
La nuova campagna promozionale del marchio Diesel in occasione del pride è basata sul corto Francesca. Mette in scena un ragazzo che prima diventa donna, poi si fa suora. Obiettivo finale: «Offrire ai giovani storie di rottura per superare gli stereotipi».L'importante è soddisfare il desiderio, qualunque esso sia. Volere è potere, si diceva un tempo. Oggi, invece, se si può fare una cosa allora la si deve fare. Motivo per cui - allo stato attuale - «volere è dovere». Non conta nemmeno se i singoli desideri siano fra loro contraddittori o se la loro realizzazione sia effettivamente un bene per il singolo: basta che la soddisfazione arrivi immediata. Questo, in sostanza, è il messaggio di Francesca, un corto promozionale commissionato dalla marca di abbigliamento Diesel e girato da François Rousselet. Protagonista è la modella e attivista transgender Harlow Monroe, che sullo schermo mette in scena, almeno in parte, quello che è stato il suo percorso di vita. La Francesca del corto, infatti, è un ragazzo di nome Federico, che si sente donna e durante l'università (almeno così pare) inizia la terapia ormonale per cambiare sesso. Lo vediamo tastarsi con fastidio il pomo d'Adamo, farsi crescere i capelli, ingoiare una pillola dopo l'altra. Fino alla trasformazione completa in ragazza. Fosse finito qui, il filmetto non sarebbe diverso da decine e decine di altri realizzati sul medesimo argomento. Ma Francesca aggiunge una nota delirante in più: il protagonista nato maschio e diventato femmina decide di farsi suora, e nelle scene conclusive lo vediamo entrare raggiante in convento circondato da sorelle festanti. L'apoteosi del desiderio sfrenato, dunque. Che tu voglia cambiare sesso o entrare in clausura, dice il film, è uguale: se vuoi farlo devi farlo, perché l'imperativo non è «conosci te stesso», ma «costruisci te stesso». È evidente che l'idea di tirare in ballo la vita religiosa sia un basso espediente per provocare qualche reazione, per farsi notare nel mezzo della marea indistinta. Per altro, è un escamotage di una superficialità assoluta, che equipara la vocazione religiosa alla decisione di cambiare sesso. Da questo punto di vista, è quasi offensivo nei riguardi delle suore, ma soprattutto nei riguardi dell'intelligenza dello spettatore. Abbracciare la fede e seguirla fino dentro un convento significa dedicarsi interamente a Dio, celebrarne la creazione, rispettarne i comandamenti. Modificare il proprio corpo in base al desiderio è l'esatto contrario di tutto ciò. Nell'orizzonte ideologico trans, l'uomo si fa Dio, diventa creatore di sé stesso sostituendosi al creatore originario, contestandone le opere e sovvertendole. Come potrebbe farsi prete o suora qualcuno che condivida una simile visione? Il corto della Diesel, però, è criticabile anche sotto altri aspetti molto meno filosofici. Si tratta, nei fatti, di un filmato di propaganda. Lo ha dichiarato senza mezzi termini Francesca Vecchioni, figlia di Roberto, attivista Lgbt e fondatrice di Diversity, associazione che si occupa di «inclusione sociale» e ha fornito una preziosa consulenza agli autori del film. Secondo la Vecchioni, «per determinare un vero cambiamento sociale verso l'uguaglianza di genere e l'inclusione, è essenziale rivolgersi ai giovani, e non solo, nel modo giusto, offrendo loro storie di rottura e di superamento degli stereotipi». Chiaro: il corto serve a rieducare i giovani. E infatti mostra un ragazzo giovanissimo alle prese con la terapia ormonale, cosa non esattamente facilissima da affrontare. È interessante, a questo proposito, notare come venga presentato il cambiamento di sesso. Sullo schermo non vediamo drammi né traumi, tutto il percorso di transizione si svolge in maniera quasi gioiosa, come una corsa verso la liberazione. Questa è la nuova tendenza, in effetti. Le associazioni Lgbt contestano i film in cui il cambio di sesso viene presentato come difficile e doloroso (cosa che è in realtà), motivo per cui bisogna adeguarsi, e mostrare che ogni cosa avviene in serenità. Davvero curioso: da un lato gridano alla discriminazione e invocano leggi liberticide contro l'omotransfobia, dall'altro però vogliono essere ritratti come la quintessenza della felicità, in modo da convincere quanti più giovani possibile a «diventare ciò che sono davvero». Alla propaganda, in fondo, ormai ci siamo abituati. Ma questa operazione irrita per un altro motivo. Il fine ultimo di Francesca non è nemmeno portare l'ideologia Lgbt ai giovani: quello è soltanto un effetto secondario. Lo scopo di tutta l'iniziativa è fare affari, promuovere la nuova linea Diesel 2020 lanciata nel periodo dei vari pride. Questo fanno: lavano il cervello ai ragazzetti per vendere un paio di jeans in più.
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