
Volodymyr Zelensky è atteso giovedì a Bruxelles per incontrare i vertici Ue e l’Europarlamento. Intanto silura i fedelissimi perché rubano.Volodymyr Zelensky si starebbe preparando a mettere un «primo piede» nelle istituzioni europee, dopodomani. Indiscrezioni vogliono che sia «in lavorazione» per giovedì una sessione plenaria straordinaria del Parlamento europeo, alla quale interverrà il capo di Stato ucraino. Le tre istituzioni europee - Consiglio, Commissione e Parlamento - non hanno confermato né smentito la notizia, ma l’Eurocamera ha già pronto un programma nel caso Zelensky sia effettivamente presente (il silenzio sul punto sarebbe dovuto a motivi di sicurezza).L’idea della presidente Roberta Metsola sarebbe quella di una mini plenaria straordinaria, nello stesso formato di quella che ha ospitato il presidente israeliano, Isaac Herzog. «Siamo impazienti di darle il benvenuto a Bruxelles, presidente Zelensky. Putin ha iniziato la sua guerra per rubare il futuro europeo all’Ucraina ma fallirà», scrive il gruppo all’Eurocamera del Partito popolare europeo, facendo così intuire che le voci sulla visita siano fondate. Sempre dopodomani si terrà il Consiglio europeo con i capi di Stato e di governo, a cui potrebbe prendere parte il presidente ucraino come «ospite speciale».Il fermento è palpabile ma Zelensky ha ben presente cosa gli viene chiesto per l’eventuale futura adesione: la lotta alla corruzione che dilaga nel suo Paese e che ha travolto i più alti vertici del governo, insieme a funzionari e responsabili delle amministrazioni territoriali. Per dimostrare che l’obiettivo viene preso seriamente Zelensky, che inizialmente non aveva «ripulito» il governo per non minare il senso di unità necessario per la resistenza alla guerra scatenata da Mosca il 24 febbraio scorso, ha accelerato sulle epurazioni.Il presidente sa, infatti, di non poter più tergiversare, anche per eliminare il sospetto che gli ingenti aiuti occidentali possano finire nelle mani sbagliate, rischiando così che qualcuno si tiri indietro nell’elargizione di fondi. Il più imbarazzante nodo da sciogliere - l’ultimo in ordine di tempo - è quello relativo alla sorte del ministro della Difesa Oleksii Reznikov, finito nel ciclone degli appalti truccati che ha investito il suo dicastero. Zelensky ha intenzione di sostituirlo con Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, ma i tempi dell’avvicendamento non sono ancora stati definiti. La Difesa, settore delicato e fondamentale in una situazione di conflitto, aveva già perso diversi responsabili e, soprattutto, il viceministro Viacheslav Shapovalov. La vicenda corruttiva riguarda la somministrazione alle truppe di servizi di bassa qualità - tanto alimenti che forniture militari - a prezzi gonfiati.Shapovalov, dopo avere inizialmente negato le accuse, aveva poi ammesso di essere al corrente della «cresta» che veniva fatta a discapito dei combattenti. Di fronte allo scandalo, Reznikov ha riconosciuto che i servizi anticorruzione del suo ministero hanno fallito. A nulla gli è valso, per ora, l’avvio di un «audit interno di tutti i contratti pubblici» e di «un audit dell’assistenza tecnica internazionale», ossia le armi che Kiev riceve dall’Occidente. I tempi per il rimpasto, previsti inizialmente in settimana, dunque slitteranno.Ma come si diceva, lo scandalo nel settore Difesa non è certo l’unico. Già nei mesi scorsi diverse operazioni dell’anticorruzione avevano portato alla «decapitazione» del governo nazionale. Si era partiti con l’arresto del viceministro per lo Sviluppo delle infrastrutture, Vasyl Lozynski, che avrebbe incassato 400 mila dollari per facilitare l’acquisto di generatori elettrici a prezzi gonfiati. L’ondata di accuse aveva spazzato via anche alcune delle figure più rappresentative di questi mesi di conflitto, tra cui il numero due dell’ufficio presidenziale ucraino, Kyrylo Tymoshenko. Altri viceministri e governatori regionali erano stati destituiti dai loro incarichi. L’elenco è lungo e include i viceministri per lo sviluppo comunitario e territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda, il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka. Alcune figure, prima di essere destituite, avevano presentato le dimissioni, come il viceprocuratore generale Oleksiy Symonenko.Lo stesso dicasi dei governatori della regione centrale di Dnipropetrovsk Valentin Reznichenko, della regione meridionale di Zaporizhia Oleksandr Starukh, della regione settentrionale di Sumy Dmytro Zhivytsky, della regione meridionale di Kherson Yaroslav Yanushevich e della capitale Kiev, Oleksiy Kuluba. Si erano dimessi, tra gli altri, Anatoly Ivankevich e Viktor Vychniov, entrambi vice-capi del Servizio ucraino per il trasporto marittimo e fluviale. Tutti, a diverso titolo, erano invischiati in speculazioni varie su una tragedia come la guerra, tra prezzi gonfiati e appalti truccati.Gli analisti, intanto, prevedono che la nuova offensiva russa sarà concentrata nel Donbass. «Inizierà in qualsiasi momento dopo il 15 di questo mese», dice il governatore del Lugansk, Serhiy Hayday. Nel Donetsk le forze russe hanno conquistato il villaggio di Nikolayevka, come annunciato dal ministero degli Esteri di Mosca. I russi «stanno gettando» nuove unità nel Donbass orientale, riferiscono fonti di Kiev e Zelensky (che ha incassato ieri un pacchetto di aiuti da 6,8 miliardi, per i prossimi cinque anni, dalla Norvegia), ha presentato i decreti per estendere di 90 giorni la legge marziale e la mobilitazione generale, in scadenza il 19 febbraio. Un’esplosione nelle foreste di Kaluga, sud-ovest di Mosca, risveglia i timori di attacchi ucraini sul territorio russo, proprio mentre gli Usa si apprestano a fornire a Kiev missili a lungo raggio.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.