2023-02-25
Prodi sposa il punto di vista cinese
Il professore, presente al party del nuovo ambasciatore, rilancia la Via della Seta. Avverte Washington: «Dividete l’Europa». E punge il Cav (ma sbaglia le date).C’era anche Romano Prodi al ricevimento organizzato giovedì sera a Villa Miani a Roma dal nuovo ambasciatore cinese in Italia, Jia Guide, per il suo insediamento. In piedi in prima fila davanti al pulpito di Guide, l’ex premier nonché ex presidente della Commissione Ue, ha poi rilasciato delle dichiarazioni all’agenzia di stampa cinese Xinhua, sottolineando che «in questo momento, dal punto di vista economico, la ripresa della Cina è indispensabile per la ripresa dell’Europa» e aggiungendo che i due Paesi devono rafforzare la loro cooperazione con la Belt and road iniative. Rilevando che «gli scambi diretti bilaterali sono stati ostacolati dalla pandemia Covid negli ultimi tre anni», ha poi «esortato» i due Paesi a riprenderli «rapidamente in varie aree», riporta l’agenzia cinese.Della presenza del professore bolognese al ricevimento dell’ambasciatore non ha chiesto conto Massimo Franco nell’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera e titolata con il monito lanciato agli Usa che «dovrebbero avere interesse a un’Europa unita. Ma non vorrei che premessero sull’Europa orientale e le sue nove nazioni perché i restanti 18 membri capiscano come va declinata l’alleanza atlantica». Qualcosa sul Dragone, però, l’ex premier l’ha detta: «Se Pechino fornirà armi a Mosca, allora le cose cambieranno. Ma finora mi pare non sia stata inviata nemmeno una pallottola», ha evidenziato al Corriere. Premettendo che, «comunque», la Cina «non sembra avere nessun vantaggio da questa guerra iniziata da Putin». Nell’intervista Prodi non manca poi di lanciare una stilettata a Silvio Berlusconi, ricordando di quando «una volta, quando governavo, ero con Putin e il premier francese. E Putin mi chiese di premere sull’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché permettesse a Berlusconi di riavere il passaporto, che gli era stato ritirato per motivi giudiziari, in modo da consentirgli di andare alla sua festa di compleanno. Risposi che la cosa non si poteva proprio fare. E meno male che il collega francese spiegò a Putin che avevo ragione». Curioso che l’intervistatore non abbia obiettato che a Berlusconi il passaporto venne ritirato (dopo la condanna Mediaset) nell’agosto 2013, quindi quando Prodi non era più premier da un pezzo e non poteva essere in veste governativa con il «collega» francese da Putin. Di certo, invece, il professore è una delle personalità italiane che forse conoscono meglio la Cina: per anni l’ha frequentata regolarmente. Dal 2010 ha insegnato alla Ceibs (China Europe lnternational Business School) di Shanghai. Ha anche fondato il centro studi Nomisma, che tra l’altro si curava d’indirizzare la Banca di sviluppo cinese verso le Pmi italiane. È stato poi capace di convincere l’agenzia di rating cinese Dagong - nata come antagonista orientale alle «tre sorelle» Finch, Moody’s e Standard and Poor’s - a stabilire a Milano il proprio quartier generale europeo. Nel 2006 da presidente del Consiglio guidò una maxi spedizione di imprenditori a Pechino. E ha poi proseguito a coltivare le sue fitte relazioni diplomatiche: dalla Grande Muraglia all’Africa, passando per le relazioni con il Sudamerica e la Russia di Putin, che nel 2013 lo aveva addirittura assoldato come consulente in vista del G8 di Sochi del 2014 (poi cancellato a causa della crisi Ucraina). Nell’ottobre 2020 aveva lanciato un appello nella sua veste di presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli affinché la Cina tornasse a essere più vicina per fare squadra sugli investimenti in Africa. Più di recente, La Verità ha seguito la campagna portata avanti dal professore a favore dello stabilimento per hypercar ibride ed elettriche che avrebbe dovuto nascere quest’anno a Reggio Emilia. Un progetto - di cui ha scritto molto Giacomo Amadori su queste pagine - che vedeva in campo un chiacchierato finanziere statunitense e, almeno secondo i comunicati ufficiali, il gruppo automobilistico Faw, il più importante della Cina. A inizio febbraio, però, sul Resto del Carlino Prodi ha intonato il de profundis: «Silk-Faw? Una grande occasione persa». E sulle cause del fallimento ha ipotizzato: «Con tutto il casino che c’è ora può darsi che un governo sia intervenuto». Ossia quello cinese, anche perché Faw è un’azienda controllata dallo Stato.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)