2024-09-11
«Procreazione assistita anche per i single»
La fecondazione assistita avviene tramite l'inserzione artificiale del seme maschile nell'ovulo (iStock)
I giudici di Firenze rimandano alla Consulta il caso di una donna che intende accedere alla Pma, benché la legge la limiti alle coppie. Per il tribunale la norma rappresenterebbe «una violazione della libertà di autodeterminazione». Eppure la Costituzione è chiara.L’inosservanza della Costituzione, altro vezzo dell’ideologia woke, ha fatto il suo ingresso nelle aule di giustizia. Come spiegare, altrimenti, le motivazioni del ricorso alla Consulta disposto dalla I sezione civile del Tribunale di Firenze, inneggianti all’autodeterminazione del singolo? L’articolo 5 della legge n. 40 del 16 febbraio 2004, contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (Pma), sarebbe per un giudice fiorentino incostituzionale in quanto il divieto di accesso alle tecniche per una single «viola il diritto alla salute della donna precludendo alla stessa la prospettiva di divenire madre […] comportando una violazione della libertà di autodeterminazione con riferimento alle scelte procreative». Per questo, il tribunale ha accolto il ricorso di una signora torinese di 40 anni, Evita, assistita dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, dichiarando «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale» sollevata. La donna, single, si era vista rifiutare l’accesso alla Pma in un centro di fecondazione assistita in Toscana proprio sulla base dell’articolo 5 che, dichiara, «possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi». Un diniego per i single definito «irragionevole» dalla donna. E che non va bene secondo il giudice di Firenze, pronto a rilevare «plurimi profili di incostituzionalità» in quella norma, ammettendo nel procedimento davanti alla Consulta anche il ricorso presentato da Serena, single di 36 anni di Brescia, che non aveva potuto accedere alla Pma in due centri di fecondazione assistita. Sorprende, che un magistrato dichiari che l’articolo 5 «prevede un’irragionevole disparità di trattamento, senza che possa tale disparità essere giustificata da alcun interesse costituzionalmente rilevante, tra categorie di soggetti, a seconda che si tratti di coppia o di single». Eppure, l’articolo 29 della Costituzione afferma: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Non riconosce i diritti di una single di sottoporsi a inseminazione artificiale, così pure li vieta alle coppie di lesbiche e questo non significa violare il «rispetto della vita privata e familiare», come sentenzia il giudice, perché la Costituzione spiega bene che cosa si intenda per famiglia.Invece, l’ordinanza afferma che il divieto normativo «non rispetta la libertà di autodeterminazione e di scelta in ordine alla propria sfera privata con particolare riguardo al diritto di ciascuno alla costituzione del proprio modello di famiglia». Dopo il gender fluido siamo arrivati alla famiglia fai da te, invocata addirittura da un tribunale? «Questa ordinanza rappresenta un passo importante verso l’affermazione dei diritti riproduttivi delle persone singole in Italia» ha dichiarato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del team legale. Per poi aggiungere: «Siamo fiduciosi che la Corte costituzionale possa riconoscere la discriminazione e l’ingiustizia di una norma che limita ingiustamente l’accesso alla genitorialità».Diritto di far nascere come più ci piace, diritto a morire come si vuole: su vita e morte l’associazione si muove con la medesima ostinazione a rivendicare l’autodeterminazione e sembra incontrare il plauso di giudici. Proprio sull’aiuto al suicidio, sempre dal tribunale di Firenze lo scorso gennaio era stata sollevata una questione di legittimità costituzionale. Era stato il gip Agnese Di Girolamo, che non aveva accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm nel procedimento penale a carico di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese, indagati per il delitto di aiuto al suicidio di un quarantaquattrenne affetto da sclerosi multipla e morto in una clinica svizzera, a richiedere alla Consulta di dichiarare l’illegittimità dell’art. 580 c.p. nella parte in cui esige, ai fini della non punibilità, che il malato, al quale è prestato l’aiuto al suicidio, sia tenuto in vita dal trattamento di sostegno vitale. Di fatto, l’ordinanza mirava ad ampliare l’accesso al suicidio assistito non punibile. Carmelo Domenico Leotta, professore associato di Diritto penale nell’Università europea di Roma, nel commentare la questione sulla rivista Consulta online, ripresa anche dal Centro Sudi Livatino, osservava che se per la Consulta «il limitato spazio del suicidio assistito non punibile si colloca comunque in un contesto normativo (di rango costituzionale e convenzionale) che riconosce nel diritto alla vita il bene primario della persona e il fondamento di ogni altro diritto», le osservazioni del gip «poggiano, invece, su di una base fortemente inclinata verso l’autodeterminazione». In conclusione dell’ordinanza che disponeva l’immediata trasmissione degli atti del procedimento alla Corte costituzionale, il giudice infatti evidenziava la «necessità di sfaldare progressivamente il divieto di aiuto al suicidio». Leotta concludeva che «una disciplina del fine vita che prenda seriamente in considerazione la tutela non solo della vita umana, ma anche della dignità personale, non può che passare per una chiara affermazione (o riaffermazione) del principio di indisponibilità della vita umana, premessa irrinunciabile (anche) per la cura delle persone malate e gravemente sofferenti». Non ci può essere autodeterminazione che legittimi il suicidio, e nemmeno diritto riproduttivo non protetto dalla Costituzione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.