2023-12-22
Primarie negate, Renzi si vendica su Giani
Eugenio Giani (Imagoeconomica)
Italia viva pronta ad affondare la giunta di sinistra in Toscana con la scusa del no all’aumento dell’Irpef per salvare la sanità. Il vero scontro però si gioca sulla scelta del candidato sindaco di Firenze: il nome dell’ex premier è stato bocciato da Elly Schlein.La giunta regionale della Toscana è sull’orlo di una crisi di tasse: questione di ore e lo sapremo. Il Mostro, così ha intitolato il suo pamphlet uscito un anno e mezzo fa, è tornato con un corposo dossier: quello su sanità e Irpef. Chi sia il soi disent «Mostro» nella Firenze della politica lo sanno anche troppo bene: è il fu sindaco, il fu presidente della Provincia, il fu tutto e però attualissimo giocatore di poker della giunta che in Toscana rischia di far saltare il banco: Matteo Renzi. Ha messo nel mirino Eugenio Giani che è l’ultimo dei «giapponesi» a difesa del fortino delle regioni Pd. Matteo Renzi dal 2020 quando si è costituita la giunta Pd-Iv che è una sorta di maggioranza a ore non ha mai smesso di rendere la vita difficile a Eugenio Giani: prima sui rifiuti, poi sugli affitti brevi, ora sulla sanità ogni trimestre si è portato dietro il suo cruccio. Ma stavolta la faccenda è seria davvero, i margini di manovra sono strettissimi anche perché si scrive addizionale Irpef per i toscani, ma si legge candidature a sindaco di Firenze. Renzi tirerà la corda -stando ben attento che se si dovesse spezzare sia per responsabilità altrui come ha fatto anche a Roma con tutti i governi da lui non presieduti – fin quando il Pd non tornerà indietro sul no alle primarie per la successione al suo ex amico Dario Nardella. E se dovesse persistere la scelta di Elly Schlein di non andare alle urne preventive allora è probabile che a palazzo «Strozzi di Mantova» il banco salti. Anche perché forse Eugenio Giani nasconde il dissesto della sanità toscana dietro una pretesa assai opinabile. Circa due mesi fa Simone Bezzini, assessore alla Sanità, uno dei più votati del Pd, ha detto chiaro: non abbiamo più soldi. Il presidente così ha messo a punto un piano di ritocco dell’addizionale Irpef che non colpisce chi guadagna fino a 28.000 euro – il 73% dei toscani ha fatto sapere – toglie qualche soldo di tasca (si parla di circa 300 euro l’anno) a chi sta fino a 50.000 euro, spenna chi sta sopra. Sostiene Giani in una dichiarazione a La Nazione il maggiore quotidiano fiorentino: «Il governo Meloni mostra un accanimento nei confronti della nostra regione lo abbiamo visto in tanti passaggi, anche sull’alluvione. Con il maldestro tentativo di mettere in difficoltà il centrosinistra rischiano di mettere in difficoltà la vita dei cittadini per un mero calcolo politico. Lo denunceremo in tutti i contesti, anche nelle piazze. Ritoccare l’addizionale Irpef è una scelta obbligata per evitare un cataclisma ovvero il piano di rientro con le tasse portate al massimo per tutti e i tagli dei servizi. Non lo facciamo a cuore leggero: siamo obbligati dalla Meloni tax». Secondo lui Roma gli deve 420 milioni di payback sanitario, più altri 40 milioni per l’assistenza agli extracomunitari. Bezzini dice che se quei soldi ci fossero la sanità toscana sarebbe a posto e dunque niente ritocco dell’addizionale Irpef per evitare il commissariamento. Giani esorta Italia Viva a votare il ritocco dicendo: «Potrebbe essere una manovra del tutto temporanea. Del resto Renzi deve capire quanto sia amaro e ingiusto per noi non avere i soldi del payback, visto che la legge che lo disciplina nasce dal suo governo». Renzi ha mandato avanti il suo uomo – il capogruppo di Iv in consiglio regionale – Stefano Scaramelli, che dopo ore di confronto con il suo omologo del Pd Vincenzo Ceccarelli, ha fatto capire: l’addizionale Irpef non la votiamo. In una conferenza stampa «addobbata» con festoni di slide e di grafici ha mostrato che la manovra Giani colpirebbe più duramente chi sta tra i 28 e 50.000 euro di coloro i quali superano quel tetto di reddito. Poi Scaremelli si è affrettato a ricordare che «Italia viva però quando si è trattato di sostenere la giunta c’è sempre stata». Ecco la tecnica di scaricare sugli altri la responsabilità della rottura. E a veder bene forse è davvero così. Per due motivi. Il primo è che Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Sanità ha dichiarato: «Le imprese fornitrici di dispositivi medici non hanno debiti con la Regione Toscana. Capiamo che il governatore Giani voglia far quadrare i conti del bilancio, ma scaricarne il peso sulle Pmi dichiarando cose non vere pare inaccettabile». La seconda ragione è che Stefania Saccardi - attuale vicepresidente della Regione – è la candidata renziana alle prossime comunali di Firenze (si tengono a primavera) e Matteo Renzi voleva le primarie di coalizione convinto che la Saccardi avrebbe stracciato tutti. Ma il Pd ha detto no: si è alleato con l’ala sinistra, e ha candidato Sara Funaro, psicoterapeuta attuale assessore comunale al Welfare, soprattutto nipote di Piero Bargellini il democristianissimo sindaco dell’alluvione del ‘66. Così si è arrivati al duello sanitario. Tra i consiglieri di Italia viva gira un’idea: votare l’aggiustamento di bilancio, ma uscire dall’aula quando si deve approvare l’addizionale Irpef. Pare che il Mostro abbia detto: no, si va allo scontro. A Firenze hanno già fatto scorta di pop corn.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».