2021-03-08
Processo a Salvini già finito. Lamorgese testimone a favore
La titolare del Viminale, al processo contro il leader leghista per il caso Gregoretti, spiega che le navi che trasportano migranti sono state fatte attendere in mare anche dal Conte bis, per pressare l'Europa.A questo punto, il processo a Matteo Salvini per il caso Gregoretti potrebbe anche chiudersi. E potremmo pure cominciare a chiederci per quale motivo sia iniziato (anche se la risposta, ovviamente, già la sappiamo: perché i giallorossi intendevano usarlo come arma politica contro il perfido sovranista). Come noto, il 19 febbraio scorso, di fronte al gip del Tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, si sono presentati il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e quello dell'Interno, Luciana Lamorgese. Sono stati ascoltati in merito alla vicenda che vide protagonista il capo leghista nel luglio del 2019, quando a 131 migranti che si trovavano a bordo della nave Bruno Gregoretti della Guardia costiera italiana fu impedito di mettere piede sulle nostre coste per la bellezza di cinque giorni. Per aver bloccato l'ingresso, Salvini è accusato di sequestro di persona e abuso d'ufficio.Stando alle dichiarazioni rilasciate da Lamorgese e Di Maio, tuttavia, risulta chiaro che non ci sia stato alcun abuso né sequestro. Non solo: le parole della Lamorgese in particolare fanno capire molto del modo in cui le Ong operanti nel Mediterraneo lavorano. Più che taxi del mare sembrano autobus o torpedoni: raccolgono i passeggeri e solo quando sono al completo puntano sui porti italiani per liberarsi del carico. Ma vediamo le carte. A un certo punto dell'udienza, il giudice chiede alla Lamorgese quali siano, a suo avviso, le differenze tra i casi delle navi Diciotti, Gregoretti e Ocean Viking, tutte rimaste ad aspettare alcuni giorni fuori dai nostri porti. Il ministro risponde spiegando, in buona sostanza, che tutte le navi devono attendere prima di poter effettivamente attraccare. «Se noi andiamo a guardare i tempi, da quando chiedono il Pos (Place of safety, il famoso porto sicuro, ndr), e quindi guardiamo semplicemente quella che è la tempistica, […] una media che abbiamo, calcolando tutto il periodo, abbiamo circa due giorni e mezzo, tre giorni da quando chiedono il Pos a quando sbarcano, quindi quella è la media. Certamente all'inizio del mio mandato […] alla fine il risultato è stato, diciamo, più o meno analogo a quello precedente, perché questo va detto, anche se con motivazioni diverse». Seppur un po' confusamente, la Lamorgese spiega che, a livello di tempistiche, non c'è stata sostanziale differenza tra gli sbarchi gestiti da Salvini e quelli gestiti da lei a inizio mandato. Quindi: o abbiamo un sequestro in tutti i casi, o non lo abbiamo mai, perché non c'è una «differenza sostanziale» tra ciò che ha fatto il leghista e ciò che ha fatto la »tecnica». Il giudice prosegue esaminando la linea del governo Conte bis sugli ingressi dei migranti. E qui la Lamorgese chiarisce quale fosse la posizione dei giallorossi: prima di concedere il porto sicuro alle navi delle Ong, l'esecutivo si rivolgeva all'Europa per chiedere la redistribuzione dei migranti. Cosa che, ovviamente, faceva dilatare parecchio le tempistiche degli sbarchi. «Nel Conte 2, quindi dal settembre, c'è da dire che all'inizio i primi sbarchi effettuati effettivamente hanno seguito questa linea», spiega la Lamorgese. «Nel senso di chiedere alla commissione Europea la redistribuzione dei migranti, procedendo dopo a dare il Pos nel momento in cui quindi si era, c'era la certezza di avere... perché questa era un poco la linea seguita prima e per due, tre volte diciamo... tant'è che devo dire anche una cosa, che all'inizio, per due sbarchi proprio, parliamo di settembre se non sbaglio […], la richiesta di intervento presso la commissione Europea, quindi la richiesta di redistribuzione, veniva effettuato tramite Palazzo Chigi, quindi tramite il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi». Che significa in concreto? Semplice, che si faceva pressione sull'Ue e intanto le navi cariche di migranti aspettavano. Quando lo faceva Salvini, però, veniva accusato di sequestrare gli stranieri con l'obiettivo di ricattare l'Europa. Curioso, no? Tra l'altro, con la Lamorgese al Viminale, ci sono stati casi di navi che hanno atteso parecchi giorni prima di poter arrivare in un porto italiano. Ad esempio la Ocean Viking. Il giudice, chiedendo sempre conferma al ministro, ricostruisce le date. E mostra che l'imbarcazione «umanitaria» chiese il «porto sicuro» (cioè il permesso di attraccare) il 21 ottobre del 2019. L'Italia lo concesse soltanto il 29 ottobre, non prima di aver fatto pressione sullo Stato di bandiera (la Norvegia) affinché desse una mano a farsi carico dei migranti a bordo. Certo, alla fine i migranti sono sempre sbarcati, e ce li siamo tenuti. Ma qui il punto è che i giallorossi - trovandosi di fronte alla dura realtà - non hanno potuto far altro che fermare le navi fuori dai porti nella speranza che l'Europa si smuovesse e desse una mano all'Italia. Salvini e il governo gialloblù facevano - con più decisione e maggior profitto - la stessa cosa, perché in fondo questa è l'unica strategia che abbia mai pagato finora (anche perché il blocco navale vero e proprio non è mai stato tentato). A confermarlo, sempre davanti al giudice di Catania, è stato Luigi Di Maio: «Il principio era quello di provocare il meccanismo della redistribuzione», ha detto, «e di questo trova traccia da più parti, sia del ministro Toninelli, ma anche mia». Chiaro, no? Quando comandavano i gialloblù, la linea era precisa e condivisa. Quando sono arrivati i giallorossi, almeno all'inizio, il comportamento è rimasto lo stesso, anche se pubblicamente si dicevano cose diverse. Poi, lo sappiamo, col passare del tempo la linea si è fatta sempre più blanda. C'è però un ulteriore passaggio dell'udienza che merita un piccolo approfondimento. Una volta dimostrato quale fosse la prassi (le navi Ong venivano lasciate in mare in attesa di una reazione europea), ci si può legittimamente chiedere se tutto ciò non sia disumano, cioè se non si giochi con la vita dei migranti a fini politici. Ebbene, è ancora Luciana Lamorgese a spiegare che, in realtà, di rischi non se ne corrono a lasciare le imbarcazioni a mollo per qualche giorno, anche se hanno parecchia gente a bordo. Il ministro spiega al giudice quale sia il modus operandi delle Ong: «Non è che ogni volta che fanno un soccorso immediatamente tornano indietro. Tante volte con dei soccorsi effettuati si fermano nelle aree, diciamo, libiche anche tre, quattro giorni in attesa poi di recuperare più possibile quelli che sono in difficoltà. Quindi vuol dire che sono delle navi che comunque sia hanno la possibilità di stare fermi con delle persone appena recuperate in acqua, di fare stare sulle imbarcazioni anche per quattro, cinque giorni […]. Se fossero in condizioni di non poter stare allora immediatamente, appena recuperato, dovrebbero immediatamente venire, avvicinarsi verso Paesi che sono sicuri tipo Malta e l'Italia, e non è sempre così perché talora, ripeto, rimangono anche più giorni». Limpido: anche se gridano, strepitano e dichiarano di essere sempre in balia degli agenti atmosferici e di rischiare ogni volta ecatombi, le navi Ong sono in grado di resistere al largo per giorni, e lo fanno regolarmente. La sentenza sul caso Gregoretti è attesa per maggio, ma il caso si potrebbe già chiudere qui. Ora non resta che da chiedersi perché tale caso sia stato aperto. La risposta, come detto, la conosciamo. E non è gradevole.