2020-05-29
Pronti ad abbattere le barriere tra regioni: «La ripartenza sarà senza distinzioni»
Oggi la decisione. La sola Sardegna insiste sul passaporto sanitario. Francesco Boccia: «Incostituzionale». Christian Solinas: «Ma se avete chiuso l'Italia...». Mancano 72 ore alla riapertura definitiva dell'Italia: lunedì prossimo 3 giugno, il governo dovrebbe, salvo clamorosi imprevisti, «abbattere» le barriere tra le diverse regioni, e consentire dunque la mobilità in tutto il Paese, dopo due mesi e mezzo di lockdown. Oggi è il giorno decisivo: «I dati», ha detto ieri il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, «arriveranno al ministro della Salute e poi si faranno le valutazioni in maniera rigorosa, laica, partendo dal presupposto che la priorità assoluta è la tutela della salute. Rilanciare l'economia è una priorità rispetto all'impegno del governo e del parlamento. Tutti noi vogliamo tornare a far sì che il Paese cammini e corra».I dati ai quali fa riferimento Boccia sono quelli che segnalano il livello di rischio delle varie regioni italiane, attraverso la elaborazione dei 21 parametri del monitoraggio messo a punto dal ministero della Salute. Ogni settimana le regioni hanno comunicato a Roma questi dati, che oggi verranno incrociati tra loro e permetteranno al governo di prendere la decisione relativa agli spostamenti. Tra questi parametri, ci sono l'Rt (il tasso di contagiosità), il numero dei tamponi effettuati e una serie di altri dettagli, come il numero di posti disponibili in terapia intensiva. «Il sistema di monitoraggio funziona bene», aggiunge Boccia, «è stato condiviso con tutte le regioni, ogni settimana ci dà il termometro della pandemia, non è un giudizio, una pagella, non ci sono dei voti, è il tentativo di accendere luci se c'è un piccolo focolaio e se la resilienza della sanità non è piena. La valutazione non deve incidere sulla ripartenza delle regioni, che è già avvenuta e continuerà la prossima settimana per riprenderci tutto il nostro Paese».Resta aperta la polemica tra il governo e il presidente della Regione Sardegna, che vuole introdurre un «passaporto sanitario» per trascorrere le vacanze sull'isola. Il primo a lanciare l'idea è stato il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, ma a spingere sull'acceleratore è rimasto solo Solinas, secondo il quale per poter entrare in Sardegna è necessario esibire alla partenza verso l'isola un certificato di negatività al virus che non sia anteriore a sette giorni prima. Il ministro Boccia si esprime con fermezza contro la «trovata» del governatore sardo: «Passaporto sanitario? Rileggete», sottolinea Boccia, «l'articolo 120 della Costituzione: una regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono». L'idea di Solinas appare francamente solo e soltanto propagandistica. Ammesso e non concesso che un turista arrivi in Sardegna con il «certificato di immunità», chi può garantire che non entri in contatto dopo due minuti esatti con un soggetto positivo, contagiandosi? Ogni quante ore andrebbe ripetuto il test? Solinas però insiste: «Io da un ministro», dice Solinas a Rai Radio1, «mi sarei aspettato qualche soluzione visto che manca poco al 3 giugno. Noi abbiamo proposto un metodo che cerca di coniugare l'ospitalità, che appartiene alla Sardegna, con le esigenze della sicurezza sanitaria. Ad oggi non sappiamo ancora se l'apertura sarà per tutte le regioni e come avverrà. Calerei poi un velo pietoso», aggiunge Solinas, «sulla questione di costituzionalità. Si dice che sia incostituzionale un semplice test che viene peraltro già fatto in Italia e viene ancora più difficile da comprendere perché viene da un ministro che in questi mesi ha chiuso le regioni e gli esercizi commerciali sempre con la stessa Costituzione. Chi arriva senza certificato? Dal mio punto di vista», conclude Solinas, «non può imbarcarsi in partenza, quindi non arriva». Ottimista sulla prospettiva che il governo darà il via libera alla circolazione in tutta Italia anche ai cittadini della Lombardia il governatore Attilio Fontana: «Sono convinto che dal 3 giugno», spiega Fontana, «i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia. I dati sono tutti positivi e in miglioramento, la Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento».Immaginare di mantenere chiusa la sola Lombardia fa a pugni con il buon senso. In una intervista al Fatto quotidiano, ieri, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato la riapertura delle discoteche il 15 giugno: sarebbe paradossale che due regioni confinanti avessero prospettive così diverse, una blindata e l'altra tornata alla (quasi) piena normalità. Oggi il governo avrà a disposizione tutti i dati per decidere cosa accadrà il prossimo 3 giugno, ma le dichiarazioni di Boccia lasciano intendere che il via libera alla mobilità tra tutte le regioni d'Italia sia praticamente cosa fatta.
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