2020-05-17
Quante ombre sulla Onlus di Silvia in Kenya
Venerdì i Ros hanno perquisito la sede di Africa Milele. Ma già nel 2019 emersero particolari inquietanti sui personaggi che gravitavano attorno all'associazione: referenti accusati di raggiri e bigamia. E addirittura un caso di presunta pedofilia.Lilian Sora dice la sua sul sequestro della Romano: «Protetta da masai col machete».Lo speciale contiene due articoliVenerdì i carabinieri del Ros sono entrati nella sede di Africa Milele, la Onlus di Fano per conto della quale Silvia Romano operò in Kenya, lavorando con i bambini di un orfanotrofio. I sospetti su questa organizzazione umanitaria sono tanti, e piuttosto brutti. Gli investigatori - come ha riportato ieri il Corriere della Sera - si chiedono se Silvia sia stata tradita o addirittura venduta da qualcuno che si trovava con lei nel villaggio di Chakama. Di sicuro che c'è che la ragazza italiana è stata lasciata sola. A occuparsi della sua sicurezza doveva essere Joseph, il marito masai di Lilian Sora, la responsabile della Onlus. Ma Joseph, a quanto pare, non si premurò nemmeno di indagare su due uomini misteriosi, che, qualche giorno prima del rapimento, si presentarono a Chakama in cerca di Silvia. Insomma, la protezione era per lo meno carente, tanto più che mancava la registrazione sul sito «Viaggiare informati» e forse anche le polizze assicurative di Africa Milele non erano del tutto a posto. Si indaga a Fano, dunque. Ma anche sul suolo del Kenya si allungano parecchie ombre. Il luogo in cui Silvia è stata «lasciata sola», come dicono i suoi genitori, è popolato da figure ambigue, che sollevano fin troppi interrogativi. E non da oggi. Già nel 2019, infatti, il sito delle Iene (www.iene.mediaset.it) dedicò vari articoli ad Africa Milele e ai personaggi che in qualche modo le ruotavano intorno. Leggendo quell'inchiesta ci si trova catapultati in un'Africa conradiana, oscura e limacciosa.Tra le storie che più colpiscono c'è quella di Tiziana Beltrami, il cui nome ricorre spesso negli articoli pubblicati su siti e quotidiani online di italiani che vivono in Kenya o che comunque conoscono bene l'ambiente. La Beltrami, spiegavano Le Iene, è «una donna laziale che a Malindi gestisce insieme con il marito Roberto un notissimo ristorante e locale da ballo, il Karen Blixen, che è diventato un punto di ritrovo per la movida malindina e in particolare per gli italiani». Soprattutto, però, «Tiziana Beltrami è anche la referente logistica de facto di Africa Milele, nonostante da statuto non abbia alcun ruolo ufficiale. Il suo locale, il Karen Blixen, è stato infatti in questi anni il punto di arrivo dei materiali spediti per aiutare le popolazioni locali, nell'ambito di quello che viene definito “un ponte solidale Italia-Kenya". Gli aiuti mandati ad Africa Milele per mezzo del ristorante-pizzeria Karen Blixen sono vari: dai farmaci all'abbigliamento per bambini, fino al materiale ospedaliero».A confermare l'impegno della Beltrami erano volantini e post su Facebook che pubblicizzavano la sua militanza umanitaria. La diretta interessata, a un certo punto, li cancellò, ma gli inviati della trasmissione Mediaset riuscirono a entrarne in possesso. Tiziana Beltrami e Silvia si conoscevano: lo testimonia un'altra immagine, pubblicata sempre da Giulio Melis sul sito delle Iene. La ragazza è seduta a un tavolo del ristorante Karen Blixen assieme alla responsabile e ad altri volontari. Ma chi è davvero Tiziana Beltrami? Lo possiamo scoprire scavando un po' negli archivi dei quotidiani laziali. La signora compare nelle cronache di Latina come Mariangela Beltrami. Nel 2016 le fu «contestato il concorso in truffa aggravata per due episodi che ammontano ad una cifra di circa centomila euro. Il raggiro è stato commesso ai danni di alcuni risparmiatori pontini». E qui entra in scena un altro personaggio: Roberto Ciavolella, il marito della Beltrami. Costui è un ex promotore finanziario di Latina, accusato di aver evaso circa due milioni di euro e di aver truffato una trentina di risparmiatori per cifre milionarie. Anche lui era atteso al processo, nel 2017, ma è magicamente svanito dal suolo italiano per ricomparire appunto in Kenya. Nel frattempo il processo si è avviato ad ampie falcate verso la prescrizione. Anche nel Paese africano pare che ci siano procedimenti pendenti a suo carico, e nell'ambiente degli italiani che vivono a Malindi circolano parecchie storie sul suo conto. Ciavolella, oltre ai guai per i raggiri finanziari, si è guadagnato un'altra accusa per violazione degli obblighi di assistenza familiare e di bigamia. La sua prima moglie, come spiega Il Caffè di Latina, lo ha denunciato, dichiarando «di essere rimasta con due figli minori senza ricevere più il pagamento degli alimenti da parte dell'ex marito che, nonostante legalmente sia ancora coniugato con lei, a Malindi si sarebbe risposato con una donna sempre di Latina, che con lui gestisce un'attività ricettiva». La donna in questione è appunto Tiziana Beltrami. Aspettate, però, perché non è mica finita. Le Iene, ancora nel 2019, hanno puntato un faro su un altro lato oscuro della vicenda di Silvia Romano. Una faccenda confermata proprio dalla Beltrami oltre che da almeno un altro volontario. Silvia, 9 giorni prima di essere sequestrata, si diresse a Malindi per sporgere denuncia per pedofilia. A Chakama, spiegò un volontario ai giornalisti di Mediaset, «c'era questa struttura affittata da Africa Milele, erano alcune stanze, e noi dormivano lì». Nello stesso stabile viveva un prete (probabilmente un pastore anglicano), un kenyano che veniva indicato come «father». «La stanza di questo prete era a tre metri dalla nostra, nello stesso nostro complesso, la Guest House», disse ancora il volontario. A quanto risulta, questo prete (o pastore) aveva rapporti molto strani con le bambine del posto. Silvia e altri decisero di denunciarlo. Tiziana Beltrami spiegò di aver accompagnato personalmente la ragazza a sporgere denuncia, e insinuò che Lilian Sora, la responsabile di Africa Milele, avesse cercato di mettere tutto a tacere per non indispettire le autorità del villaggio. Lilian, dal canto suo, diede una versione diversa. Saranno, si spera, i pm a chiarire che cosa è davvero accaduto a Silvia in Kenya. A noi, per ora, resta una certezza: la ragazza è stata lasciata sola in un luogo pieno di ombre. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/quante-ombre-sulla-onlus-di-silvia-in-kenya-2646015463.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="parla-la-presidente-io-so-chi-lha-tradita" data-post-id="2646015463" data-published-at="1589650828" data-use-pagination="False"> Parla la presidente: «Io so chi l’ha tradita» Lilian Sora, la presidente della Onlus Africa Milele, ha parlato con gli inquirenti che si occupano dell'indagine sul rapimento di Silvia Romano, guidata dal pm Sergio Colaiocco. Gli investigatori vogliono chiarire quali fossero le condizioni di Silvia in Kenya, se la ragazza sia stata tradita o venduta da qualcuno nel villaggio di Chakama, e se la Onlus abbia effettivamente garantito la sicurezza della ragazza italiana (come avrebbe dovuto) oppure no. Come riporta il Messaggero, Lilian Sora «ha spiegato agli inquirenti che la giovane aveva sostenuto un colloquio e compilato un questionario seguendo un corso online. Tuttavia non era stata stipulata ancora l'assicurazione contro malattie e infortuni quando la ventiquattrenne è andata in Africa». «La sicurezza della ragazza», ha aggiunto la donna, «era garantita da due masai muniti di machete, ma in quel momento uno era al fiume e l'altro in giro per il villaggio. La presidente ha detto che fino a 20 minuti prima dell'assalto aveva parlato al telefono con Silvia e ha aggiunto di sapere chi avrebbe spiato e tradito la volontaria». Una rivelazione clamorosa, dunque. La Sora sarebbe in grado di rivelare particolari importantissimi sul rapimento e sulle persone che lo hanno organizzato. Qualche dettaglio la donna lo aveva già fornito tempo fa, sempre alle Iene. «Il mio compagno Joseph, che è di etnia masai», spiegò, «subito dopo che i rapitori portarono via Silvia ha provato ad andargli dietro con la moto. Lui pensava che l'avessero nascosta lì da qualche parte, prima di attraversare il fiume, per poi andare a riprenderla. Io e Joseph eravamo al telefono, sentivo gli spari dall'altra parte del fiume… Era buio pesto. Joseph mi ha detto: “Lilian se vuoi io vado, però mi ammazzano"». A quel punto, l'uomo avrebbe rinunciato all'inseguimento. Una storia rocambolesca, non c'è che dire. Sempre nel 2019, poi, la Sora aggiunse qualche frase sibillina a proposito delle ragioni del rapimento. «Non è stata una rapina», dichiarò alle Iene. «Se ci fosse stata una motivazione economica, bastava andassero nel negozio del “boss", l'uomo proprietario della guest house e avrebbero trovato tutti i soldi che volevano. Noi una pista per il rapimento di Silvia ce l'abbiamo, ma non posso dirla». Ora, invece, sembra che di fronte agli investigatori si sia decisa a parlare. E speriamo che lo faccia quanto prima, fornendo tutti i dettagli che ancora mancano di questa storia orrenda. Vedremo se, in questo modo, riuscirà a fare chiarezza, e soprattutto a spiegare perché - a maggior ragione se minacciata - Silvia Romano non è stata adeguatamente protetta.
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