carabinieri, l’ipotesi potrebbe essere confermata da prove quali la raccolta di impronte e se così fosse naturalmente si complicherebbe di molto la ricostruzione di quanto avvenuto. Secondo quanto riporta il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, Pozzolo e l’agente di scorta sarebbero stati l’uno a fianco all’altro, al momento della sfiorata tragedia. Entrambi stavano camminando quando la vittima è comparsa davanti ai due uomini. In quegli attimi la pistola sarebbe passata dalle mani di Pozzolo a quelle dell’agente che voleva vederla. Un testimone gli ha sentito commentare: «Che roba è? Sembra una pistola giocattolo, una pistola da donna». La dinamica di quanto accaduto dopo ancora non è chiara. Non è finita perché ci sono altri elementi che sollevano dubbi: l’esame che rileva la polvere da sparo sulle mani e sugli abiti di chi spara, conosciuto come stub, è stato fatto solo a Pozzolo e non a tutte le persone presenti nella sala (circa dieci) nel momento dell’esplosione del colpo. Inoltre Campana ci ha messo tre giorni a presentare formale denuncia contro Pozzolo giustificandosi così: «Perché io sono un operaio e lui un onorevole». La vittima ha chiarito di avere visto Pozzolo con l’arma in mano più o meno in concomitanza con il suono dello sparo. Pozzolo, indagato per lesioni colpose aggravate, accensioni pericolose, omessa custodia di armi, è stato sospeso dal partito e per ora non è intenzionato a rilasciare dichiarazioni.
Jose Mourinho (Getty Images)