2019-02-19
Vince Salvini. Ma il televoto è soltanto un teleflop
Comunque vada, per Matteo Salvini sarà un successo mentre, al contrario, per il Movimento 5 stelle non potrà che essere un insuccesso. Già, proprio così: la vicenda della Diciotti e la richiesta di autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno si concluderanno per il capo della Lega con un netto guadagno politico, mentre per i grillini non ci potrà che essere una secca perdita, perché il risultato dividerà ulteriormente l'elettorato pentastellato. È inevitabile che vada in questo modo, a prescindere (...)(...) dal responso della cosiddetta consultazione online, conclusasi nella tarda serata di ieri con il 59% di «sì», cioè di «assoluzione» per il leader leghista e il governo tutto. Anzi, il sondaggio contribuisce alla confusione e dunque a evidenziare il disagio in cui si trova il movimento fondato da Beppe Grillo.Come da più parti è stato segnalato, è sorprendente che i senatori 5 stelle non abbiano deciso da soli se concedere o meno il via libera a processare Salvini. Rivolgersi alla base, ricorrendo al voto online, è un modo per scaricare sull'elettore le eventuali conseguenze del sì o del no all'autorizzazione a procedere. Ma, essendo complicata da gestire, per il rischio di inquinamento esterno e per la possibilità di errori, la votazione via Internet non poteva che essere controversa, proprio come è accaduto. Il via libera al quesito online avrebbe dovuto cominciare nelle prime ore di ieri mattina, ma a causa dei rischi di manipolazione, l'orario di accesso al «seggio elettronico» è stato ritardato di ore. Questo, tuttavia, non è stato il solo intoppo, perché all'ultimo minuto, dopo le critiche di giornali e utenti, i vertici pentastellati hanno deciso di modificare la domanda. La formulazione rovesciata e il sì che avrebbe significato un no rischiavano di gettare sul voto un'ombra di scarsa trasparenza, quasi che si volessero complicare le cose per indurre i militanti in errore. Risultato, prima che la consultazione avesse inizio, qualcuno ha deciso di porvi rimedio.La scelta potrebbe apparire come una volontà di trasparenza e probabilmente lo è. Però, il cambio in corsa, dopo che lo stesso leader fondatore aveva ironizzato sull'ambiguità della domanda, dà la sensazione di un Movimento non solo in imbarazzo nel dover decidere come affrontare la richiesta dei giudici, ma anche un po' in confusione. Già questo basta a far allungare l'ombra dell'insuccesso sulla consultazione, che da esempio di trasparenza si è trasformata in manifestazione di irresolutezza. Ma anche trascurando la complicata votazione, a pesare sui 5 stelle è il risultato definitivo. Perché, adesso che sappiamo il risultato, possiamo già dire che una parte di chi vota rimarrà comunque scontenta. Se ora per i senatori grillini sarà più semplice dire di no al processo per sequestro di persona, gli elettori pentastellati più ostili alla linea anti immigrati saranno insoddisfatti e viceversa. Per quanto Salvini abbia sempre fatto mostra di tranquillità, dicendo che l'esecutivo non sarebbe stato messo in discussione, è evidente che per il Movimento consegnare ai giudici l'alleato avrebbe portato la maggioranza a traballare, e con essa anche l'accordo che ha portato alla nascita del gabinetto condotto da Giuseppe Conte. Dunque, da qualsiasi lato la si veda, che si sia favorevoli o meno al processo al capo della Lega, risulta chiaro a chiunque che i 5 stelle hanno molto da perdere. Per il vicepremier padano e per il suo partito, invece, è l'esatto contrario. Che lo si consegni ai giudici o che gli sia evitato il passaggio sul banco degli imputati (cosa da oggi molto più probabile), Salvini è destinato ad accrescere la propria popolarità fra gli italiani. Perché, comunque, egli è il solo a essersi intestato la difesa degli interessi nazionali. Nel caso, davvero remoto dopo il voto online di ieri, in cui la Giunta e il Senato lo spedissero davanti alle toghe, il ministro rischierebbe, oltre alla condanna, di sfondare il tetto del 40% alle prossime elezioni, decuplicando i voti che ereditò quando prese in mano il partito. Qualora invece il Parlamento gli evitasse, come quasi certamente accadrà, il processo, rispondendo picche alla richiesta del Tribunale dei ministri, per lui sarebbe comunque un successo, perché sarebbe di sostegno alla linea politica di respingimento degli immigrati. Quindi, sia che la vicenda finisca alla sbarra o che sia liquidata dal voto parlamentare, il caso Diciotti, per come è messo, rappresenta il trionfo di Salvini. Che sia martire oppure no, il suo pallottoliere personale avrà sempre il segno più davanti al risultato.
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