2024-08-12
Il prof pro migranti ha problemi coi migranti
Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, minaccia di chiudere la mensa dell’ateneo perché alcuni rifugiati stanno creando «situazioni sgradevoli». Proprio lui che teorizzava la necessità di «andare a prendere i profughi» nelle loro terre.«Ogni volta che provo a misurare la distanza che ci separa dai migranti, vengo inghiottito dalla vertigine di una ingiustizia infinita. Senza possibile rimedio. Penso che un Dio di giustizia e di amore debba esserci anche solo per questo: per pareggiare i conti. Almeno di là. Lo penso con sollievo, per loro. Con terrore per noi: per me. La destra xenofoba, fascista e razzista che ci governa li usa per conquistare il potere: e prima o poi qualcuno gliene chiederà conto. Ma nemmeno noi, noi che la pensiamo al contrario, siamo innocenti: come possiamo, noi, continuare a vivere “nelle nostre tiepide case: noi che troviamo, tornando a casa, cibo caldo e visi amici”?».Chissà se Tomaso Montanari, rettore dell’Università di Siena per stranieri, uomo tutto d’un pezzo che su giornali e tv combatte contro il governo propugnando una resistenza permanente, in queste ore ha riletto l’articolo che scrisse sul Fatto Quotidiano per presentare un libro-inchiesta sull’odio degli italiani contro i migranti. Chissà se gli è venuto qualche ripensamento nel ripercorrere le frasi con cui parlava di una nuova guerra mondiale, combattuta dai ricchi contro i poveri, impersonati dagli extracomunitari che sbarcano nel nostro Paese. Proviamo a guardarli in faccia, esortava appena un anno fa Montanari. Invece di «parlare e twittare sulla base di slogan e luoghi comuni», guardiamo in volto i migranti che vogliamo tenere fuori dalla fortezza europea. Così scriveva il rettore, invitando la sua parte politica, la sinistra estrema, ad accantonare le frasi compassionevoli, come «aiutiamoli, ma a casa loro», per osservare la ferocia che c’è oltre quel confine che non vogliamo sia oltrepassato. Una ferocia, spiegava, che prima o poi ci raggiungerà e con la quale dovremo presto fare i conti.A quanto si capisce, ora Montanari i conti li sta facendo, ma non vanno nella direzione che lui immaginava. Sono i conti con la realtà e questa a quanto pare non consente di spalancare le porte a tutti i migranti, di offrire le nostre «tiepide» abitazioni - ma in questi giorni forse sarebbe meglio definirle fresche, visto che i condizionatori vanno al massimo - accogliendo gli stranieri con «cibo caldo e visi amici». Già, come per gli extracomunitari che arrivati a Capalbio un giorno hanno fatto vacillare le aperture multietniche della piccola Atene progressista della Maremma, lo «sbarco» di alcuni rifugiati pakistani pare aver destabilizzato le certezze del Che Guevara di Siena. Il rettore nell’Università per stranieri, infatti, ha preso carta e penna per denunciare al Comune una situazione non più sostenibile. Montanari parla di un «uso scorretto» dei locali e da quel che si capisce si lamenta per l’accesso ai locali della mensa, paventando addirittura l’interruzione del servizio. Insomma, colui che pensando al buon Dio auspicava che un giorno i «razzisti e fascisti» fossero nell’aldilà costretti a pareggiare i conti con i migranti, lasciando intendere che questi ultimi sarebbero stati in credito e invitando anche la sua parte politica a non sentirsi innocente, ora, nell’al di qua universitario, è costretto a denunciare «situazioni sgradevoli», ma soprattutto insostenibili, che potrebbero rendere «difficile per l’Ateneo proseguire il sostegno ai rifugiati». A quanto pare, a godere di «cibo caldo e visi amici» invocati dal compagno rettore non sono solo gli iscritti alle lezioni, ma ogni genere di «rifugiato» e questo lo ha indotto a prendere carta e penna. Improvvisamente, il partigiano Tommy non è più colto «dall’abisso esistenziale, prima ancora che sociale» che ci divide dai migranti e allo stesso tempo non è più inghiottito dalla «vertigine di una ingiustizia infinita». La sola cosa che pare inghiottirlo sono i conti dell’azienda per il diritto allo studio, che di fronte alla situazione potrebbe decidere di chiudere le porte ai rifugiati pakistani. Da quel che si capisce, Montanari vorrebbe che a levargli le castagne dal fuoco, o meglio la grana dei rifugiati, fosse l’amministrazione comunale, sollevandolo dalla responsabilità di accogliere tutti i migranti. Sono lontani, ma neanche troppo, i tempi in cui il compagno rettore teorizzava che l’Italia avesse bisogno di milioni di profughi, invitando il governo ad «andarli a prendere in modo sicuro, perché questi flussi fanno parte di una realtà che non si può fermare e non si può cancellare». Ora che i flussi lambiscono la mensa del suo ateneo, il partigiano Tommy è sul piede di guerra. Ma nel conflitto fra ricchi e poveri che lui denunciava sul Fatto Quotidiano un anno fa, sta dalla parte dei ricchi. Come tutti i compagni che amano il popolo, anche quello extracomunitario, finché sta alla larga da loro.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)