2021-12-23
Pronti a perseverare con l'errore del pass
Oggi cabina di regia e Cdm per la stretta di Natale: possibili tamponi ai «bi-vaccinati» per alcune attività, Ffp2 sui mezzi, terza dose dopo 3 mesi e lasciapassare breve di 6. Il rischio: imbuto agli hub per milioni di persone.«Va capito che nel periodo tra seconda e terza dose, quando la durata dei vaccini tende a scadere, occorre fare il tampone per contrastare la diffusione del virus». Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla conferenza stampa di fine anno ha di fatto liberato la strada all’ennesima classificazione tra classi di italiani: non vaccinati, vaccinati con due dosi ma costretti a tamponarsi di continuo e i super vaccinati con tre. Ma andiamo a vedere quali sono stati tutti i temi sanitari affrontati da Draghi rispondendo alle domande dei giornalisti. Oggi si terrà la cabina di regìa «per decidere il da farsi sulla base del quadro epidemiologico», ha ricordato il premier. Inciampando però in un errore: «I vaccini restano lo strumento di difesa migliore dal virus. Tenete presente che dei decessi tre quarti sono non vaccinati», ha detto Draghi. Poi, poco dopo, rispondendo a un’altra domanda ha parlato di «due terzi». Si è confuso in entrambe le dichiarazioni. In base ai dati dell’Istituto superiore di sanità relativi ai contagi registrati tra il 22 ottobre e il 21 novembre, infatti, tra i 1.755 decessi da Covid 722 erano persone non vaccinate: dunque il 41% del totale. E la maggior parte dei decessi ha riguardato persone che erano state completamente vaccinate da più di 150 giorni. Certo, i dati vanno letti tenendo conto del noto «effetto paradosso» per cui il numero assoluto può essere simile, se non maggiore, tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi. Ma la proporzione fatta da Draghi comunque non torna, almeno guardando le tabelle pubbliche dell’Iss. Anzi, indebolisce lo stesso effetto paradosso. «Invito tutti i cittadini a fare la terza dose. Oggi questa è la priorità. L’evidenza scientifica ci dice che il vaccino funziona molto bene anche contro le varianti», ha aggiunto. Mentre nel pomeriggio dalla Germania arrivavano indicazioni diverse, con il ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, che ha annunciato la somministrazione della quarta dose di Pfizer per fermare Omicron.Draghi è stato più volte incalzato sulle misure che verranno decise dalla cabina di regia convocata per oggi. «Ho detto più volte che dobbiamo difendere la normalità raggiunta. Significa niente chiusure, una scuola in presenza, una socialità soddisfacente. Per farlo però dobbiamo prendere tutte le precauzioni possibili. Domani si discuterà di questo», ha detto escludendo per ora un allungamento delle vacanze natalizie. Sono state, dunque, passate in rassegna tutte le misure possibili: le mascherine all’aperto spesso non vengono utilizzate, «basta vedere le partite di calcio», l’utilizzo della mascherina Ffp2, così come «non è escluso l’applicazione del tampone». Bisogna prendere «tutte le precauzioni possibili», osserva Draghi. Per ora non si parla di lockdown per i non vaccinati. Ogni decisione è comunque «guidata dai dati, non dalla politica», ha aggiunto. Dati - come quelli sul sequenziamento della variante Omicron - che erano però attesi per il 20 dicembre e che ancora non sono stati diffusi pubblicamente. Se il premier non ha voluto anticipare le decisioni di oggi, nel pomeriggio si sono comunque rincorse le indiscrezioni sull’anticipo della terza dose da 5 a 4, o addirittura a 3 mesi, e sull’obbligo di mascherina Ffp2 in cinema, teatri e mezzi pubblici per evitare il tampone a chi non ha fatto la terza dose. «Uno può sperare che le cose vadano per il meglio, ma deve prepararsi al peggio», è il mantra del premier. Che ha definito lo stato di emergenza, da poco prorogato, non «un atto di rassegnazione» ma «di necessità» perché «con i dati che erano disponibili a inizio ottobre che facevano presagire un un’evoluzione molto più favorevole dell’epidemia, si poteva cominciare a ragionare di non prorogare tutto il contesto infrastrutturale e istituzionale legato allo stato di emergenza. L’evoluzione dei dati ha dimostrato che questo non valeva più la pena farlo, ha dimostrato che tutto il blocco infrastrutturale e normativo e sanitario collegato allo stato di emergenza andava prorogato». Draghi ha anche negato errori nella narrazione da parte del governo o nella comunicazione dei provvedimenti. E ha giustificato pure la sua dichiarazione del 22 luglio quando aveva assicurato che il pass dava la garanzia «di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose». Per il premier si tratta di una comunicazione basata sulle evidenze scientifiche del momento, «è chiaro che non si è mai voluto dire che il green pass garantiva l’immunità dopo la sua scadenza o dopo la scadenza dell’azione della seconda dose. Quello che si è scoperto man mano è che l’efficacia delle seconde dosi declina più rapidamente di quanto si pensasse all’inizio» e questo porterà oggi «a discutere se ridurre la durata del certificato verde». In realtà, il 22 luglio si sapeva già che le persone vaccinate, dotate quindi di pass, potevano contagiarsi e contagiare gli altri, sebbene in misura minore rispetto ai non vaccinati (lo aveva chiarito l’Iss il 20 luglio, quindi due giorni prima, sottolineando come fosse normale, con l’aumentare della copertura vaccinale nella popolazione, registrare anche più casi di contagi tra i vaccinati). Eppure per il premier è stata appropriata la comunicazione fatta sul pass che «è diventato un po’, forse enfaticamente, uno strumento di libertà» . Enfaticamente.
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