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2018-05-13
Promosso dai giudici, il cittadino Berlusconi è tornato candidabile
ANSA
«Lo prenda, porta fortuna». Quando Silvio Berlusconi, venerdì alla mostra-mercato degli antiquari milanesi, si è fatto convincere da un gallerista ad acquistare un disegno di Chagall (nudo di donna, manco a dirlo), non pensava che gli effetti si sarebbero visti così presto. E invece da oggi è ricandidabile, riabilitato da quei giudici di Milano che per 25 anni hanno costituito il suo incubo notturno; rimesso in sella dal tribunale di Sorveglianza che gli ha restituito la tanto sospirata agibilità politica.
Il provvedimento è arrivato a sorpresa, in assenza dei legali Niccolò Ghedini e Franco Coppi che avevano presentato l'istanza di riabilitazione il 12 marzo scorso, e dei rappresentanti della Procura generale. Il tribunale ha valutato il percorso riabilitativo del Cav, ha ritenuto che fosse corretto e lineare (compreso il volontariato di quattro ore la settimana dagli anziani della Sacra Famiglia di Cesano Boscone) e ha deciso di cancellare per decorrenza dei termini gli effetti della condanna subìta nel processo sui diritti Tv Mediaset per frode fiscale. La mossa ha immediatamente fatto decadere l'incandidabilità decretata a suo tempo dalla legge Severino.
Così Berlusconi si è svegliato più leggero, più combattivo, e come dice la fedelissima senatrice Licia Ronzulli: «Con un fastidioso raffreddore, ma con un gran sorriso stampato sul volto». La prima telefonata è alla figlia Marina, che in queste settimane di vicissitudini politiche spesso sconfinate nel braccio di ferro personale gli è stata vicinissima.
Poi il provvedimento diventa la notizia del giorno. Il commento ufficiale è di Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: «Dopo cinque anni di calvario giudiziario, politico e umano che ha impedito al leader del centrodestra di essere in campo in prima persona, siamo tutti felici. Quella del 2013 fu una sentenza ingiusta, a cui seguì l'ignobile e vergognosa defenestrazione di Berlusconi dal Senato, eseguita con modalità uniche e irripetibili, in aperta violazione dei regolamenti e del buonsenso. Quella dell'incandidabilità è una macchia indelebile che ha condizionato il corso della vita politica e della democrazia italiana, privando il centrodestra e milioni di elettori del loro leader indiscusso».
Applaude Matteo Salvini («Berlusconi candidabile è una buona notizia per lui e per la democrazia»), applaude Giorgia Meloni («È un atto di vera giustizia»), suonano a festa le campane in Forza Italia. Mara Carfagna: «L'Italia ha la fortuna di poter contare ancora sulla sua grande esperienza e sulla sua saggezza». Renato Brunetta: «Lui torna a rappresentare il popolo dei moderati che non si riconosceva in nessun leader in campo. L'Italia torna ad essere più democratica. Il centrodestra torna vincente e, dentro il centrodestra, torna ad essere vincente Forza Italia».
Anche un avversario politico come il ministro della Giustizia pro tempore, Andrea Orlando, deve ammettere: «La riabilitazione è frutto di una legge e va rispettata». Beppe Grillo che non trova la battuta («C'è del bullismo sul badante della nipote...») offre la misura della gastrite pentastellata per un ritorno inatteso e fastidioso.
Se il peso emotivo della decisione è enorme, quello politico per ora lo è meno, anche per volontà dello stesso Cavaliere. Le strategie non cambiano: Berlusconi rimane alla finestra con la sua «benevolenza critica» tendente allo scettico nei confronti del possibile governo 5 stelle-Lega. «Se lo faranno l'astensione è possibile, ma non scontata», va dicendo ai suoi. E se Salvini e Di Maio non ci riusciranno, si tornerà al voto con un Cavaliere risalito a cavallo. È invece probabile che il leader di Forza Italia rientri al più presto in Senato ad occupare il posto che adesso gli spetta.
Le vie per riottenerlo sono due. La più rapida è l'elezione degli otto componenti laici del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura che si terrà l'8 e 9 luglio, uno dei quali potrebbe essere Niccolò Ghedini, con scranno vacante a disposizione di Berlusconi. La seconda sarà il voto regionale in Trentino Alto Adige in ottobre. La coordinatrice Michaela Biancofiore assicura che sarebbe già pronto un collegio uninominale tutto per lui, con onorevoli di Forza Italia pronti a «scansarsi» per favorirlo. Al di là della mitologia, presto Berlusconi rientrerà in Parlamento e lo farà senza attendere la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, alla quale si era appellato contro l'illegittimità della legge Severino che nel suo caso aveva avuto effetto retroattivo, innescando un meccanismo di disparità e accanimento. L'ormai inutile decisione è attesa per l'autunno.
Il procuratore generale Roberto Alfonso potrebbe ricorrere contro la riabilitazione, ma per ora manifesta prudenza: «Non abbiamo ancora letto il provvedimento, solo dopo valuteremo cosa fare». Qualche margine di incertezza rimane, ed è in questa terra di nessuno che si è scatenata la polemica. I giudici del tribunale di Sorveglianza hanno ritenuto che Berlusconi abbia risarcito il danno, si sia ravveduto rispetto al reato e abbia messo in atto una buona condotta per il periodo intercorso fra la condanna e la scadenza dei tre anni di espiazione. Questo nonostante il Cavaliere sia coinvolto in procedimenti penali legati alla vicenda Ruby, con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo i magistrati avrebbe pagato alcune testimoni (con cedolini del 2016, durante la buona condotta) perché raccontassero il falso in aula sulla presunta nipote di Mubarak. Ma la Corte di Cassazione ha più volte sottolineato che «la pendenza di procedimenti penali non può essere ostacolo alla concessione della riabilitazione». Tutt'al più si potrebbe revocarla dopo un ricorso. Alla giustizia piace tanto ricominciare da zero.
Tre vie per rientrare al Senato
Ad Arcore, nella war room forzista, nonostante le smentite formali, il tema è all'ordine del giorno da ieri mattina. Adesso si ragiona su come e quando Silvio Berlusconi potrà rientrare in Parlamento. Teoricamente subito. In che modo? Basterebbe che un parlamentare di Fi, eletto in un collegio uninominale, si dimettesse; servirebbe poi che l'Aula di appartenenza approvasse il passo indietro (eventualità non scontata visti i numeri e le forze in campo ora); a quel punto sarebbero necessarie elezioni suppletive soltanto in quel collegio. Il Cavaliere potrebbe candidarsi lì, ammesso che voglia rientrare e non aspettare di capire quale piega prenderà questa incertissima legislatura, e rientrare a Palazzo Madama o Montecitorio.
Tra i fedelissimi di Berlusconi sono tre le ipotesi più gettonate in queste ore. La prima porta dritti a Niccolò Ghedini, l'avvocato del leader azzurro. Il suo nome è tra quelli più in voga per l'elezione dei membri laici nel Consiglio superiore della magistratura. Le Camere, a questo proposito, potrebbero essere convocate già nelle prossime settimane, visto che la componente togata sceglierà i propri rappresentanti l'8 e il 9 luglio dopo le indicazioni fornite dal presidente Mattarella. La promozione di Ghedini al Csm libererebbe un posto in Senato tra le fila forzista. Lo storico legale del Cavaliere alle ultime Politiche è stato eletto nell'uninominale di Vigonza-Bassano, in Veneto, in un collegio blindato per il centrodestra: utile, in questo caso, ad assicurare una rapida e sicura elezione di Berlusconi.
Un'altra strada potrebbe vedere protagonista qualche parlamentare dotato di grande spirito di servizio e disposto a «immolarsi» per favorire il ritorno del leader e aprire una linea di credito con Arcore. Licia Ronzulli, la più stretta consigliera di Berlusconi, ha già confessato all'Huffington Post che «c'è già la fila» di peones pronti al sacrificio pur di restituire al Cavaliere l'onore perduto nel 2013. E tuttavia le dimissioni di un volontario/a non è detto che determinino il ritorno immediato in Parlamento del presidente di Forza Italia. La richiesta di lasciare avanzata da un deputato o da un senatore deve essere calendarizzata e poi approvata dalla Camera di appartenenza (con voto a scrutinio segreto). Perciò per dimettersi non è sufficiente la consapevolezza del singolo. Nella scorsa legislatura, a questo proposito, non sono mancati casi singolari, con parlamentari che hanno visto ripetutamente respinte le loro dimissioni, rimanendo, di fatto, «ostaggio» dell'Aula. Chi garantisce, dunque, che in questo caso le cose vadano diversamente?
La terza finestra utile per il rientro di Berlusconi è rappresentata dalle elezioni in Trentino Alto Adige dove, a causa di modifica dello Statuto speciale non si hanno più, pertanto, elezioni regionali e il Consiglio regionale è composto dai membri dei Consigli provinciali di Bolzano e di Trento. Alla presidenza di quest'ultima Provincia la Lega ha già indicato la candidatura dell'attuale deputato Maurizio Fugatti, eletto con il maggioritario nel collegio di Pergine-Valsugana. Ma altre soluzioni simili potrebbero essere trovate in Basilicata, dove si torna al voto sempre in autunno per le Regionali.
La verità è che sono tutti discorsi legati alla scelta finale di Berlusconi. Molto dipenderà dalla crisi successiva al voto del 4 marzo. Certo è che la nascita di un governo giallo-verde potrebbe favorire il rapido ritorno del Cavaliere in un Parlamento che lo ha visto sempre protagonista per quasi un ventennio.
Antonio Ricchio
E Silvio fa innamorare i produttori di Hollywood: film su villa San Martino
La giornata di ieri, 12 maggio, sarà ricordata nel nome di Silvio Berlusconi. Non soltanto perché è stato riabilitato e, dopo tre anni di espiazione, potrà ricandidarsi alle elezioni. Ma anche perché, mentre nelle sale si stanno ancora programmando Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino, sarà protagonista di un altro film, questa volta americano, a testimonianza che se pure Hollywood si interessa al Cav una qualche centralità nella storia di questo Paese deve pur averla .
La nuova pellicola, annunciata durante il Festival di Cannes, tratterà di una vicenda poco nota nella ultra vivisezionata biografia dell'ex premier. Il produttore nominato agli Emmy Steve Jones sta sviluppando un film in lingua inglese su Berlusconi e un discusso affare immobiliare che riguarda Villa San Martino, la residenza di famiglia fuori Milano, ad Arcore. La rivista Variety annuncia che l'opera si chiamerà La Marchesa ed è basata sul coinvolgente libro-inchiesta del 2011 di Luca Telese, La marchesa, la villa e il cavaliere. Sottotitolo: una storia di sesso e potere da Arcore ad hardcore, pubblicato da Aliberti Editore.
Il giornalista, firma della Verità, racconta di uno scandalo sessuale e un triplice omicidio che vede coinvolti tre personaggi della buona società romana degli anni Settanta. La trama si dipana come un giallo: tre corpi, tre vite, quella di un viveur, di un'arrampicatrice sociale, e di un miliardario. La storia della ragazza di provincia Anna Fallarino che diventa la marchesa Casati Stampa, di suo marito Camillo e del suo amante, Massimo Minorenti, è il primo scandalo sessuale che nell'Italia degli anni Settanta che si può documentare con immagini. Niente di più che l'eterna storia di sesso e tradimenti dell'alta società, ma quelle foto lo fanno diventare il un grande giallo. Quello che non si vede, e che invece viene svelato nel libro, è l'intrico ereditario che avvolge il bene più prezioso del patrimonio Casati Stampa, ovvero Villa San Martino.
Telese, con documentata precisione, ha inseguito le tracce del business che fu l'acquisto della principesca dimora nel 1974. Un ruolo centrale nella vicenda lo ebbe l'allora giovane avvocato di fiducia del Cavaliere, Cesare Previti.
«La villa che apparteneva a uno dei partecipanti allo scandalo» si legge su Variety, «fu poi ereditata da una nobildonna milanese (la diciannovenne figlia del marchese, ndr) che la vendette per una frazione del suo valore. La complicata procedura di successione avrebbe consentito a Previti, mediatore dell'affare, di sfruttare l'accordo a vantaggio di Berlusconi. Previti, che in seguito divenne uno dei ministri del governo di Berlusconi, accusò Telese di diffamazione. Sia Telese che l'editore furono assolti in primo grado».
Il film sarà suddiviso in due parti come Loro di Sorrentino. Il produttore Jones ha dichiarato di essere attratto dalla storia di La Marchesa «perché è un incredibile riflesso di ciò che sta accadendo oggi in cui si vede come, tra celebrità e politici, nessuno sia davvero irreprensibile». Jones e Andy Weiss, lo sceneggiatore che sta scrivendo il copione, saranno in Italia a giugno per scegliere i luoghi delle riprese, incontrare attori italiani e potenziali registi. «Amo molto i film italiani degli anni Settanta», ha detto Jones a Variety, «e voglio che il film abbia la ricchezza del periodo e l'intensità del colore e della passione che si ritrovano sempre in questi eventi».
Alfredo Arduino
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Il tribunale di Sorveglianza riconosce il percorso fatto dopo la sentenza Mediaset e cancella lo stop della Severino. Per ora nessun effetto sulla trattativa: Fi attendista. Per Licia Ronzulli «c'è la fila di eletti in Fi pronti a farsi da parte». Ma l'ex premier può puntare su Niccolò Ghedini al Csm o sul favore della Lega alle elezioni in Trentino. Basata sul libro inchiesta di Luca Telese, «La Marchesa» racconta i retroscena dell'acquisto dall'erede Casati Stampa. Lo speciale contiene tre articoli. «Lo prenda, porta fortuna». Quando Silvio Berlusconi, venerdì alla mostra-mercato degli antiquari milanesi, si è fatto convincere da un gallerista ad acquistare un disegno di Chagall (nudo di donna, manco a dirlo), non pensava che gli effetti si sarebbero visti così presto. E invece da oggi è ricandidabile, riabilitato da quei giudici di Milano che per 25 anni hanno costituito il suo incubo notturno; rimesso in sella dal tribunale di Sorveglianza che gli ha restituito la tanto sospirata agibilità politica. Il provvedimento è arrivato a sorpresa, in assenza dei legali Niccolò Ghedini e Franco Coppi che avevano presentato l'istanza di riabilitazione il 12 marzo scorso, e dei rappresentanti della Procura generale. Il tribunale ha valutato il percorso riabilitativo del Cav, ha ritenuto che fosse corretto e lineare (compreso il volontariato di quattro ore la settimana dagli anziani della Sacra Famiglia di Cesano Boscone) e ha deciso di cancellare per decorrenza dei termini gli effetti della condanna subìta nel processo sui diritti Tv Mediaset per frode fiscale. La mossa ha immediatamente fatto decadere l'incandidabilità decretata a suo tempo dalla legge Severino. Così Berlusconi si è svegliato più leggero, più combattivo, e come dice la fedelissima senatrice Licia Ronzulli: «Con un fastidioso raffreddore, ma con un gran sorriso stampato sul volto». La prima telefonata è alla figlia Marina, che in queste settimane di vicissitudini politiche spesso sconfinate nel braccio di ferro personale gli è stata vicinissima. Poi il provvedimento diventa la notizia del giorno. Il commento ufficiale è di Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: «Dopo cinque anni di calvario giudiziario, politico e umano che ha impedito al leader del centrodestra di essere in campo in prima persona, siamo tutti felici. Quella del 2013 fu una sentenza ingiusta, a cui seguì l'ignobile e vergognosa defenestrazione di Berlusconi dal Senato, eseguita con modalità uniche e irripetibili, in aperta violazione dei regolamenti e del buonsenso. Quella dell'incandidabilità è una macchia indelebile che ha condizionato il corso della vita politica e della democrazia italiana, privando il centrodestra e milioni di elettori del loro leader indiscusso». Applaude Matteo Salvini («Berlusconi candidabile è una buona notizia per lui e per la democrazia»), applaude Giorgia Meloni («È un atto di vera giustizia»), suonano a festa le campane in Forza Italia. Mara Carfagna: «L'Italia ha la fortuna di poter contare ancora sulla sua grande esperienza e sulla sua saggezza». Renato Brunetta: «Lui torna a rappresentare il popolo dei moderati che non si riconosceva in nessun leader in campo. L'Italia torna ad essere più democratica. Il centrodestra torna vincente e, dentro il centrodestra, torna ad essere vincente Forza Italia». Anche un avversario politico come il ministro della Giustizia pro tempore, Andrea Orlando, deve ammettere: «La riabilitazione è frutto di una legge e va rispettata». Beppe Grillo che non trova la battuta («C'è del bullismo sul badante della nipote...») offre la misura della gastrite pentastellata per un ritorno inatteso e fastidioso. Se il peso emotivo della decisione è enorme, quello politico per ora lo è meno, anche per volontà dello stesso Cavaliere. Le strategie non cambiano: Berlusconi rimane alla finestra con la sua «benevolenza critica» tendente allo scettico nei confronti del possibile governo 5 stelle-Lega. «Se lo faranno l'astensione è possibile, ma non scontata», va dicendo ai suoi. E se Salvini e Di Maio non ci riusciranno, si tornerà al voto con un Cavaliere risalito a cavallo. È invece probabile che il leader di Forza Italia rientri al più presto in Senato ad occupare il posto che adesso gli spetta. Le vie per riottenerlo sono due. La più rapida è l'elezione degli otto componenti laici del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura che si terrà l'8 e 9 luglio, uno dei quali potrebbe essere Niccolò Ghedini, con scranno vacante a disposizione di Berlusconi. La seconda sarà il voto regionale in Trentino Alto Adige in ottobre. La coordinatrice Michaela Biancofiore assicura che sarebbe già pronto un collegio uninominale tutto per lui, con onorevoli di Forza Italia pronti a «scansarsi» per favorirlo. Al di là della mitologia, presto Berlusconi rientrerà in Parlamento e lo farà senza attendere la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, alla quale si era appellato contro l'illegittimità della legge Severino che nel suo caso aveva avuto effetto retroattivo, innescando un meccanismo di disparità e accanimento. L'ormai inutile decisione è attesa per l'autunno. Il procuratore generale Roberto Alfonso potrebbe ricorrere contro la riabilitazione, ma per ora manifesta prudenza: «Non abbiamo ancora letto il provvedimento, solo dopo valuteremo cosa fare». Qualche margine di incertezza rimane, ed è in questa terra di nessuno che si è scatenata la polemica. I giudici del tribunale di Sorveglianza hanno ritenuto che Berlusconi abbia risarcito il danno, si sia ravveduto rispetto al reato e abbia messo in atto una buona condotta per il periodo intercorso fra la condanna e la scadenza dei tre anni di espiazione. Questo nonostante il Cavaliere sia coinvolto in procedimenti penali legati alla vicenda Ruby, con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo i magistrati avrebbe pagato alcune testimoni (con cedolini del 2016, durante la buona condotta) perché raccontassero il falso in aula sulla presunta nipote di Mubarak. Ma la Corte di Cassazione ha più volte sottolineato che «la pendenza di procedimenti penali non può essere ostacolo alla concessione della riabilitazione». Tutt'al più si potrebbe revocarla dopo un ricorso. Alla giustizia piace tanto ricominciare da zero. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/promosso-dai-giudici-berlusconi-torna-candidabile-2568236842.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tre-vie-per-rientrare-al-senato" data-post-id="2568236842" data-published-at="1765507212" data-use-pagination="False"> Tre vie per rientrare al Senato Ad Arcore, nella war room forzista, nonostante le smentite formali, il tema è all'ordine del giorno da ieri mattina. Adesso si ragiona su come e quando Silvio Berlusconi potrà rientrare in Parlamento. Teoricamente subito. In che modo? Basterebbe che un parlamentare di Fi, eletto in un collegio uninominale, si dimettesse; servirebbe poi che l'Aula di appartenenza approvasse il passo indietro (eventualità non scontata visti i numeri e le forze in campo ora); a quel punto sarebbero necessarie elezioni suppletive soltanto in quel collegio. Il Cavaliere potrebbe candidarsi lì, ammesso che voglia rientrare e non aspettare di capire quale piega prenderà questa incertissima legislatura, e rientrare a Palazzo Madama o Montecitorio. Tra i fedelissimi di Berlusconi sono tre le ipotesi più gettonate in queste ore. La prima porta dritti a Niccolò Ghedini, l'avvocato del leader azzurro. Il suo nome è tra quelli più in voga per l'elezione dei membri laici nel Consiglio superiore della magistratura. Le Camere, a questo proposito, potrebbero essere convocate già nelle prossime settimane, visto che la componente togata sceglierà i propri rappresentanti l'8 e il 9 luglio dopo le indicazioni fornite dal presidente Mattarella. La promozione di Ghedini al Csm libererebbe un posto in Senato tra le fila forzista. Lo storico legale del Cavaliere alle ultime Politiche è stato eletto nell'uninominale di Vigonza-Bassano, in Veneto, in un collegio blindato per il centrodestra: utile, in questo caso, ad assicurare una rapida e sicura elezione di Berlusconi. Un'altra strada potrebbe vedere protagonista qualche parlamentare dotato di grande spirito di servizio e disposto a «immolarsi» per favorire il ritorno del leader e aprire una linea di credito con Arcore. Licia Ronzulli, la più stretta consigliera di Berlusconi, ha già confessato all'Huffington Post che «c'è già la fila» di peones pronti al sacrificio pur di restituire al Cavaliere l'onore perduto nel 2013. E tuttavia le dimissioni di un volontario/a non è detto che determinino il ritorno immediato in Parlamento del presidente di Forza Italia. La richiesta di lasciare avanzata da un deputato o da un senatore deve essere calendarizzata e poi approvata dalla Camera di appartenenza (con voto a scrutinio segreto). Perciò per dimettersi non è sufficiente la consapevolezza del singolo. Nella scorsa legislatura, a questo proposito, non sono mancati casi singolari, con parlamentari che hanno visto ripetutamente respinte le loro dimissioni, rimanendo, di fatto, «ostaggio» dell'Aula. Chi garantisce, dunque, che in questo caso le cose vadano diversamente? La terza finestra utile per il rientro di Berlusconi è rappresentata dalle elezioni in Trentino Alto Adige dove, a causa di modifica dello Statuto speciale non si hanno più, pertanto, elezioni regionali e il Consiglio regionale è composto dai membri dei Consigli provinciali di Bolzano e di Trento. Alla presidenza di quest'ultima Provincia la Lega ha già indicato la candidatura dell'attuale deputato Maurizio Fugatti, eletto con il maggioritario nel collegio di Pergine-Valsugana. Ma altre soluzioni simili potrebbero essere trovate in Basilicata, dove si torna al voto sempre in autunno per le Regionali. La verità è che sono tutti discorsi legati alla scelta finale di Berlusconi. Molto dipenderà dalla crisi successiva al voto del 4 marzo. Certo è che la nascita di un governo giallo-verde potrebbe favorire il rapido ritorno del Cavaliere in un Parlamento che lo ha visto sempre protagonista per quasi un ventennio.Antonio Ricchio <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/promosso-dai-giudici-berlusconi-torna-candidabile-2568236842.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="e-silvio-fa-innamorare-i-produttori-di-hollywood-film-su-villa-san-martino" data-post-id="2568236842" data-published-at="1765507212" data-use-pagination="False"> E Silvio fa innamorare i produttori di Hollywood: film su villa San Martino La giornata di ieri, 12 maggio, sarà ricordata nel nome di Silvio Berlusconi. Non soltanto perché è stato riabilitato e, dopo tre anni di espiazione, potrà ricandidarsi alle elezioni. Ma anche perché, mentre nelle sale si stanno ancora programmando Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino, sarà protagonista di un altro film, questa volta americano, a testimonianza che se pure Hollywood si interessa al Cav una qualche centralità nella storia di questo Paese deve pur averla . La nuova pellicola, annunciata durante il Festival di Cannes, tratterà di una vicenda poco nota nella ultra vivisezionata biografia dell'ex premier. Il produttore nominato agli Emmy Steve Jones sta sviluppando un film in lingua inglese su Berlusconi e un discusso affare immobiliare che riguarda Villa San Martino, la residenza di famiglia fuori Milano, ad Arcore. La rivista Variety annuncia che l'opera si chiamerà La Marchesa ed è basata sul coinvolgente libro-inchiesta del 2011 di Luca Telese, La marchesa, la villa e il cavaliere. Sottotitolo: una storia di sesso e potere da Arcore ad hardcore, pubblicato da Aliberti Editore. Il giornalista, firma della Verità, racconta di uno scandalo sessuale e un triplice omicidio che vede coinvolti tre personaggi della buona società romana degli anni Settanta. La trama si dipana come un giallo: tre corpi, tre vite, quella di un viveur, di un'arrampicatrice sociale, e di un miliardario. La storia della ragazza di provincia Anna Fallarino che diventa la marchesa Casati Stampa, di suo marito Camillo e del suo amante, Massimo Minorenti, è il primo scandalo sessuale che nell'Italia degli anni Settanta che si può documentare con immagini. Niente di più che l'eterna storia di sesso e tradimenti dell'alta società, ma quelle foto lo fanno diventare il un grande giallo. Quello che non si vede, e che invece viene svelato nel libro, è l'intrico ereditario che avvolge il bene più prezioso del patrimonio Casati Stampa, ovvero Villa San Martino. Telese, con documentata precisione, ha inseguito le tracce del business che fu l'acquisto della principesca dimora nel 1974. Un ruolo centrale nella vicenda lo ebbe l'allora giovane avvocato di fiducia del Cavaliere, Cesare Previti. «La villa che apparteneva a uno dei partecipanti allo scandalo» si legge su Variety, «fu poi ereditata da una nobildonna milanese (la diciannovenne figlia del marchese, ndr) che la vendette per una frazione del suo valore. La complicata procedura di successione avrebbe consentito a Previti, mediatore dell'affare, di sfruttare l'accordo a vantaggio di Berlusconi. Previti, che in seguito divenne uno dei ministri del governo di Berlusconi, accusò Telese di diffamazione. Sia Telese che l'editore furono assolti in primo grado». Il film sarà suddiviso in due parti come Loro di Sorrentino. Il produttore Jones ha dichiarato di essere attratto dalla storia di La Marchesa «perché è un incredibile riflesso di ciò che sta accadendo oggi in cui si vede come, tra celebrità e politici, nessuno sia davvero irreprensibile». Jones e Andy Weiss, lo sceneggiatore che sta scrivendo il copione, saranno in Italia a giugno per scegliere i luoghi delle riprese, incontrare attori italiani e potenziali registi. «Amo molto i film italiani degli anni Settanta», ha detto Jones a Variety, «e voglio che il film abbia la ricchezza del periodo e l'intensità del colore e della passione che si ritrovano sempre in questi eventi». Alfredo Arduino
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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