2023-01-27
Qatargate, spuntano anche i rubli. «La Kaili era spiata per i legami coi russi»
Eva Kaili (Imagoeconomica)
Accusa di un eurodeputato polacco. La replica: quereliamo. Tornano in libertà la moglie e la figlia di Antonio Panzeri.Dopo il Qatargate spunta il Russiagate. Secondo l’eurodeputato polacco Jacek Saryusz-Wolski del partito Diritto e Giustizia (PiS), affiliato ai Conservatori europei (Ecr) l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, arrestata per corruzione il 9 dicembre scorso, «sarebbe stata sotto sorveglianza dei servizi di intelligence di due Stati membri e dalla polizia belga non a causa dei suoi rapporti con il Qatar, ma con la Russia». La dichiarazione fatta a una tv polacca (che anche grazie alla diffusione su Twitter da parte dello stesso eurodeputato è divenuta presto virale) è riferita ad una presunta rete di politici europei pagati da Vladimir Putin. Un network (la cui esistenza è tutta da verificare) contro il quale l’Eurocamera, stando a Saryusz-Wolski, non starebbe operando a sufficienza.Alle dichiarazioni del politico polacco iscritto allo stesso partito dell’attuale presidente della Polonia Andrzej Duda, ha risposto il legale della Kaili, Mihalis Dimitrakopoulos: «L’eurodeputato polacco Jacek Saryusz-Wolski diffama pubblicamente Eva Kaili che, dice, “è stata monitorata (in un certo senso spiata) dai servizi segreti di due Stati membri dell’Ue per relazioni mercenarie con Mosca”. Questo è falso, calunnioso e attacca brutalmente la personalità della signora Eva Kaili», annunciando poi che la sua assistita «farà appello alla giustizia» contro le dichiarazioni del collega polacco. Finora i due paesi sospettati di aver cercato di influenzare le attività del Parlamento europeo erano due: il Marocco e il Qatar. Ma nonostante la mancanza di riscontri investigativi, l’accusa lanciata da Sariusz-Wolski ha fatto molto rumore nel suo paese. Intanto ieri sono tornate libere Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni rispettivamente figlia e moglie di Pier Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato in carcere in Belgio per lo scandalo corruzione Qatargate al Parlamento europeo, che sta collaborando con gli inquirenti di Bruxelles. Una nota del presidente della Corte d’appello di Brescia, Claudio Castelli ha comunicato la revoca delle misure cautelari: «Le due sezioni penali della Corte di appello di Brescia hanno preso atto della nota dell’Ufficio istruzione di Bruxelles pervenuta ieri pomeriggio che rinuncia alla procedura di consegna e hanno revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Silvia Panzeri e Colleoni Maria Dolores». Il provvedimento ha avuto effetto immediato. Sul fatto che la scelta di collaborare con gli inquirenti di Bruxelles da parte di Panzeri possa aver influito sulla rinuncia alla consegna delle due donne, il difensore delle due donne, Angelo De Riso ha spiegato: «Panzeri ha negoziato per lui, non conoscendo il memorandum non so, ma in via logica mi sembra verosimile». Il legale ha anche ribadito che le sue assistite sono pronte a farsi interrogare dagli inquirenti belgi nell’inchiesta sul Qatargate. L’avvocato ha chiarito, comunque, di non aver «avuto nessuna richiesta» dalle autorità belghe in relazione all’eventualità che gli interrogatori potessero svolgersi già ieri, nell’ambito della trasferta italiana del giudice istruttore Michel Claise, arrivato due giorni fa a Milano insieme al procuratore federale Raphael Malagnini, a tre poliziotti dell’anticorruzione e a un tecnico informatico. De Riso non ha ancora incontrato le sue assistite: «Non le ho ancora viste ma le ho sentite al telefono, sono contente ovviamente, ma a livello psicologico, visto ciò che hanno affrontato, sono prostrate, anche se comunque ora sono libere». E sempre ieri è tornato in visita negli uffici della Procura a Milano nel pomeriggio Claise, dove è rimasto a colloquio per una mezz’ora con il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, che ha dato esecuzione nelle scorse settimane ad una serie di ordini di investigazione europea nell’ambito dell’inchiesta belga sul Qatargate, nonché alle richieste di arresto ed estradizione emesse appunto nei confronti della moglie e della figlia di Panzeri e a carico della commercialista Monica Rossana Bellini. Il lavoro di Claise e del suo team si è svolto in questi due giorni negli uffici distaccati della polizia giudiziaria della Gdf milanese. Gli investigatori hanno raccolto documenti utili ed effettuato copie forensi dei dispositivi, tra telefoni e pc, sequestrati agli indagati italiani coinvolti nell’inchiesta.Concluso il lavoro, da quanto si è saputo, domani ripartiranno per il Belgio. Dove rimangono in carcere altri due degli indagati, Francesco Giorgi e il responsabile dell’Ong No peace without justice, Niccolò Figà Talamanca, anche loro arrestati il 9 novembre scorso, insieme a Panzeri e alla Kaili, che è anche la compagna di Giorgi. Al termine della Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles, che doveva decidere sul riesame di entrambi gli indagati, i giudici hanno infatti confermato la custodia cautelare in carcere. Prima che la decisione dei giudici fosse resa nota l’avvocato di Giorgi, Pierre Monville aveva dichiarato la posizione del suo cliente «corre su binari diversi» rispetto a quella di Panzeri, di cui Giorgi è stato assistente accreditato all’Europarlamento. Questo nonostante siano entrambi in carcere per il Qatargate, e l’accordo da pentito firmato dall’ex eurodeputato socialista con la Procura federale belga, che secondo Monville «non ha effetti» su Giorgi e non lo mette in una posizione peggiore. Se entro 24 ore gli avvocati di Giorgi e Figà-Talamanca dovessero presentare ricorso, una nuova udienza sarà fissata entro quindici giorni.