2022-04-25
«Primo obiettivo ridurre gli sprechi ma il rischio di una stangata è reale»
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Non vogliamo mettere le mani nelle tasche dei cittadini, però siamo allo stremo. Nell’emergenza ci hanno trascinato gli errori in materia energetica e i cedimenti ai comitati del No».«Noi non vogliamo tagliare i servizi e aumentare le imposte, ma se non si trovano soluzioni, il rischio c’è. Al momento a bilancio abbiamo varato finanziamenti per 15 milioni, 4 in più degli 11 che di solito stanziamo, per far fronte ai rincari energetici, ma non basteranno. Stiamo facendo un’azione di efficientamento, riducendo al massimo gli sprechi proprio perché non vogliamo mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Ma siamo allo stremo. Spero che questa sia l’occasione in cui tutto il Paese si rende conto degli errori commessi in certe scelte di politica energetica». A Venezia la situazione è tesa, come traspare dallo sfogo del sindaco Luigi Brugnaro. La città sa cosa significano le campagne serrate dei comitati del No. «Dal No al Mose al No alle trivellazioni nell’Adriatico perché c’era chi paventava il rischio che Venezia finisse sott’acqua. E mentre da noi vincevano i veti, pochi chilometri lontano, la Croazia continuava a pompare gas come se nulla fosse», rimarca il sindaco.Avete fatto una stima di quanto peseranno i rincari energetici sul bilancio della città?«La situazione è in divenire, ogni giorno cambia lo scenario e vengono aggiornati i listini dei rifornimenti. Al momento abbiamo un 30-40% in più di spese».Avete messo in conto di dover ridurre i servizi?«Non vogliamo spegnere la luce o ridurre i servizi sociali ma le prospettive sono preoccupanti. È questo il momento di riflettere sul perché siamo arrivati a questa emergenza».La crisi energetica riguarda tutta Europa.«Sì, ma l’Italia di più. L’emergenza non nasce solo dalla guerra, ma dalla incapacità dei governi di fare scelte per ridurre la dipendenza energetica dall’estero. Sono anni che viviamo ostaggi dei comitati del No, di un ambientalismo malato che truffa la gente promettendo un mondo migliore ma crea un mondo più povero e di certo non meno inquinato. Dicevano che il Mose avrebbe distrutto la città, invece l’ha salvata. No anche ai termovalorizzatori, alle trivellazioni nell’Adriatico dove ci sono giacimenti di gas non sfruttati ai quali la Croazia attinge senza farsi tanti problemi. È aperta la discussione sulle nuove scoperte del nucleare pulito, ma l’Italia continua a dire No, tirandosi fuori dai processi della ricerca. Il risultato è la deindustrializzazione. Stiamo mettendo la retromarcia al Paese. Senza autonomia energetica non esiste libertà e non esiste democrazia».Cosa sta succedendo alle imprese di Venezia?«Nei mesi scorsi abbiamo assistito al blocco di molte industrie del vetro. La situazione in parte si è risolta con l’intervento del governo per limitare il costo del gas. Ma è un campanello d’allarme».C’è il rischio che siate costretti ad aumentare l’imposta di soggiorno?«Non lo abbiamo previsto. Il tema del turismo è legato alle masse che arrivano a Venezia e abbiamo ottenuto una legge che inserisce il “Contributo di Accesso”. Non è un modo per fare cassa, ma per rendere vivibile la città. Ci stiamo riuscendo, stiamo facendo passare l’idea che per arrivare a Venezia occorre prenotare».A Venezia ha aperto il primo distributore a idrogeno in ambito urbano. Può servire a compensare i rincari energetici?«L’impianto realizzato in convenzione con l’Eni, aprirà a breve. La stazione che si trova a Mestre dispone di due punti di erogazione grazie ai quali autoveicoli, mezzi pesanti e autobus potranno garantirsi l’approvvigionamento di idrogeno. Ma è quasi un’operazione simbolica che non può compensare l’approvvigionamento di gas. È comunque un modello che può essere esportato in tutta Italia. Inoltre, Save, la società che gestisce l’aeroporto Marco Polo, ha firmato con Airbus e Snam un accordo per avviare i piani e far arrivare i primi velivoli a idrogeno. Sono previsti per il 2035, ma Save ha già allo studio la riconversione per promuovere l’uso dell’idrogeno nello scalo. I fondi del Pnrr, oltre 87 milioni di euro, saranno destinati all’acquisto di mezzi per il trasporto pubblico a emissioni zero, alimentati da elettricità e idrogeno. Ci stiamo attrezzano per andare verso un’economia green ma sono iniziative che hanno bisogno di tempo. Nel frattempo, serve una politica nazionale che riprenda in mano il discorso del nucleare e dell’idrogeno. Questa crisi deve dare una spinta al cambiamento. Non misure tampone, ma soluzioni radicali».
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