2024-06-11
Provano già a rubare il voto
Ursula von der Leyen (Ansa)
Rischia di ripetersi il copione già visto in Italia con i governi tecnici. Ma chi ignora il popolo alla fine verrà spazzato via. Ci sono almeno un paio di considerazioni che vengono spontanee scorrendo i risultati delle elezioni europee. La prima riguarda l’Italia, dove al di là delle cose ovvie - hanno vinto Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Elly Schlein e ha perso e di brutto Giuseppe Conte - si capisce una cosa, e cioè che il centro fuori dal centrodestra non esiste. Per anni ci hanno frantumato i timpani con l’idea di una formazione politica che raccogliesse l’eredità della Dc, il partito centrista per eccellenza. Beh, quelli che ci hanno provato oggi raccolgono le briciole. A Matteo Renzi non è bastato allearsi con Emma Bonino per superare la soglia di sbarramento e per quanto riguarda Carlo Calenda, nemmeno la splendida solitudine è riuscita a far brillare il suo partito. Insieme, Stati uniti d’Europa, fusione a freddo tra radicali e centristi, e Azione raggiungono la quota che da soli hanno raccolto Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli candidando Ilaria Salis. Ma che il centro a sinistra non esista, lo dimostra anche il flop di Marco Tarquinio col Pd. Candidandosi dopo aver lasciato Avvenire, l’ex direttore del quotidiano dei vescovi è stato snobbato dagli elettori di sinistra, al contrario di Cecilia Strada, la pasionaria dei migranti. Il che dimostra una cosa, ossia che la stagione dei cattocomunisti o anche solo dei catto-progressisti è finita e in futuro gli eredi di quella che un tempo fu la sinistra democristiana dentro il Pd avranno sempre meno influenza. Con Elly Schlein il Partito democratico si sposta sempre più lontano dal centro. Dal voto, infatti, escono due tendenze: una destra sempre più legata alla sua leader, Giorgia Meloni, con un centro rappresentato da Forza Italia e una Lega che conferma i suoi voti, e una sinistra che abbraccia il pacifismo, l’ambientalismo, il movimentismo pro migranti e tutto ciò che consenta di sventolare una bandiera rossa. Con questo voto finisce anche l’illusione di Renzi, per altro covata soltanto da lui, di essere l’erede naturale di Silvio Berlusconi. Il suo spostamento al centro, che in realtà costituisce un capitolo a sé delle molte capriole collezionate in un ventennio di attività politica, è stato ininfluente. Anzi, forse ha fatto perdere un po’ di voti a Bonino e compagni.Giustamente, Giorgia Meloni dopo aver visto i risultati ha parlato di ritorno al bipolarismo, con due partiti a rappresentare il baricentro dei due poli: Fratelli d’Italia a destra, il Pd a sinistra, entrambi con il contorno di alcuni partiti. Resta da vedere che cosa farà il Movimento 5 stelle, se dopo il peggior risultato della sua storia si adatterà a fare la terza o quarta gamba del Partito democratico o sceglierà di correre da solo. Nell’uno o nell’altro caso i sogni di egemonia dell’avvocato di Volturara Appula sembrano destinati a essere archiviati per sempre, al pari di quelli della sinistra dc sopravvissuta grazie al camaleontismo in cui è sempre stata maestra dagli anni di Tangentopoli. C’è poi un altro dato di fatto che balza agli occhi: i leader che hanno governato l’Europa per anni escono dal voto con le ossa rotte. Per anni Francia e Germania hanno fatto e disfatto la Ue, forti del peso della loro economia e della debolezza di quella italiana. Dei tre grandi Paesi fondatori dell’Unione, solo i primi due sono stati decisivi nelle scelte che ci stanno portando a modifiche sensibili del nostro modo di vivere, con obblighi per quanto riguarda la mobilità, l’immigrazione, l’industria, l’agricoltura, senza dimenticare l’edilizia. L’Europa sta cambiando la nostra vita, ma a leggere i risultati si capisce che gli europei vogliono cambiare la guida dell’Unione. Il partito di Emmanuel Macron è stato doppiato da quello di Marine Le Pen, mentre quello di Olaf Scholz è stato scavalcato dalla destra estrema di Afd. In altre parole, la politica europea è stata bocciata e ora Macron e gli altri corrono al riparo. Il primo ha indetto nuove elezioni, nella speranza che due o tre anni di governo del Rassemblement national inducano i francesi a ricredersi ed eleggano il prossimo presidente della Republique scegliendolo fra i macroniani. Altri, come Scholz, pensano invece di arroccarsi nel fortino europeo, sfruttando il fatto che, seppur in diminuzione, i numeri consentono ancora oggi di costituire una Commissione sulla base della maggioranza Ursula, ignorando dunque le indicazioni giunte dagli elettori, che richiedono un cambio di passo. Per Popolari e socialdemocratici sarebbe la scelta peggiore, perché se faranno finta di ignorare ciò che è accaduto in Italia, Francia e Germania (ma anche in altri Paesi dell’Unione), la prossima volta saranno spazzati via. È ciò che abbiamo imparato a casa nostra negli ultimi anni. A forza di governi tecnici che hanno ignorato i voleri del popolo, cioè del soggetto che detiene la sovranità del Paese, l’Italia si è spostata a destra e ha liquidato il centro. O meglio: il centro, a sinistra. Con buona pace di Mattarella.