2022-08-03
Proposta geniale dell’esperta di polli: sorvegliare i ratti anziché Pfizer & c.
Delirio di Ilaria Capua: «Contro il monkeypox, monitorare i roditori: possono contagiarsi tramite garze infette e diffondere il morbo». Peccato non ci sia lo stesso interesse per gli effetti avversi dei sieri per il Sars-Cov-2.Tra ratti infettati dall’uomo, omosessuali da controllare ma senza dare nell’occhio e bimbi che andranno a scuola con il vaiolo delle scimmie, nonostante la mascherina, ieri la virologa Ilaria Capua ci ha regalato un monologo da brividi. Forse si starà preparando per il Summer horror festival di Mirabilandia, tradizionale appuntamento di metà agosto per gli appassionati di mostri e mostruosità, dove avrà in mente di dilettare il pubblico con un siparietto post apocalittico. Forse, più semplicemente, non aveva più nulla di terrificante in tema di Covid da scagliare addosso ai lettori. Sta di fatto che il suo intervento sul Corriere della Sera sarà ricordato come un raro concentrato di affermazioni grottesche, di scientificità da bar sport. La direttrice dell’One health center of excellence dell’Università della Florida deve aver pensato che gli italiani si stanno rilassando troppo, che pochi la ascoltano quando ripete che «il Covid-19 non scomparirà né durante né dopo l’estate», perciò ha spostato l’attenzione sul virus del vaiolo delle scimmie. Monkeypox, Mpx per amici e detrattori, è «un’altra sciagura di cui proprio non ne volete sapere», si dispera la Capua, sconvolta perché dopo due anni e mezzo di coronavirus onnipresente, gli italiani cercano un po’ di normalità. Non un’altra emergenza sanitaria globale cui sottostare, come vuole Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, e come caldeggia la virologa. Medico veterinario di formazione, la dottoressa si affida proprio agli animali per sperare «di convincervi che sarà inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati». Parte dai roditori, quelli africani, dove Mpx «di solito se ne sta nascosto» salvo poi fare «agevolmente il salto di specie», passando a scimmie e a uomini, soprattutto bambini che «in quei Paesi hanno più contatto con i roditori». Primo messaggio lanciato, così da far leva su paure medievali. Piccoli untori che circolano, incontrollati, dopo essere stati infettati dai gay. Per descrivere il «giro nuovo» del contagio, la Capua parla di malattia «dolorosissima ed invalidante», non sessualmente trasmessa come da Hpv o Hiv, ma che passa da un individuo all’altro «per contatto diretto (che include il rapporto sessuale) e in alcuni casi anche per via respiratoria». Saliva, goccioline respiratorie, ambiente, diffusione tipo Covid. Occhio dunque agli uomini che se la fanno tra di loro, dice l’esperta, senza però trascurare l’intorno di questi omosessuali senza freni, perché anche «giovani maschi con abitudini sessuali promiscue» possono trasmettere l’Mpx ai bambini «che da settembre andranno a scuola. E lì sappiamo che è proprio difficile controllare le infezioni», affonda la virostar. Forse aumentare la percezione di paura è diventata la tecnica consolidata per convincere i cittadini? Genitori sull’orlo di una crisi di panico dovrebbero fare i delatori del dirimpettaio di pianerottolo, di cui immaginano un’omosessualità sfrenata, per tutelare la salute dei loro pargoli? «Informare sulla vaccinazione ed offrire la somministrazione di vaccino a chi ne facesse richiesta», suggerisce la Capua. Già, magari assieme alla quarta dose dell’anti Covid e, perché no, aggiungendo pure l’antinfluenzale che tra un paio di mesi tornerà comodo. «Siamo a poco più di 400 casi», in Italia, però se non ci preoccupiamo tutti finiremo davvero male, tuona, elencando comportamenti diversi da assumere per non finire travolti dal vaiolo di queste benedette scimmie. Pensate siano regole di buon senso? Sì, se vogliamo, anche se scontate, perché dissuade dal lasciare materiale infetto in giro. Cerotti e garze che coprivano le pustole non vanno abbandonati sul bordo del lavabo o della vasca, ma neppure buttati nella pattumiera, magari con l’umido. L’esperta raccomanda di avvolgere il materiale infetto in un doppio sacchetto chiuso e di trattarlo «come rifiuto speciale». Magari mescolandolo agli oli vegetali esausti o a residui di vernici e solventi? Dove accidenti dovrebbe portare un cittadino le sue pezze infette, all’inceneritore del più vicino ospedale? Alla virologa non interessano simili quisquilie, è tutta concentrata a spiegare che «qualsiasi materiale entrato a contatto con le lesioni cutanee» non va buttato nei cassonetti perché «si potrebbero contagiare i roditori urbani». E qui l’orrore è completo. Come nelle peggiori pestilenze, immaginiamo orde di topi che non si limitano a saccheggiare la monnezza ma inghiottono garze imbevute di pus, sangue, fluidi corporei e si infettano, contagiando a loro volta altri animali e di nuovo l’uomo. Dopo il Covid, il terrore dovrebbe correre sul filo del vaiolo. Ma la virologa ha una soluzione geniale, per contenere i danni. Suggerisce di «mettere in atto programmi di sorveglianza attiva nei roditori per svelare ed eradicare l’infezione quanto prima dovesse verificarsi». Non abbiamo la farmacovigilanza attiva per gli eventi avversi da vaccino anti Covid, nemmeno per gli altri farmaci, però secondo l’esperta dovremmo monitorare i topi e scongiurare, così, l’Mpx.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)