Uno studio della Fifa rivela come le nostre squadre spendono più soldi rispetto a quelle degli altri campionati per pagare chi fa da intermediario tra una società e l'altra nel corso dei trasferimenti dei calciatori.Secondo un report realizzato dalla Fifa, dal titolo Intermediaries in international transfers 2019 - Men and women professional football, la Serie A è il campionato che nel 2019 ha registrato il più alto numero di commissioni girate agli intermediari nell'ambito dei trasferimenti internazionali dei calciatori. Nell'anno che sta per concludersi sono stati completati 17.896 trasferimenti internazionali di giocatori e sul 19,9% di questi, ovvero 3.558, è stato necessario l'intervento di un intermediario. Secondo i numeri diffusi nello studio sono aumentati anche le squadre che hanno deciso di affidarsi a un agente di mercato per completare un acquisto o una cessione, passando dalle 1.207 del 2018 alle 1.307 del 2019 (+7,3%). Ed è proprio nella prima circostanza, quella dell'acquisto, che l'Italia si piazza al primo posto: nel 40,5% dei casi, ossia in 151 operazioni di calciomercato, la società che ha acquistato un calciatore si è affidata a un procuratore. Nella seconda, invece, quella della cessione, l'Italia si ferma al secondo posto dietro alla Serbia. In generale, in tutto il 2019, considerando quindi la finestra invernale e la sessione estiva del calciomercato, le squadre di calcio hanno speso un totale di 590,13 milioni di euro in commissioni, il 19,24% in più rispetto al 2018 e così suddivisa: 65% dai club acquirenti, 35% dai club venditori. Di questi 590,13 il 95,7% e quindi 564,86 milioni di euro sono da ricondurre a club appartenenti alla Uefa. Il dato relativo all'Italia riporta a 117,77 milioni di euro, primato europeo e quindi mondiale. Dietro di noi l'Inghilterra con 93,5 milioni d euro e la Germania con 76,35 milioni di euro.Ma chi sono gli agenti più influenti e quanto guadagnano dai trasferimenti dei loro assistiti? Secondo una classifica stilata da Forbes i dieci agenti più potenti al mondo hanno fatto firmare ai propri calciatori contratti per un totale di 33,83 miliardi di euro e hanno incassato commissioni per 1,75 miliardi nel solo 2019. Al comando della classifica stilata da Forbes dei primi cinque agenti più ricchi e influenti al mondo nel 2019 c'è l'inglese Jonathan Barnett con 115,46 milioni di euro di commissioni e 1,17 miliardi di euro di contratti fatti sottoscrivere ai suoi assistiti, tra i quali spiccano l'ala gallese del Real Madrid Gareth Bale, il portiere polacco della Juventus Wojciech Szczęsny, il centrocampista spagnolo dell'Atletico Madrid Saúl Ñíguez e la stellina inglese del Chelsea Mason Mount. Il procuratore titolare dell'agenzia Stellar Group precede due colleghi illustri come Jorge Mendes e Mino Raiola, considerati da molti i due top player del calciomercato. L'agente portoghese, che nella sua scuderia può co tare su calciatori del calibro di Cristiano Ronaldo, Bernardo Silva, Angel Di Maria, Diego Costa, Radamel Falcao e anche l'allenatore e connazionale Josè Mourinho, attesta i suoi guadagni derivanti dalle commissioni sui trasferimenti sui 106,44 milioni di euro, con contratti che raggiungono il valore totale di 1,08 miliardi. Ha molti interessi tra Portogallo e Inghilterra, tanto che è considerato il deus ex machina del Wolverhampton, club che milita in Premier League composto da diversi giocatori, compreso l'allenatore Nuno Espirito Santo, appartenenti alla Gestifute, l'agenzia che si occupa della procura di calciatori e allenatori portoghesi fondata proprio da Mendes nel 1996. Il tanto chiacchierato e discusso, e a volte anche odiato, Mino Raiola deve "accontentarsi" del gradino più basso del podio con 63,41 milioni di euro guadagnati dalle commissioni e contratti di 634,14 milioni. A detta di molti è definito il vero re del calciomercato perché, sì, può essere appunto discusso e odiato, ma conosce il mondo del calcio meglio delle sue tasche, sa come muoversi e riesce quasi sempre a piazzare i suoi giocatori in club importanti e soprattutto a strappare ingaggi notevoli. Basti pensare all'estate del 2017 quando per far sottoscrivere il rinnovo di contratto al portiere Gianluigi Donnarumma con il Milan, non solo riuscì a fargli firmare un quinquennale da sei milioni a stagione, ma fece mettere sotto contratto anche il fratello Antonio, tutt'oggi nella rosa rossonera come terzo portiere, con un ingaggio di un milione all'anno. Per non parlare delle numerose occasioni procurate a Mario Balotelli che prima di tornare nella sua Brescia e dopo essere partito dall'Inter è passato da squadre come Manchester City, Milan (due volte), Liverpool, per poi andare in Francia prima al Nizza, poi al Marsiglia. Tra i suoi assistiti anche Marco Verratti, Paul Pogba, Zlatan Ibrahimovic, Lorenzo Insigne. Al quarto posto troviamo il tedesco Volker Struth, molto attivo in Bundesliga con 39,42 milioni di euro di commissioni e 394,47 milioni di contratti. Tra i suoi assistiti il centrocampista tedesco del Real Madrid Toni Kroos, l'autore del gol che consegnò alla Germania la Coppa del mondo del 2014, Mario Götze e il capitano del Borussia Dortmund, Marco Reus. Chiude la classifica l'italiano Alessandro Lucci con 25,71 milioni di commissioni e 256,91 milioni di contratti. Nella sua World soccer agency ci sono 28 calciatori, tra cui spiccano i nomi del difensore della Juventus e capitano della Nazionale Leonardo Bonucci, il terzino della Roma Alessandro Florenzi, l'attaccante argentino della Lazio Joaquin Correa, i colombiani Luis Muriel dell'Atalanta e Juan Cuadrado della Juventus e l'ala spagnola del Milan Jesus Suso.
Francesco Filini (Ansa)
Parla il deputato che guida il centro studi di Fdi ed è considerato l’ideologo del partito: «Macché, sono solo un militante e il potere mi fa paura. Da Ranucci accuse gravi e infondate. La sinistra aveva militarizzato la Rai».
Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, la danno in strepitosa ascesa.
«Faccio politica da oltre trent’anni. Non sono né in ascesa né in discesa. Contribuisco alla causa».
Tra le altre cose, è responsabile del programma di Fratelli d’Italia.
«Giorgia Meloni ha iniziato questa legislatura con un motto: “Non disturbare chi vuole fare”. Il nostro obiettivo era quello di liberare le energie produttive».
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».
Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.
Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?
«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 novembre con Carlo Cambi






