
Il messaggio di monsignor Antonio Suetta alla Marcia della vita: «Chiediamo con coraggio e con perseveranza l'abrogazione della legge 194: i singoli e lo Stato non hanno il diritto di sopprimere la vita umana».Sono qui innanzitutto per condividere con tutti voi la gioia e la festa della vita e per testimoniare l'impegno della Chiesa, dei credenti e di tante persone di buona coscienza a favore, a servizio e a tutela della vita umana dal suo sorgere fino al suo naturale chiudersi, in tutta la varietà delle sue espressioni, soprattutto di quelle maggiormente segnate da fragilità, sofferenza e fatica.Sono qui per offrire la forza della mia voce e del mio cuore a tutte quelle persone che, anche in condizione di estrema difficoltà, hanno detto e dicono sì alla vita: le mamme coraggiose, che non si sono arrese di fronte a grandi problemi, i medici, le donne e gli uomini di scienza, che spendono competenze, coraggio e impegno per promuovere il dono della vita, i volontari di tutti gli ambiti, che con generosità e profondo senso di responsabilità accompagnano tante persone e la società tutta a pensare e a compiere scelte giuste e coerenti in rapporto a questo grande dono di Dio. […]Questo tradizionale appuntamento spinge il nostro sguardo a considerare il dono della vita in tutte le sue espressioni e specialmente a sostenere e promuovere quelle più fragili e indifese in tutti i modi possibili: accompagnando, supportando spiritualmente e materialmente, diffondendo cultura e pensiero buoni, con la preghiera, la testimonianza, la ricerca, il volontariato e l'impegno socio-politico.La data coincide con la triste ricorrenza dell'approvazione della sciagurata e ingiusta legge 194, che ha introdotto anche nel nostro Paese la possibilità di praticare l'aborto in forma ritenuta legale, a cura del servizio sanitario e a spese di tutti i cittadini, anche dei tantissimi giustamente contrari. È dunque ben giusto che lo scopo principale di questa manifestazione sia ancora una volta di dire con chiarezza, con coraggio e con perseveranza instancabile che chiediamo la abrogazione di questa legge iniqua, rigettando con forza la convinzione perversa che tanto i singoli quanto lo Stato abbiano il diritto di sopprimere la vita umana. Il rispetto della legge naturale, scritta nel cuore umano da Dio, è ancora vivo in diversi Paesi del mondo, e altri stanno opportunamente riflettendo e compiendo passi concreti per recuperare una giusta concezione della drammatica diffusione dell'aborto e di altre aggressioni alla vita, diventate ormai prassi egoistiche e disumane per il superamento di situazioni gravose, e assurte purtroppo al rango di conquiste di civiltà e di diritti individuali da riconoscere e garantire.Noi ancora una volta diciamo che tutto questo è profondamente ingiusto, disumano e contrario al disegno di Dio e alla sua legge. Non dimentichiamo l'efficace immagine usata da papa Francesco: «Non si può, non è giusto far fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario» (Udienza generale del 10 ottobre 2018).Lo diciamo affinché una parola di verità illumini i cuori e le coscienze e, come un buon lievito, muova le persone di buona volontà, le istituzioni e gli scienziati a ritrovare una via di venerazione e di fedeltà alla sacralità della vita umana.Assistiamo con profondo dolore, ma anche con adeguata capacità di lettura, allo scempio che i crimini contro la vita producono in seno alla umana società, devastandola e privandola di speranza e di futuro. Soprattutto la famiglia, culla della vita e luogo naturale per il suo sviluppo nel vigore e la sua custodia nella fragilità, viene costantemente e ferocemente minacciata, abbandonata e manipolata nella sua bellezza e vitalità originali. Mi domando come sia possibile parlare di futuro e quindi di natalità, elemento essenziale ed imprescindibile di tale prospettiva, senza denunciare e rigettare la principale causa del cosiddetto freddo inverno demografico, che stiamo attraversando; la convinzione, cioè, che la vita umana sia da una parte considerata come un bene di consumo o un diritto - quasi un capriccio - da pretendere a piacimento e ad ogni costo, e dall'altra venga offesa, calpestata e soppressa quando, con malvagia e miope attitudine egoistica, disturba l'assurda pretesa di una vita comoda. Purtroppo la principale causa della denatalità che spegne e mortifica soprattutto il mondo occidentale è la piaga dell'aborto, e non soltanto per i numeri - cifre da paura e da autentico genocidio -, ma anche per la mentalità da esso presupposta e, purtroppo, ulteriormente incrementata, una mentalità individualistica, edonista e priva di prospettiva verso un autentico orizzonte antropologico e un effettivo bene comune.Desidero soprattutto rimarcare come non sia coerente, soprattutto per i credenti, credere possibile il sovvertimento dell'ordine naturale, scritto nel cuore dell'uomo a fondamento della sua esistenza e della sua dimensione sociale; il comandamento divino «non uccidere» è istanza insopprimibile che non può essere abrogata o sospesa né dalla pretesa di autodeterminazione né da leggi ingiuste e quindi illegittime. La disobbedienza al comandamento di Dio è purtroppo foriera di una serie di sovvertimenti, che sotto le inadeguate e mentite spoglie delle libertà personali e dei diritti individuali, minacciano uno dei capisaldi della umana convivenza: la famiglia. Il dibattito in corso sul ddl Zan ne è amara conferma.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.