2022-01-05
Pronti ad ammazzare il lavoro
Il governo pare deciso: potranno guadagnarsi da vivere solo vaccinati e guariti. Una misura sanitariamente inutile, se non dannosa, e socialmente folle. «Parcheggerà» centinaia di migliaia di persone (pure in settori essenziali) impedendo alle aziende di sostituirle. Scuola, forse salta la Dad per non immunizzati. Per le quarantene servirà l’enigmistica.Quanti sono i lavoratori che ancora non si sono vaccinati? Secondo alcune stime, un po’ meno della metà dei circa 6 milioni di italiani che hanno rifiutato l’iniezione.In pratica, parliamo di 2 milioni e mezzo di persone le quali, di fronte all’obbligo del green pass per accedere a uffici e aziende, finora si sono arrabattate con i tamponi in farmacia effettuati ogni 48 ore. Ma ora, con il nuovo super green pass, più di un decimo dei 23 milioni di lavoratori sarà costretto a rimanere a casa, perché i risultati dei test molecolari e antigenici non saranno più ritenuti validi per poter varcare la soglia di un’impresa. Non so se ci sia qualcuno che ha fatto i conti, ma considerando che i disoccupati in Italia oggi sono 2,5 milioni, da domani, quando entrerà in vigore il provvedimento del governo, le persone che resteranno a casa raddoppieranno. Senza contare poi che in Italia ci sono 14 milioni di persone in età compresa fra i 14 e i 64 anni che l’Istat classifica tra gli inattivi, ovvero tra coloro che non fanno praticamente nulla. In pratica, grazie al super green pass, presto il numero di italiani che non lavora sfiorerà il numero di quelli che lavora: 19 milioni contro poco più di 20. Altro che ripresa. Macché rilancio del Pil: qui si rischia di creare una nuova categoria di inoccupati, ovvero i sospesi dal Covid. Non perché condannati alla quarantena dopo essere risultati positivi, ma perché sprovvisti del certificato vaccinale benché negativi al virus. Una categoria che rischia di mettere a repentaglio la normale erogazione dei servizi pubblici e il funzionamento di molte aziende. Già, perché due milioni e mezzo di lavoratori non si rimpiazzano dalla sera alla mattina, magari ricorrendo ai 2 milioni e mezzo di disoccupati. Primo, perché non è detto che le competenze siano uguali e secondo perché in certi uffici, soprattutto pubblici, è necessario esibire una laurea e il punteggio di un concorso, non il certificato vaccinale. Senza dire poi delle difficoltà di trasferimento, da una regione all’altra, o del Reddito di cittadinanza che induce molti disoccupati a rimanere senza lavoro piuttosto che acchiapparne un altro che si rende disponibile grazie all’assenza del super green pass. Insomma, se qualcuno pensa di risolvere la situazione sostituendo un occupato non vaccinato con un disoccupato (ammesso che sia vaccinato) forse sbaglia i conti.È possibile tuttavia che al governo, come fatto in passato, qualcuno abbia pensato a un rischio calcolato, ovvero ritenga che una volta tolta la scappatoia del tampone, il lavoratore messo con le spalle al muro, tra la disoccupazione e il vaccino, scelga quest’ultimo e dunque il numero di 2,5 milioni di renitenti alla puntura si sgonfi. Può essere. Ma può anche succedere che gli irriducibili restino tali e si richiudano ancora di più nel loro fortino, decisi a non mollare. Magari marcando visita, come si diceva da militari, cioè dandosi per malato, di depressione o di emicrania. Oppure, ricorrendo al Reddito di cittadinanza, che se viene concesso a chi non ha lavoro e spesso neppure lo cerca anche perché ne ha uno in nero, certo non lo si può negare a chi un posto l’aveva ed è costretto a rinunciarvi a causa di una legge dello Stato. Tralascio le cause che seguiranno, il cui esito è tutt’altro che certo, perché il diritto del lavoro si scontrerà con il diritto alla tutela della salute e si vedrà come finirà (a Milano un’infermiera sospesa quattro mesi fa ha ottenuto una sentenza che dichiara illegittimo il provvedimento e condanna l’azienda sanitaria all’indennizzo), ma almeno un paio di cose sono certe. Dopo l’entrata in vigore che impedirà l’accesso a uffici, fabbriche e mezzi di trasporto ai dipendenti sprovvisti di green pass, si aprirà il problema di come mantenere i 2,5 milioni (ma potrebbero essere anche solo un milione di persone) che non si arrenderà al diktat. Il sindacato sembra infischiarsene, tanto che Maurizio Landini evoca l’obbligo in nome della tutela dei lavoratori vaccinati (infatti dovrebbe cambiare nome alla sigla della sua organizzazione, da Cgil a Cgilv, dove v capite tutti per che cosa sta) e solo Bombardieri della Uil pare perplesso. Ammesso e non concesso che sfamare i dipendenti costretti a casa sia facile, poi si aprirà il tema di come far funzionare le aziende e i servizi pubblici nonostante l’assenza di centinaia di migliaia di persone. Già ora le linee di trasporto soffrono per carenza di personale causato dalle quarantene e il numero di corse soppresse non si conta, ma poi che succederà? A Venezia, scrive il Gazzettino, alcune banche sono già chiuse a causa delle assenze dei dipendenti non vaccinati. E dopo? Al momento a questi quesiti nessuno sa rispondere. Tuttavia, c’è un altro mistero che non ha spiegazione: nel momento in cui si scopre che la terza dose è fondamentale e che le prime due hanno una data di scadenza a breve come lo yogurt, che senso ha prendersela esclusivamente con i non vaccinati? Visto che gli italiani con il booster sono 20 milioni, almeno altrettanti hanno una vaccinazione la cui efficacia è dubbia. Dunque, perché non fermare anche loro? Soprattutto ora che le quarantene sono diventate la barzelletta del nuovo anno, con divieti a giorni alterni a seconda del numero di punture. Come dicevamo, la risposta non c’è. Anche perché con Speranza al governo nulla è certo, se non il caos.
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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