2023-08-23
Quando il Pd candidò il militare che giudicava i gay «inadatti»
Il generale Mauro Del Vecchio oggi attacca il collega. Ma a lui lo scivolone costò molto meno.Quando la polemica diventa strumentale, ogni mezzo è buono per portare acqua alla propria causa. E così può capitare che un ex generale dell’Esercito, che si è distinto sul campo per aver comandato importanti missioni militari all’Estero (come quelle in Bosnia o in Kosovo) metta in atto una stridente marcia indietro per ragioni di convenienza politica o per ossequio alla marea del politicamente corretto. Stiamo parlando di Mauro Del Vecchio, militare del grado più alto che nel 2008, folgorato sulla strada del Nazareno (dove all’epoca comandava Walter Veltroni), si catapultò in Senato per un’intera legislatura, occupandosi ovviamente di questioni relative alla Difesa. Ma siccome all’epoca, pur nel contesto del proverbiale buonismo veltroniano, concetti come cancel culture e politically correct non erano divenuti così aggressivi come lo sono oggi, una personalità che gravitava nell’orbita dem, pur provenendo da una cultura più conservatrice, non aveva problemi a manifestare una propria opinione difforme dalla maggioranza del partito o della coalizione. Del Vecchio, così, non ebbe problemi a manifestare le proprie robuste perplessità sulla presenza di omosessuali nell’esercito, affermando che questi erano «inadatti alla vita militare». «È opportuno», aveva aggiunto, «non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità», prima di ricordare di essere intervenuto personalmente, dopo essersi «imbattuto in episodi di omosessualità», per fare in modo «che quelle situazioni non si verificassero di nuovo, che chi ne era coinvolto venisse ricollocato ed impiegato in altre aree». Parole che non sollevarono nessun polverone, nessuna polemica politica, a differenza di quanto sta accadendo in questi ultimi giorni col libro di un altro generale, Roberto Vannacci, finito nell’occhio del ciclone per il suo libro Il mondo al contrario, nel quale alcuni dei concetti espressi su omosessualità e vita militare non differiscono di molto da quelli a suo tempo affermati da Del Vecchio. Il quale, però, interpellato da più di un quotidiano, ha voluto assecondare la narrazione che lo vedeva come un contraltare «di sinistra» a Vannacci e si è aggiunto al coro di contumelie per l’ex-comandante della Folgore. L’ex senatore del Pd ha detto infatti che la politica non deve entrare nelle forze armate e che «il machismo avrà vita breve». Concetti perfettamente compatibili col nuovo corso schleiniano, anche se Del Vecchio non ha più molto a che fare col Pd, ma che il diretto interessato ha tenuto a correggere a posteriori, ponendo in atto in questo caso un’altra prassi del progressismo d’oggigiorno, e cioè la cancellazione di concetti espressi in passato ritenuti poco presentabili nel presente. E non a caso Del Vecchio, dopo aver visto di nuovo sui giornali le sue parole di 15 anni fa, ha sentito il bisogno di gettarle lontano da sé, con una nota di rettifica diffuso decisamente a posteriori: il generale ha voluto infatti precisare di «non avere mai detto che le persone omosessuali fossero inadatte alla vita militare», aggiungendo di essersi anzitutto riferito «ad altri tempi». Del Vecchio rivendica di «aver cambiato area d’impiego a persone che avevano relazioni affettive omosessuali all’interno della stessa unità lavorativa, senza naturalmente alcuna ripercussione sulla loro carriera» ma aggiunge che «questo principio riguardava le forze armate prima dell’ingresso del personale femminile, avvenuto nel 2000, e è oggi diventato una norma precisa per tutte le persone al di là del loro genere». Un cambio di marcia - è proprio il caso di dirlo - che non deve stupire più di tanto, se questo modo di fare, come si è visto bene negli ultimi giorni, ha fatto breccia anche in autorevoli esponenti dello schieramento conservatore.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)